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Victoria

"Abbi cura di brillare."
Victoria Brown

Raccolsi con mano un cumulo di sabbia, prendendone una manciata e poi la lasciai volare via col venticello fresco che mi teneva stretta a sé.
Derek Moore mi spinse a fare un passo che non avrei mai pensato di fare.
È stato carino.
Fece un gesto che non mi fu per niente indifferente, anzi. Nonostante mi avesse sottolineato che era puramente a scopo professionale, mi rese felice.
Mi sentii nuova, come una bambina che stava vivendo un'esperienza mistica o qualche avventura come nei cartoni animati.
Provai l'emozione di vedere il mare e di toccare in punta di piedi l'acqua cristallina di Brooklyn.
Ci sedemmo entrambi sulla sabbia, godendoci il silenzio assoluto e il suono di qualche uccello in mezzo agli alberi attorno a noi.
L'odore dell'acqua marina invase le mie narici e chiusi gli occhi per qualche secondo. Stesi le gambe incrociandole e poggiai i palmi delle mani sulla sabbia.
Derek era seduto al mio fianco con le ginocchia all'altezza del mento e i capelli scompigliati.
Era così bello.
Bello come il peccato.
Era quasi un mese dalla nostra conoscenza e non sapevo niente di lui, mentre io mi resi conto che stavo iniziando ad aprirmi.
A raccontarmi.
Non sapevo cosa albergasse realmente dentro di me, ma sentii il bisogno di parlare con lui. In quell'esatto momento.
Riaprii gli occhi e con un elastico mi legai i capelli in un codino disordinato, lasciandomi le ciocche più lunghe davanti al viso.
«Il mio tatuaggio», sospirai mentre lui spostò l'attenzione su di me. «La scritta cinese che ho dietro al collo», continuai a parlare e ci poggiai la mano dietro, accarezzandolo. «Significa...abbi cura di brillare
Tolsi la mano, mentre i suoi occhi mi scrutarono a fondo, sino ad arrivare alle mie ossa.
«E credi di essere riuscita a rispettare questo monito?» Mi domandò, affondando le mani nella sabbia.
«No.»
Era la verità.
Con tutto quello che successe, dalla morte di mia madre fino ai miei ventiquattro anni di vita e la storia con Luke, ogni giorno della mia vita sentivo di non essere riuscita a brillare come avrei dovuto.
«Credo di aver sbagliato un po' tutto.» Dichiarai avvilita. Lui non fiatò ma rimase ad ascoltarmi. «Questo tatuaggio l'ho dedicato a mia madre.» Piegai le ginocchia e ci poggiai il mento al di sopra. «Morì quando avevo solo quattordici anni. Non so neanche perché te lo stia dicendo», dissi tirando su col naso.
«Mi dispiace, Fiorellino. Dev'essere stata dura.»
Era la prima volta che avvertii il suo tono di voce parlarmi con dolcezza ed empatia.
«Sai perché è morta?» I miei occhi si fecero lucidi mentre le onde del mare continuavano insistentemente a sfregiarsi sugli scogli.
«Non sei costretta a dirmelo.» Mi rispose, cercando di andare avanti e cambiare discorso.

10 anni prima...

«Che cosa stiamo facendo mamma?» Le domandai mentre notavo il suo apprestarsi a prendere tutti i miei vestiti dall'armadio e metterli dentro un grosso valigione.
«Sssh!», disse zittendomi. «Non fiatare.»
Mi alzai dal letto e mi avvicinai alla sua figura. Buttò magliette, felpe, gonne, vestiti, scarpe tutte insieme non curandosi di riempirla superando la sua capacità.
«Cosa vuoi fare? È notte fonda...»
«Andiamo via da qui. Una volta per tutte.»
Scorsi sul suo viso un livido che le accerchiava l'occhio destro e le sue mani tremanti mentre richiudeva la valigia.
«Lo dobbiamo denunciare, mamma.» Poggiai una mano sul suo braccio con le lacrime agli occhi.
«Lo faremo non appena siamo lontano da Brooklyn.»
«Chiamiamo la polizia...», le dissi spaventata.
«Non c'è tempo.»
«Spiegami perché hai tutta questa fretta!» Bisbigliai appena.
«Lo scoprirà presto...»
Iniziò a piangere senza fermarsi e il mio cuore fece una capriola.
Non piangere...
Poggiai le mani sulle sue spalle dandole delle piccole scosse. «Mamma, calmati!»
Esalò un respiro, per poi sputarmi in faccia la verità.
«C'è un altro uomo, Vic. Io mi vedo con un'altra persona... Se lo scopre mi ammazzerà.»

The Silence of a PromiseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora