Capitolo 45

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-Juliette 

Io e Cedric studiammo per qualche ora, anche se, pe quanto mi riguarda, il termine 'studiare' non era proprio il più adatto per descrivere il modo in cui avevo occupato il mio tempo.
Avevo aiutato il mio compagno, certo, ma mentre nella mia mente vi era esclusivamente un altro ragazzo.

Avrei dovuto cercare Mattheo, prima di raggiungere le mie amiche per il pigiama party. Non volevo andare a dormire senza prima aver concluso la nostra conversazione -se poteva essere definita così- o, perlomeno, sentire la sua voce. Essere sicura che andasse tutto bene, insomma, per quanto bene potesse andare nell'ultimo periodo.

Sospirai, così stressata da voler urlare.

Non potevamo continuare così. Per un momento, tutto era sparito: la nostra infazia, il patto, il matrimonio. L'attimo dopo, però, eravamo nuovamente catapultati nella realtà. La nostra realtà.

Eravamo tutto o niente, io e lui. Due pezzi di vetro. E così sarebbe stato per sempre.
Per sempre, però, è un tempo molto, troppo lungo. Forse, meglio dire che sarebbe stato così fino a quando uno dei due avrebbe ferito l'altro così tanto da mandarci entrambi in mille pezzi irricomponibili.
Ci saremmo sgretolati. E, da lì, non ci sarebbe più stato un ritorno.

Continuai a sottolineare distrattamente la pagina del libro con un evidenziatore azzurro. I miei libri scolastici, oramai, potevano fare a gara con un arcobaleno: segnavo ogni argomento con un colore diverso, così da ricordare meglio ogni cosa.

Pansy diceva che ero strana. A lei bastava solamente una matita e qualche lettura per memorizzare una lezione, per poi, all'interrogazione, prendere un voto più alto del mio avendo fatto meno fatica.
La invidiavo, alle volte.

Che sia chiaro, le volevo un mondo di bene e probabilmente senza di lei le mie giornate sarebbero state ancora più pesanti. Ma, certi giorni, mi sentivo inferiore.
Non solo rispetto a lei. Rispetto a tutte.

Desideravo essere almeno un pò come le altre. Le ragazze del settimo anno, come me, sembravano già... donne. Mi sentivo piccola in confronto. Molto.
Camminavano fra i corridoi a testa alta e sicure di loro stesse, con quelle gambe lunghe e i capelli ben curati.

Io, al contrario, stavo ancora imparando a come camminare sui tacchi senza cadere e rompermi una caviglia.

"Juliette, mi stai ascoltando?" 

Sussultai, presa alla sprovvista, quando Cedric attirò la mia attenzione.
Forse ero fin troppo persa nei miei pensieri.
La mente è un posto così oscuro da saper risucchiarti completamente, estraniandoti dal mondo intero.

"Scusami, mi sono distratta"

"Di nuovo"

Nel giro di venti minuti. Lo so. Ma non posso farci niente: non riesco a smettere di pensare.

Mortificata, abbassai lo sguardo sui suoi appunti, così da sembrare ancora interessata.
Cedric non era un cattivo ragazzo, assolutamente, ma non faceva di certo al caso mio. Era troppo... insomma, non era lui.

Gentilmente, posò due dita sotto il mio mento per sollevarmi il viso e incontrare i miei occhi. Trattenni l'impulso di spostarmi perché, ancora una volta, non era lui.  Odiavo ogni singolo tocco che non fosse quello di Mattheo.

"Probabilmente non ti piaccio, e lo capisco, ma non è colpa mia se Piton ha messo noi due insieme, questa volta"

Spalancai appena gli occhi, sentendomi subito in colpa per averlo ferito con il mio comportamento. Scossi la testa.
Mi sentivo un pò a disagio, è vero, ma non volevo mettere in soggezione anche lui.

Even in the scars | Mattheo Riddle    Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora