𝖿𝗂𝗏𝖾.

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Mentre parlava con Georg del più e del meno, una figura scese le scale.

Era una figura alta, snella e con dei bellissimi capelli corvini.

Il corvino sentì uno sguardo su di lui, e ruotando il capo, sgranò leggermente gli occhi.

«Nives!» disse sorridendo.

La ragazza lo guardò confusa, mortificata di non riuscire a ricordare il ragazzo.

«Vi conoscete?» si intromise Georg, confuso.

«Ci siamo conosciuti su una panchina» ridacchiò il corvino.

Non ci poteva chiedere.
Lo aveva trovato.
Ora poteva fargli tutte le domande che voleva.

Ma non era nemmeno quello il punto: non ricordava fosse così bello.

«Oddio scusami!, non ti avevo riconosciuto!» si scusò Nives, arrossendo pesantemente.

Il corvino rise

«Sono Bill» le tese la mano.

Bill

Strinse la mano del corvino come incantata.

«Io ora dovrei... andare...» disse il moro

La mora parve risvegliarsi, e arrossì per la paura di sembrare una stupida.

Il corvino si avvicinò all'altro ragazzo, dicendogli qualcosa che Nives non riuscì a capire.

«Ci vediamo!» disse Georg, uscendo dalla porta della casa.

«Ti va' se.. ci facciamo un giro?.. tra un po' inizieranno a fare.. beh hai capito..» disse Bill, leggermente imbarazzato.

La mora sorrise euforica, non per ciò che i ragazzi di sopra stavano per fare, sia chiaro.

Uscirono dalla porta, e con un coraggio innato, Nives cominciò a parlare

«Ho pensato spesso alla nostra conversazione, sai?» disse guardando dappertutto, tranne che il ragazzo.

«Ah sì?» chiese il corvino, incuriosito dalle parole della mora.

«Mi hai letteralmente destabilizzata», disse Nives, sentendo il volto accaldarsi

«Devo rimanerci male?» disse il ragazzo, ora confuso.

Cazzo, no

Nives si fermò di colpo, sentendo il viso scaldarsi sempre di più.

«Assolutamente no! Era per dire che le tue parole mi hanno fatta riflettere! Diciamo che ci ho pensato tanto, forse troppo.. Oddio ora penserai che io sia una pazza ossessionata-» iniziò Nives, gesticolando eccessivamente.

«Nives» la richiamò il corvino, con le braccia incrociate

Lei smise subito di parlare, aspettando che Bill continuasse

«Lo apprezzo, tantissimo», le sorrise, portandola ad arrossire ancora di più.

«A che conclusione ti ha portata? La nostra conversazione, intendo» chiese Bill

«Che devo aspettare, e forse la persona giusta arriverà anche per me allora»

Il silenzio cadde su i due ragazzi, facendo udire nell'aria solo il rumore dei loro passi e le risate dei bambini, sicuramente intenti a giocare nel parco giochi lì vicino.

«Il.. il tuo nome», cominciò il corvino.

Sul viso di Nives apparve un sorriso timido.

Adorava parlare del suo nome - ma non perché fosse egocentria, ovviamente-: spiegarne il significato, raccontare il perché ci si rivedesse così tanto, e soprattutto, come sua madre l'avesse scelto.

Nonostante non avesse un buonissimo rapporto con la madre, le era infinitamente grata per averle dato quel nome.

Sua madre, dopo aver scoperto il sesso del feto che portava in grembo, era indecisa sul nome che quello stesso feto avrebbe portato per tutta la vita.

Le alternative erano tre: Elizabeth, Adryana e Adeline.

Nives non era nell'elenco, ma in giorno, quando la madre fantasticava su come sarebbe venuta sù la sua bambina, desiderava che fosse candina, pura e bella.

Proprio per quello, le venne in mente la neve, e da qui, Nives.

Se qualcuno le avesse chiesto un solo aggettivo con cui auto descriversi, lei avrebbe pronunciato il suo nome.

«Si?», disse

«È... particolare», disse il ragazzo, e le sue gote si tinsero di un leggero rosso.

«Sì, significa 'neve' in latino», disse lei sorridendo.

«Ti si addice molto, secondo me», proseguì Bill.

Alla ragazza spuntò un sorriso gigante.

«Hai un bellissimo sorriso, lo sai?», disse il corvino, facendola arrossire pesantemente.

«Mi rivedo molto nella neve, quindi mi fa piacere quando una persona me lo dice», spiegò la ragazza, cercando di placare i battiti accellerati del suo cuore.

Non aveva risposto al complimento, si sentiva troppo in soggezione e il ragazzo la capì.

«Quanto ti rivedi nella neve da uno a cento?»

«Duemila», rispose senza esitare la mora.

I due continuarono a parlare, fin quando non si resero conto che ormai il sole stava tramontando.

Tornarono indietro verso la casa dei gemelli, e non appena aprirono la porta, videro Mellory e Tom litigare.

«Non è giusto, Tom!», sbraitò la mora

«Anche tu te ne scopi uno a settimana, perché io non posso farlo?!», rispose a tono il ragazzo con i dread.

«Perchè è una mancanza di rispetto nei miei confronti!»

«Mellory, vattene a fanculo!», disse Tom, per poi salire le scale e sbattere una porta, probabilmente quella della sua stanza.

Mellory si girò in direzione della porta, e prese subito Nives per il polso

«Noi ce ne andiamo», disse, tirandola fuori dalla casa.

I due ragazzi si scambiarono un leggero saluto con la mano.

Nives, in cuor suo, sperava di poter rivedere presto Bill.

«Non metteremo mai più piede in quella casa», disse Mellory, salendo in macchina

«Lory..», cercò di cominciare Nives

«Non farmi la predica!», non la guardò nemmeno.

Quando faceva così la odiava proprio.

«Era lui», disse Mellory, dopo minuti di viaggio silenziosi

«Bill, era lui il ragazzo della panchina», spiegò Nives

«Non ci credo!», disse la rossa, non staccando gli occhi dalla strada.

Nives sorrise, pensando che l'amica fosse felice per lei.

«Peccato non vi rivedrete più», sospirò la sua migliore amica.

«Eh?»

«Io ho litigato con Tom, quindi tu non hai il diritto di frequentarti con suo fratello. Anzi, gemello!», lo disse come se fosse ovvio.

La mora provò fastidio.

«Veramente io pensavo di-»

«Non voglio sentire niente, Nives»



spazio autrice!!
CIAO AMORII, scusate l'assenza, l'esame mi prende un sacco di tempo.
come state?
che ne pensate del capitolo?
fatemi sapere!!
love u all ❤️ 😼
~cri<3

𝐌𝐀𝐆𝐃𝐄𝐁𝐔𝐑𝐆→𝖻𝗂𝗅𝗅 𝗄𝖺𝗎𝗅𝗂𝗍𝗓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora