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ATTENZIONE, QUESTO CAPITOLO CONTIENE SCENE FORTI

Victoria

"E mentre il mondo mi crolla sulle spalle e spazza via ogni minima speranza,
io mi scuso con te, mamma.
Sei stata il mio faro nelle notti buie,
e poi...
Hai smesso di illuminare la mia strada.
Ma nel mio cuore, tu brilli sempre."
Victoria Brown

Avvertivo i suoi occhi addosso e la punta delle sue scarpe accarezzarmi il tessuto del vestito e la caviglia.
Sentii l'ossigeno scarseggiare e il sudore punteggiarmi la fronte per la sfacciataggine di Derek Moore nell'osservare ogni singolo movimento di Luke nei miei confronti.
La sua continua voglia di mettermi in imbarazzo e le sue maledette provocazioni erano in grado di scuotermi il sistema nervoso.
«Le sono piaciuti i quadri, Sig. Thompson?», dissi tirando un colpetto sul piede di Derek, che nel frattempo mi sorrise da bastardo quale fosse.
Il braccio di Luke era ben cinto attorno alla mia schiena, tanto da tenermi stretta come se fossi di sua proprietà, e nel mentre, sorseggiava un po' di prosecco.
«A tal proposito, volevo farle i miei complimenti. Mi sono piaciuti, Victoria. Lei ha un dono, proprio come il Sig. Moore e sono convinto che farà tantissima strada.»
Gli sorrisi, forse uno dei più sinceri sorrisi in ventiquattro anni della mia vita.
Non potevo credere che il mio sogno pian piano si stesse sempre più concretizzando davanti a me.
Fin da bambina amavo disegnare e sfogare tutto il caos che avevo in testa tra i fogli bianchi. E in quel momento, finalmente, mi trovavo a realizzare il mio stage in una delle aziende più importanti di tutta New York e lo dovevo solo a me stessa.
«Sì, ha grandi potenzialità», commentò Derek e tutti spostarono lo sguardo su di lui, tranne un paio di persone che erano intente a parlare fra loro. «Ovviamente deve sfruttarle al meglio, senza nessuno che intralci la sua strada.»
Avevo intuito subito le sue frecciatine che mi colpirono dritta al tallone d'Achille.
Luke Holland.
«Apprezzo il tuo pensiero Derek», iniziò a parlare Luke. E temevo ciò che dovesse rispondergli. «Ma non devi preoccuparti, ci sono io a impedire a chiunque volesse mettergli i bastoni tra le gambe.»
Moore sogghignò, posando la mano con gli anelli sul tavolo.
I camerieri cominciarono a servirci alcuni piatti, mentre la loro conversazione continuò senza stop.
«Ci conto.» Rispose, serrando le mascelle e rivolgendogli uno sguardo cupo. «Non vorrei che il suo talento venga sprecato.»
«Non succederà.» Continuò Luke per poi guardarmi. «Non è così, piccola?»
Gli sorrisi, annuendo con la testa.
«Non chiamarmi così davanti al mio capo», gli sussurrai vicino al suo viso, palesandogli il mio fastidio.
«Posso chiamarti come voglio», rispose a qualche centimetro dal mio orecchio.
Derek vide tutta la scena e si schiarì la voce, prendendo la forchetta tra le mani.
«Buon appetito, allora.» Affermò Thompson. «E ancora un brindisi a te, Victoria», disse alzando di nuovo il bicchiere e simulando nuovamente il tintinnio dei bicchieri.
Chinai il capo per ringraziarlo e così, la cena cominciò.
Le pietanze erano buonissime, credetti di non aver mai mangiato nulla di simile in vita mia.
C'erano diversi carpacci di carne, piatti gourmet e alcuni misti anche di pesce.
Mi portai la forchetta alla bocca e assaporai i gusti prelibati di quella cena.
«Allora Victoria, come ti sei appassionata al mondo dell'arte?» Mi domandò un uomo sulla sessantina d'anni che a quanto capii gestiva i bilanci dell'azienda.

«Sai cosa fa la mamma quando è un po' giù?» Mi accarezzava i capelli mentre entrambe eravamo distese sul mio letto.
Mimai un no con la testa, lasciandomi cullare dal suo tocco. Poggiai la testa sulla sua spalla e chiusi gli occhi.
«Mi piace immaginare posti e mondi lontani, dove ognuno vive la vita che desidera. In cui esistono le favole che ti leggo sempre prima di andare a dormire.»
«E come fai?» Domandai curiosa.
«Ci sono tanti modi per sfogare i propri pensieri e dar luce ai propri desideri. Puoi leggere un libro, guardare i cartoni animati, puoi scrivere un romanzo o puoi anche disegnare.»
Rimasi in silenzio e ci pensai un po' su.
«E tu cosa fai?» Le risposi.
«Be'... Io disegno.»

The Silence of a PromiseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora