*= smut
la mattina dopo mi svegliai, ancora sola, nel letto della camera degli ospiti. non ero riuscita a dormire molto a causa di tutto lo stress portato da quello che era successo, così i primi raggi di sole che entravano dalla finestra, mi svegliarono facilmente.
ero seduta sul letto, mentre ascoltavo l'album death by metal dei death con il mio walkman, il volume era così alto che non mi accorsi che qualcuno stava bussando alla porta, fino a quando non lo vidi entrare, era mike. aveva un piatto di waffles, che appoggiò sopra il mobile e si mise a parlare, ma non lo stavo ascoltando, non sentivo una singola parola di quello che stava dicendo, lo guardavo e basta.
si mise seduto davanti a me sul letto e mi tolse le cuffie.
«hey!» dissi infastidita, misi in pausa la musica e lo guardai male.
«sto cercando di parlarti, ok? non ne vuoi parlare?» chiese.
«parlare di cosa?» risposi senza neanche guardarlo, stavo giocando con la cassetta che avevo in mano.
«non so. magari potremmo parlare di ieri o... di tutto» suggerì.
«non c'è nulla da dire» risposi fredda. se il non avere una famiglia nella mia infanzia aveva avuto una conseguenza sul mio comportamento, era decisamente quella. ogni volta che mi arrabbiavo con qualcuno che amavo mi comportavo da indifferente, senza mai neanche provare a comunicare cosa e perché mi avesse fatto star male.
«allora perché ti stai comportando così? io proprio non capisco. se c'è qualcosa che non va sai che puoi dirmelo» disse dolcemente. così, per una volta decisi di provare a comunicare come mi sentivo, dire cosa pensavo.
«io non appartengo a questo posto» affermai, finalmente alzando i miei occhi per guardarlo. a quel punto stavo facendo di tutto per trattenere le lacrime che minacciavano di cadere da un momento all'altro.
«a lenora? staremo qui per poco poi torne-» lo bloccai.
«no. a nessun posto»
«andiamo, non puoi pensarlo sul serio...» cercò di avvicinarsi a me.
«mi guardano tutti come se fossi un mostro. anche tu pensi che io sia un mostro» dissi alzandomi dal letto per allontanarmi da lui.
«cosa?» chiese confuso.
«il modo in cui ieri sera hai guardato undi, in cui hai guardato me. hai avuto paura» spiegai, fissandolo con le lacrime agli occhi.
«no. no. non è vero. non é vero. ero solo... sorpreso, per tutta la situazione. forse ero un po' sconvolto in quel momento, ma... mi dispiace. é che non sapevo cosa fare. é stato folle, é successo così in fretta, ma questo non cambia niente. non ha importanza. io... io ci tengo a te... da morire» farfugliò cercando di spiegarsi al meglio.
ci teneva.
ci teneva.
«ci tieni. ma... ma tu non mi ami più?» finalmente chiesi. non riuscì a trattenere la lacrima che finalmente mi bagnò il viso.
«cosa? chi l'ha detto?» chiese.
«tu non lo dici mai» dissi.
«io lo dico» affermò invece lui.
«certo, lo dici. quand'è stata l'ultima volta?» chiesi, lui rimase in silenzio. «già, non riesci nemmeno a ricordartela. non sei neanche riuscito a dirmelo dopo l'altro giorno... e non riesci a dirlo nemmeno adesso»
improvvisamente si alzò anche lui e venne verso di me. prese il mio viso tra le sue mani e mi asciugò le lacrime con i pollici. io feci di tutto per evitare di guardarlo negli occhi ma lui mi alzò il viso. «hey» disse per richiamare la mia attenzione. «guardami. tu sei la persona a cui tengo di più al mondo e non c'è niente al mondo che potrebbe mai farmi avere paura di te, non volevo farti sentire in questo modo... io... ti amo bev» confessò.
«ti amo anche io mike» risposi mentre cercavo di smettere di piangere, in quel momento lui mi attirò più vicino a sé e mi baciò.
io ricambiai subito, approfondendo il bacio. eravamo così presi l'uno dall'altra che le nostre labbra non si staccavano nemmeno per permetterci di respirare. iniziai a spingerlo di nuovo verso il letto e quando lui ci andò contro, lo spinsi leggermente, facendogli capire che doveva sdraiarsi. salì sopra di lui, a cavalcioni mentre le sue mani, che prima erano sui miei fianchi, si abbassarono verso il mio sedere.
«mike» lo chiamai stra un bacio e l'altro, lui mi guardò come se avesse fatto qualcosa che non mi andava ma subito le mie parole lo rassicurarono.
«sono pronta, voglio farlo» gli annunciai. lui sembrò subito sorpreso dalle mie parole.
«sei sicura? non dobbiamo affrettare nulla se non te la senti» mi rassicurò dolcemente.
«sono sicura, mike» lui annuì e ribaltò le nostre posizioni, in modo da essere sopra di me. mentre ci baciavamo la sua mano si abbassò ed iniziò a giocare con il bottone dei miei jeans, fino a quando non riuscì ad aprirli definitivamente. lo aiutai a togliermeli per poi riconnettere le nostre labbra appassionatamente. nel giro di pochi secondi tutto quello che ci era rimasto addosso era la nostra biancheria, riuscivo a sentire la sua erezione contro la mia coscia, e non potei fare a meno di lasciar uscire un piccolo gemito. «sei ancora sicura?» chiese lui.
senza pensarci due volte annuì disperatamente, come se non avessi mai desiderato qualcosa così tanto. per un secondo si allontanò da me, solo i pochi secondi necessari per infilarsi un preservativo, lo stesso tempo che mi ci volle per disfarmi definitivamente delle mie mutandine. si posizionò alla mia entrata ed iniziò lentamente a spingere, fino a quando riuscì ad entrare del tutto. faceva male. non così tanto come mi aspettavo, non da piangere, sicuramente. ma era comunque una sensazione strana a cui mi ci volle qualche minuto ad abituarmi. quando finalmente il bruciore iniziò a svanire feci segno a mike di iniziare a muoversi, e quella fu la fine del mondo. nel giro di poco tempo ero un disastro. gemevo e lo pregavo di darmi di più, il piacere era talmente forte che riuscivo a malapena a ricambiare il bacio. lui lo notò ed iniziò ad andare più velocemente, rincorrendo anche lui il suo orgasmo. la ormai familiare sensazione di piacere invase il mio ventre e le mie gambe iniziarono a tremare mentre raggiungevo il picco del mio piacere. feci di tutto pur di non gridare il suo nome mentre venivo. soffocai i miei gemiti sul suo collo, strizzando gli occhi.
mike collassò al mio fianco e mi guardò negli occhi.
«ti amo così tanto beverly» confessò.
«anche io ti amo»
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013, mike wheeler
Science FictionBeverly è una ragazzina con dei poteri speciali, che non molte persone hanno, proprio per questi 'poteri' lei è studiata da degli scienziati che fanno degli esperimenti su di lei e le persone come lei. Un giorno però, per fortuna, riesce a scappare...