Victoria
"La tossicità delle mie scelte mi ha reso fragile, succube e ingenua.
Se solo fossi stata libera di scegliere, di certo, non sarei ciò che sono diventata ora."
Victoria Brown«Fate piano con quelli, sono fragili», affermai abbastanza spaventata dalla possibile rottura dei piatti di porcellana.
Fare un trasloco non è mai facile, specie se ti ritrovi a 24 anni a farlo completamente da sola per la prima volta. Qualche mese fa presi la decisione di cambiare appartamento e avvicinarmi più nel centro di Brooklyn. Abitare in periferia non era più nelle mie preferenze, dato che a breve avrei frequentato uno stage presso uno studio artistico. Dovevo per forza avvicinarmi in centro.
Trovai un'abitazione non lontana dallo studio, erano solo dieci minuti a piedi in uno stabile abbastanza tranquillo nel cuore del quartiere.
«Questo è l'ultimo signorina Brown», affermò uno dei due addetti al trasloco. Era alto coi capelli brizzolati grigi e sulla cinquantina. Il suo collega mi sistemò l'ultimo pacco sul pavimento.
«Buona giornata!» Mi avvicinai alla porta e la richiusi. Poi mi voltai e poggiai le spalle sullo stipite. Mi guardai attorno: c'era il delirio.
Ero così stanca, ma anche entusiasta. Ero contenta di essermi trasferita ma al contempo la visione dei pacchi uno sopra l'altro che tappezzavano l'intera dimora mi faceva venire l'ansia. Avrei dovuto sistemare tutto in poco tempo perché dovevo allestire assolutamente il mio spazio da disegno. Ma non potevo farlo da sola, per cui quel giorno chiamai i rinforzi.
Il campanello non tardò a suonare.
«La mia amica Vic sarà pronta a sballarsi nel suo nuovo appartamento signori!» La mia amica del cuore Alexa entrò gridando e saltellando nell'ingresso. Risi a quella affermazione ma poi ritornai in me.
«Sei sempre la solita», dissi sorridendole e richiusi nuovamente la porta alle mie spalle. Lei fece un attimo di silenzio e scrutò il territorio. «Oh amica, hai proprio bisogno di un aiuto.» Guardammo il casino attorno a noi e sapevo benissimo che aveva ragione.
In realtà non mi resi conto della miriade di scatoloni che avevo preparato, ma fui molto meticolosa nella scelta delle cose da scartare. L'idea di lasciare casa mia fu una scelta dura per me, non perché io abbia dei bei ricordi ma all'inizio credetti che non fosse la scelta giusta. Sono successe tante cose in quella casa e non mi andava di fuggire, per cui volli dimostrare a me stessa che potevo farcela.
Dovevo essere più forte di quei ricordi.
Poi si è presentata l'occasione della mia vita e decisi che era il momento giusto.
Nelle ore successive riuscimmo a sistemare all'incirca i primi dieci pacchi, ma avevamo ancora tanto da fare.
«Come va con Luke?» Ero intenta a spolverare la madia del salone e non badai alla sua domanda. Continuai a pulire la superficie per rimuovere i residui di polvere, quando il suono della sua voce mi pizzicava insistentemente l'orecchio.
«Victoria.» Enfatizzò il mio nome e fui costretta a rispondere.
«Alla grande.»
Non ero brava a mentire e la mia amica Alexa mi conosceva fin troppo bene.
«Avete di nuovo litigato?» Finii di pulire il mobile e mi chinai ad aprire l'ennesimo scatolone.
Sospirai pesantemente.
L'aria improvvisamente si fece tesa e forse avevo bisogno di una boccata d'aria fresca.
«Hai fatto fin troppo Ale, dovresti andare. Non lavori stasera?»
Lei alzò un sopracciglio e incrociò le braccia. «Lo sai che devi dirmi tutto, non è così?»
«Stiamo bene, tutte le coppie hanno momenti no, non è così?» Cercai di mostrarmi sicura di me stessa, anche se non ero per niente convinta delle mie stesse parole. Ma dovevo tranquillizzare la mia migliore amica o non avrebbe più mollato la questione.
«Ne avete parecchi, Vic. L'hai anche lasciato mesi fa... Cosa ti ha spinto a tornare?»
Sospirai ancora. «Il sentimento non svanisce da un momento all'altro e... Sentivo che era la scelta migliore per entrambi.»
Mentii.
Ma in quel momento non avevo nessunissima voglia di dare spiegazioni, per cui mi limitai a quella risposta.
«Okay... Okay. Ma se qualcosa non va me lo devi dire, perché io ci sarò sempre per te.» Allungò la mano verso di me e io li e la strinsi.
Sorridemmo all'unisono mentre il mio cuore riprese la normale pulsazione.
«Ci vediamo stasera? Beviamo qualcosa», mi domandò prendendo la sua borsa.
«Non credo sia il caso, domani devo alzarmi presto perché ho il primo giorno di stage e poi devo sistemare casa.»
Lei sbuffò. «Dai Vic, ti prometto che rispetterò il tuo coprifuoco», disse pregandomi con quegli occhietti da cerbiatto.
Alzai gli occhi al cielo.
Be' lei non mi ha fatto troppe domande con Luke, e io dovetti ricambiarle il favore.
«E va bene, nanetta.» Lei mi abbracciò vittoriosa.
Alexa ed io eravamo così diverse: ci siamo conosciute al college e diventammo subito amiche. Lei era forte, dinamica, aveva un carattere duro, soprattutto con gli uomini. Lavorava in un night club molto rinomato a Brooklyn ed era così tremendamente sexy. Il suo fisico mozzafiato attirava diversi uomini e io mi sentivo così piccola al suo fianco.
Io, invece, non amavo molto il caos, preferivo leggere un libro o guardare un film e non avevo neanche un'alta autostima del mio corpo; soprattutto quando smisi di allenarmi, sentivo che il mio corpo stava di nuovo cambiando, per cui ero punto e daccapo. Come sempre.
Tornando ad Alexa, ho sempre sostenuto che la diversità fosse così affascinante: due persone con animi differenti che riescono a coesistere nello stesso ambiente e a compensarsi l'una con l'altra era tutto ciò che ricercavo. Con Alexa sono riuscita a consolidare questa filosofia... Ma con l'amore era un discorso a parte.
«A stasera, Vic. Alle 8?» La mia amica si sistemò il cappotto. Io annuì. «Ti voglio sexy.» Ridacchiò e io alzai nuovamente gli occhi al cielo.
«Ti ricordo che non devo conquistare nessuno», affermai accompagnandola verso la porta.
«Quanto sei noiosa», imitò il mio tono di voce, poi alzò i tacchi e andò via.
Era incredibile, ma le volevo davvero un bene immenso.
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The Silence of a Promise
Roman d'amourHo fatto un gioco con un Piccolo Bocciolo di Margherita. La bambina mi ha promesso di non parlare. E se avesse parlato, le avrei staccato i suoi petali e le avrei fatto male. Proprio come hanno fatto con me. Ho fatto una promessa. Non ricordo ben...