𝐐ualche giorno dopo, Nives e la sua psicologa si trovarono in quella stanza, come da appuntamento.
Il foglio che la dottoressa aveva richiesto era lì.
Le parole scritte sotto forma di elenco puntato e con una calligrafia che pareva leggermente tremante.Appena la dottoressa lo osservò, sorrise un po' pensando che quasi sicuramente, la ragazza avesse provato quasi paura nello scrivere quelle frasi, spiegazione quindi della calligrafia diversa rispetto a quella a cui la donna era abituata.
Quando concluse la lettura, la dottoressa non aveva più alcun dubbio.
«Molto bene, Nives, davvero un gran lavoro»
La mora sorrise giocando con i suoi anelli.
«Hai immaginato delle possibili conclusioni a cui questo esercizio ci avrebbe portate?», le chiese dolcemente, accavallando le gambe.
«Sì, ci ho pensato mentre venivo qui», la ragazza guardò in giro per la stanza mentre parlava, cercando di non far trasparire l'ansia che aveva.
«Ti va di dirmi che cosa hai pensato?»
«Ho immaginato tre possibilità:
la prima consisteva nel completo fallimento della ricerca di sentimenti amorosi che sta conducendo.
La seconda invece, l'ho immaginata come un completo successo di quest'ultima ricerca.
E.. l'ultima, che è quella che mi spaventa di più...», Nives deglutì, cercando di trovare le parole adatte.La dottoressa la guardò e le sorrise con compassione.
«Vuoi provare a scriverlo su quel foglio?», le chiese, indicandole il foglio su cui la ragazza scrisse quel lungo elenco puntato.
«Mi imbarazza sapere che lo leggerà davanti a me..», la ragazza arrossì, facendosi piccola sulla poltrona.
«Allora lo leggerò quando andrai via», la guardò la dottoressa, sistemandosi una ciocca di capelli ricci dietro l'orecchio.
«Me lo promette?»
«Hai la mia parola», la donna le porse il mignolo, che Nives fece stringere con il proprio, seppur con un po' di incertezza.
La mora prese il foglio ed una penna che la dottoressa le porse, e scrisse una lunga frase.
Lo piegò con cura, per poi consegnarlo alla donna dinanzi a lei.
«Dottoressa..», la richiamò la ragazza, in cerca di una conclusione a quella ricerca.
«Quando lo hai visto per la prima volta, su quella panchina, hai avuto un innamoramento ideale senza nemmeno sapere chi fosse.
Lo hai idealizzato, pensando che fosse capace di soddisfare tutti i tuoi bisogni e tutte le tue fantasie, non sapendo che probabilmente ne sarà realmente in grado.»«Dottoressa, io continuo a non capire..»
«Ciò che hai pensato su di lui, dopo averlo visto quella notte, è una probabile realtà, Nives.
E tutti i gesti che compie verso di te coincidono perfettamente con le tue aspettative.»La mora collegò i tasselli, e rimase colpita dal fatto che la sua mente avesse elaborato tutte queste cose senza nemmeno saperlo.
«E cosa devo fare?», chiese incerta, spaventata da ciò che sentiva.
«Lui ti piace, Nives, e chiunque abbia una mente con un minimo di quoziente intellettivo lo può capire.»
La ragazza abbassò la testa, iniziando a grattarsi via lo smalto dalle unghie.
«Sei spaventata?», le chiese la dottoressa guardandola dolcemente.
La mora annuì, e la dottoressa richiamò la sua attenzione.
«È giusto, va bene.
L'innamoramento è una cosa meravigliosa e ti fa sentire benissimo, non esserne spaventata.»Nives ascoltò con attenzione, cercando di impremersi quelle parole nella mente.
«Sei hai paura di sbagliare, sappi non ce n'è bisogno.
Tu accetti tutto di lui, come lui molto probabilmente accetta tutto di te.»————
𝐋a seduta era ormai terminata, e la ragazza stava tornando a casa.
Il telefono le squillò, e con grande sorpresa lesse il nome di Gustav sullo schermo.
«Hey!», disse dopo essersi messa il telefono accanto all'orecchio.
«Hey, disturbo?», al posto della voce dolce di Gustav, sentì quella di Bill, che riempì il piccolo spazio attorno a lei, facendola sorridere.
«No, dimmi tutto», disse lei arrossendo, sentendosi più libera vista la conoscenza dei propri sentimenti.
Il corvino bisbigliò qualcosa che non riuscì a capire e che le fece aggrottare le sopracciglia.
«Che hai detto?»
«Mi chiedevo se..», ed il ragazzo tornò a dire le parole sotto voce.
«Bill, devi scandire bene le parole, non ho capito», ridacchiò Nives fermandosi sul marciapiede.
«Mi chiedevo se sabato sera volessi uscire con me, non so... per guardare un film al cinema o quello che vuoi»
Un sorriso si allargò sulle labbra della mora, sentendo un calore avvolgerla.
«Sì», disse subito
«Cosa "Sì"?, il cinema o-»
«Boh, tutto»
Bill rise dall'altra parte del telefono.
«Sabato al cinema danno "Ritorno al futuro"-»
«Non dire altro! Adoro letteralmente quella trilogia!»
Il ragazzo rise nuovamente, mentre Nives sorrideva ancora di più pensando a quella trilogia che tanto le stava a cuore.
«Vada per "Ritorno al futuro" allora!»
Il silenzio calò tra i due, prima che il corvino parlasse.
«Preferisci pizza o McDonald's?»
«Bill, non ti permetterò di offrirmi la ce-»
«Ah ah!, chi è che ti porta fuori?», disse Bill interrompendola
La mora sorrise alzando gli occhi al cielo
«Tu», rispose
«Quindi chi è che paga?»
«Entrambi, dividiamo il conto!»
«Sei davvero divertente, davvero!», il ragazzo fece una finta risata
Nives sbuffò, accorgendosi solo in quel momento di essere ancora sul marciapiede.
«Va bene, visto che ci tieni, pagherai tu»
«Si chiama galanteria!», rispose prontamente Bill
«Va bene, come vuoi», la ragazza si arrese
«Allora, ci vediamo sabato?», il tono del corvino tornò dolce come al solito, lasciando da parte quel velo di ironia
«Ci vediamo sabato», Nives attaccò la chiamata, e subito iniziò a saltellare e ridacchiare
«Dio ti prego, se questo è un sogno non svegliarmi mai»
spazio autrice
ECCOMIII, ho tantissime idee ultimamente!!
indovinate chi ama "Ritorno al futuro" come Nives? questa ciccia che scrive!
fatemi sapere che ne pensate di questo capitolo
ci leggiamo prestoooo
love u all ❤️ 😼
~cri<3
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𝐌𝐀𝐆𝐃𝐄𝐁𝐔𝐑𝐆→𝖻𝗂𝗅𝗅 𝗄𝖺𝗎𝗅𝗂𝗍𝗓
Fanfic«Quanto ti identifichi nella neve da uno a cento?» «Duemila» 𝒩ives Schmid, una ragazza che porta il nome di ciò in cui si identifica di più: La neve. Essa, infatti, ha un significato molto profondo dalla psicologia, poiché secondo Freud «la neve in...