|4|

660 31 5
                                    

Il Gran Premio di Miami era stato un completo schifo: partivo ottavo in griglia ed ero riuscito a recuperare solo una posizione.

L'unico modo per rilassarmi era fumare.
Mi accesi una sigaretta e mi stesi sul letto fissando il soffitto illuminato solo dalle luci della grande città.

Tiro dopo tiro i miei nervi si calmarono e i miei muscoli si rilassavano. Di questo passo non avrei mai vinto un mondiale, e cazzo se lo volevo vincere.

Forse sono io il problema? Non do abbastanza?Non sono abbastanza? Sono una delusione?

Tutte domande che rimbalzavano nella mia testa come una pallina da tennis, domande senza risposta.

Non riuscivo a dormire così, allora mi misi una felpa abbastanza pesante, presi le chiavi della camera e uscii.

Dovevo liberare la mente.

Era abbastanza tardi, circa mezzanotte, e trovare un pilota di formula uno vagare per le strade di Miami non era certo una cosa da tutti i giorni.

Fortunatamente passeggiavo su strade non molto affollate, ed il nostro hotel era affacciato sul mare.

Percorsi la spiaggia fino ad arrivare vicino la riva, mi levai le scarpe e mi sedetti sulla sabbia tenendo tra le mani l'accendino.

Il mare era scosso dal vento che non era molto forte, ma lo era abbastanza per provocare delle onde.

Fissavo queste ultime schiantarsi contro la sabbia e poi tornare indietro, un ciclo continuo. Avanti e indietro.
Avanti e indietro.

Potessi tornare anche io indietro.
Ai tempi in cui tutto era più facile.
Ai tempi in cui passavo i pomeriggi interi con mio padre.
Ai tempi in cui il mio piccolo kart era tutto quello che importava.
Ai tempi in cui la macchina dava soddisfazioni.

Ma era impossibile.
Impossibile tornare indietro.

-Charles?-

Mi girai subito, dopo essermi leggermente spaventato, trovando accanto a me in piedi la figura di Pierre.

-Hi Pierre- risposi, contento di vedere il mio migliore amico qui. Pierre si posizionò accanto a me e si sedette anche lui.

-Why are you here?- mi chiese guardandomi.
-I could ask you the same thing- risposi accennando un sorriso.
-Right, I couldn't sleep- rispose.
-Overthinking-

Pierre c'era sempre stato per me, in tutti i momenti in cui ne avevo bisogno. E così io, sin da quando eravamo bambini. Siamo come fratelli io e lui, e non si può negare che un po' di somiglianza c'è, dai.

-As always- rispose sorridendo il francese.
-Yes, as always- risposi ridendo a mia volta, lui mi conosceva bene, troppo bene.

Non parlammo più, ci concentrammo solo sul suono del mare e del vento.

Nonostante ciò, la serata era bellissima, la luna rifletteva sul mare e le stelle brillavano di luce propria. Una di quelle sere perfette.

-I think we should go- mi avvisò Pierre, guardai l'orario dal telefono e vidi che era davvero tardi, allora io e il francese ci dirigemmo verso l'hotel silenziosamente.

Lo salutai e dopodiché raggiunsi la mia stanza, e finalmente riuscì a dormire in pace.

La mattina dopo mi risvegliai sentendo il telefono vibrare sul comodino, allora allungai la mano e vidi che Carlos mi stava chiamando.

-Carlos- risposi sbadigliando
-Just wake up?- mi chiese ridendo.
-Yes, what's wrong?-

-It's 11 am mate, wanna go to the beach? Just few of us, not everyone- sentendo queste parole mi alzai definitivamente, andando già vicino la valigia per cercare un costume decente e dei vestiti per andare a mare

Impossible// Charles Leclerc & Max VerstappenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora