𝐋a ragazza si svegliò di soprassalto poche ore dopo.
Si trovava nel suo letto, ancora con i vestiti che solitamente indossava per lavoro.
Le guance le pizzicavano leggermente per i segni delle lacrime, e ci passò una mano sopra, per cercare di toglierle.
Cercò di riprendere sonno, ma non riusciva nemmeno a stare per più di cinque secondi con gli occhi chiusi.
Sbuffò, e si mise a guardare fuori dalla finestra.
Il cielo era scuro, e la luna era coperta in parte dalle nubi.
Cercando di fare meno rumore possibile, scese le scale e prese il giubbotto appeso sull'appendi abiti, ed uscì di casa.
Estrasse dal pantalone il suo fidato pacchetto di sigarette e cominciò a camminare.
Spesso faceva ciò perché i propri pensieri non le facevano trovare pace.
A qualche isolato da casa sua, dinanzi ad un hotel, c'era una panchina.
Si sedette su essa, stando ben attenta ad evitare le piccole pozzanghere d'acqua situate sul legno, segno di una precedente pioggia.
I lampioni illuminavano leggermente la panchina, dandole modo di notare delle frasi scritte su di essa.
Due in particolare, però, la colpirono.
“Perchè nessuno mi cerca?”
La calligrafia era disordinata e storta, e la frase era sottolineata per ben due volte.
“Forse dovresti farti delle domande, in quel caso.
XoXo!”, c'era scritto sotto.Sospirò, iniziando a ripassare con il dito quella frase.
Alzò lo sguardo e si mise ad osservare il cielo, per poi chiudere gli occhi.
Sentì qualcosa di delicato cadere sulla sua guancia destra, ed appena aprì gli occhi notò centinaia di fiocchi di neve che scendevano piano.
Sorrise, prima di accendersi una sigaretta e continuare ad osservare quella danza calma e tranquilla.
«È un segno, questo?. Dovrei davvero iniziare a farmi delle domande?», disse, ma quella era più che altro una domanda per sé stessa.
«Dipende, di quali domande stai parlando?», una voce calda e leggermente roca la fece sobbalzare.
Si girò subito, e dall'altro lato della panchina notò una figura alta e snella, con degli occhiali ed i capelli neri.
«Scusami, non volevo spaventarti. Posso?», chiese, nella sua testa pensò che potesse essere sicuramente un ragazzo della sua età.
Gli fece un cenno di sedersi, mentre guardava altrove con le guance tinte di un leggero rosa.«Allora, di quali domande parlavi?», chiese il ragazzo, estraendo un pacchetto di sigarette dalla tasca.
Non riuscì ad identificarne la marca, ma poi si ricordò della domanda che le era stata posta.
«Uhm.. nessuna, credo..», si sentiva sprofondare, stava facendo una pessima figura.
Girò leggermente il capo e continuò ad osservare quelle due frasi scritte sulla panchina.
Il ragazzo, guardandola, riuscì a capire di quali domande stesse parlando.
«Oh, capisco... secondo me dovresti prenderla con meno ansia.», disse semplicemente lui, facendo un tiro dalla sigaretta.
«Che intendi dire?», si lasciò scappare.
Era la prima volta che qualcuno era disposto a darle una risposta alle sue domande, ed ora voleva ascoltare.«Secondo me, tu sei abituata a guardare coppie per strada. Sai che intendo: i ragazzi che si prendono per mano, o che camminano uno affianco all'altro.
E magari tu li guardi, osservi la persona che hanno affianco, e poi ti guardi affianco. E magari non trovi nessuno.
Ma non per questo vuol dire che tu debba cambiare o debba trovare un modo per farti piacere agli altri.», spiegò lui, guardando i fiocchi di neve che imperterriti continuavano a scendere.Nives era sbalordita, mai nessuno aveva centrato così bene il punto delle sue domande.
«Spero di aver risposto alla tua domanda, e poi..», Vide la figura togliersi delicatamente la sciarpa nera, per poi avvolgerla intorno al collo della ragazza.
La ragazza arrossì di colpo, sentendo una vampata di calore improvvisa.
«Stavi tremando, forse non te ne eri nemmeno accorta perché stavi prestando attenzione a ciò che stavo dicendo.», lui sorrise, portando anche lei a fare un piccolo sorriso.
Continuarono a guardare i fiocchi di neve scendere e fumare, senza dirsi nemmeno una parola.
«È stato un piacere..», disse lui, aspettando che lei gli rivelasse il suo nome.
«Nives», borbottò imbarazzata, guardandosi le unghie.
«È stato un piacere, Nives. Spero di rivederti presto», disse lui, per poi farle un cenno con la mano ed iniziare a camminare.
Non appena il ragazzo scomparve dal suo campo visivo, sospirò come se non lo facesse da anni e si mise le mani in faccia.
Un ragazzo le aveva appena parlato, aveva risposto alle sue domande, e... si era dimenticato la sua sciarpa.
Una folata di vento la fece rabbrividire, portandola a stringersi nel giubbotto e cercare un po' di calore nella sciarpa.
Un profumo di sigarette misto a colonia maschile le inebriò il naso.
Si sentiva come in uno di quei libri che leggeva, dove il protagonista lasciava la sua felpa alla ragazza, per ripararla dal freddo.
Tornò a casa quando iniziò ad albeggiare, con il pensiero fisso si quel ragazzo, di cui non sapeva nemmeno il nome, nella testa.
BUONGIORNO
ho scritto letteralmente tutto di getto perché mi sono venute tutte queste idee insieme.
spero che il capitolo vi piaccia!,
alla prossima!.
love u all ❤️😼
~cri<3
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𝐌𝐀𝐆𝐃𝐄𝐁𝐔𝐑𝐆→𝖻𝗂𝗅𝗅 𝗄𝖺𝗎𝗅𝗂𝗍𝗓
Fanfic«Quanto ti identifichi nella neve da uno a cento?» «Duemila» 𝒩ives Schmid, una ragazza che porta il nome di ciò in cui si identifica di più: La neve. Essa, infatti, ha un significato molto profondo dalla psicologia, poiché secondo Freud «la neve in...