depressione
/de·pres·sió·ne/
In psichiatria, deviazione del tono dell'umore in senso malinconico per cui si ha avvilimento, difficoltà di pensiero e di concentrazione, rallentamento psicomotorio oppure agitazione, senza però che si giunga a una vera e propria forma patologica.
Grave riduzione dell'efficienza fisica e spirituale, abbattimento, avvilimento, prostrazione.Paura dell'abbandono
La sindrome dell'abbandono è un tipo di ansia che alcuni provano quando sono messi di fronte alla perdita o all'allontanamento di una persona cara, che può essere il partner sentimentale, un'amicizia o un familiare.Chi soffre di sindrome dell'abbandono vive un sentimento di grande fragilità e insicurezza ogni qual volta debba affrontare una separazione, la mancanza dell'altro fa sentire persi; questo tipo di persone si sente molto vulnerabile al pensiero di essere lasciato, sente vacillare il terreno sotto i piedi quando subisce l'allontanamento o la perdita di una persona cara. Tali sentimenti dolorsi riguardano in molti casi la relazione di coppia ma la paura di perdere una persona può investire anche le relazioni professionali, di amicizia o rivolgersi nei confronti dei propri familiari.
Quando ti rendi conto che sta ritornando il periodo in cui ti svegli e l'unica cosa che vorresti fare è tornare a dormire, tornare a sognare perché quello è l'unico posto tranquillo, quando ti rendi conto che l'unica cosa che vorresti fare è scappare, quando capisci che nessuno può aiutarti perché l'unico poterlo fare sei tu ma sei al limite, e
automaticamente diventa
impossibile riuscirci, ti arrendi all'idea di poter tornare ad essere come prima, quell'idea di poter tornare a stare bene, capisci.Come sto?
Come sto?
Me lo chiedo sempre.Vedo la mia figura nello specchio al mattino e mi chiedo come sto. Ma non so rispondermi.
Vedo la mia figura nello specchio al mattino e vedo un Charles diverso, un Charles che non sono io.
Lui è tornato.
Allora perché non riesci a stare bene?
Lui mi fa stare bene.
Si é vero, ma perché sei così allora?
Non lo so.La notte non dormivo più, i pensieri mi attanagliavano e colpivano la testa come coltelli appuntiti.
Pensare troppo ti distrugge.
Pensare troppo ti lacera.
Pensare troppo prende quel briciolo di lucidità che ti rimane e lo spezza in mille pezzi.
Pensare troppo crea scenari addirittura impossibili, che per te, potrebbero accadere da un momento all'altro.
Pensare troppo fa schifo.-Pierre...- dissi al telefono, lo avevo chiamato. Non potevo farcela da solo.
-Charles? Is everything ok?- mi chiese preoccupato. Tirai indietro un singhiozzo e alzai gli occhi.
-No, no please Pierre... please come here...- dissi poggiando la testa sul muro e chiudendo gli occhi.
Erano le tre di notte, e lo avevo chiamato. Mi stavo distruggendo, c'era qualcosa che non andava in me.
Ero come un meccanismo rotto, bruciato. Senza possibilità di aggiustarlo.
Pierre ti prego arriva subito, ho bisogno di te, pensavo.
E fortunatamente Pierre arrivò dopo poco. Aveva le chiavi del mio appartamento, le avevano solo lui e Andrea, che dovevano utilizzare in caso di emergenza.
-Charles, god what's going on- disse correndo in camera mia, e piegandosi alla mia altezza.
-I don't know Pierre. That's the problem- dissi guardandolo.
Aveva i capelli arruffati e gli occhi cupi, lo avevo svegliato bruscamente direi.
Indossava ancora il pigiama.-Charles... I'm going to take some water, go into the bed. We'll talk- disse alzandosi e uscendo dalla stanza. Dovevo sfogarmi con qualcuno.
Annuii lentamente e mi alzai per andare sul letto dove mi sedetti in attesa di Pierre.
Lui arrivò con un bicchiere di acqua, e bevvi. Ci voleva proprio dell'acqua fresca.
-Charles... what's going on- mi chiese Pierre, e io lo guardai.
Era davvero preoccupato, mi faceva pena vederlo così. Sospirai prima di iniziare a parlare.
-Since Max left me, some time ago, there's something wrong with me. I don't sleep the night. I can't. I'm not happy anymore, I have panic attacks. I don't know. Now that Max is here again, I tought this will pass, but... no. This is still here-
-Charles... I don't know what to say. I saw you were different, I noticed it. But I didn't tought the situation.-
-I know-
-Well, Charles... there might be something... that has all these simptoms...- disse Pierre abbassando lo sguardo e guardando le sue mani, mentre giocava con il suo anello.
-Well?- domandai, sapendo dentro di me la risposta.
-I'm not sure but... you should see a psycologist... I think this is... depression- disse alzando di nuovo lo sguardo.
Cercare io informazioni sulla depressione, era una cosa, ma sentirselo dire dal tuo migliore amico, nonostante tu sappia già, é un altra cosa.
Abbassai lo sguardo e fissai il bicchiere d'acqua ormai vuoto tra le mie mani, e vidi il mio riflesso.
Depressione.
-Umh... probably... I should see a psycologist-
Pierre mi guardò dispiaciuto e annuì, e poi rimanemmo in silenzio.
Sarei andato da uno psicologo, dovevo informarmi però. Non potevo di certo andare al primo psicologo che mi capitava davanti.
Conoscevo qualcuno che me lo avrebbe potuto consigliare, mi sarei fatto dare il numero e ci sarei andato.
-Pierre...- lo richiamai.
-Yes?-
-Would you like... to come with me?- chiesi speranzoso guardandolo.
-Yes, yes of course mate. You don't have to ask, you know- mi disse sorridendo, per poi accogliermi in un abbraccio. Mi ci voleva proprio un abbraccio.
-Don't tell anyone- gli dissi sussurrando all'orecchio.
-No, don't worry- mi disse staccandosi e guardandomi stranito. E io feci un momento di silenzio.
-Not even... to Max- gli dissi. Lui fece un espressione che non capii subito, ma poi parlò.
-Charles... you should tell him. In part it is his fault, but... he loves you and he would understand better than me-
-I know Pierre, I will tell him, but... time to time. I don't want him to feel bad for me-
-I understand, but... what if he discovers and you two argue-
-He will not know about this. It's only me and you. No one else-
-Okey. Okey. No Max-
-No Max. Good.-
Non so quanto mi sarebbe costato nasconderglielo.
Ma non volevo che si sentisse in colpa per qualcosa di mio, di troppo personale per essere capito.
L'unica speranza era che non venisse a scoprirlo da solo.
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Impossible// Charles Leclerc & Max Verstappen
RomanceVolevano solo essere felici i due piloti. Ma la loro vita e il loro lavoro impediva ai due di raggiungere questa condizione. L'unico problema era che quando i due erano insieme, erano come una droga, dipendenti uno dall'altro. ⚠️Linguaggio esplicit...