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ATTENZIONE: L'AUTRICE NON VUOLE GIUSTIFICARE IN NESSUN MODO I COMPORTAMENTI PRESENTI IN QUESTO CAPITOLO.


Luke

“Hai scheggiato il mio cuore, e adesso, io scheggerò il tuo.
Non rimarrà nient’altro che cenere.
Conserva le lacrime, ti serviranno per sopravvivere.”
Luke Holland

LA SERA PRIMA

Victoria Brown scalfì il mio cuore, come una scheggia che ti infilza pelle e che brucia sempre più ogni secondo che passa.
Ed era così che mi sentivo.
Però... Mi mancava.
Tremendamente.
Anche se mi si indurì il cazzo nei pantaloni alla vista della sua ombra nuda vicino la finestra.
«Ma che diavolo fa?», commentai al tipo al mio fianco.
Strinsi i pugni fino a far diventare le mie nocche bianche cadaveriche.
Notai la figura di quell’uomo seduta al suo fianco, con la schiena leggermente piegata, ma la troppa lontananza e i bordi della finestra chiusa non mi permettevano di andare oltre con lo sguardo.
«Che cosa romantica», mi rispose mentre sputò sul marciapiede dov’eravamo collocati. «Sembra che la stia ritraendo», disse poi buttando il mozzicone della sigaretta.
Eravamo in un angolo, nascosti dietro un cumulo di alberi.
Non riuscii a sentire i loro versi del cazzo, ma, riuscii a percepire quanto lei avesse goduto. Me lo sentivo da dentro.
Ma l’avrei fatta pagare.
A tutti e due.
«Capirà cosa significa rubare le donne di altri.» Dissi a mia volta mentre sentivo il cuore in sudi giri.
«Derek Moore è fatto così, si prende tutto ciò che è tuo e non ti lascia nulla.»
Sogghignai e mi accesi una sigaretta per smaltire i nervi che avevo in corpo. Erano fortunati se quella sera non fossi piombato in quella maledetta di stanza.
«Be’, secondo me, non è stato così male lì dentro...» Mi pronunciai, toccando quel tasto dolente per lui. I suoi occhi divennero nient’altro che il simbolo della più profonda rabbia e tristezza.
«Ehi», mi puntò il dito contro. «Questi non sono cazzi tuoi.» Deviai lo sguardo, altrimenti avrei preso a botte anche lui. Ma quel coglione mi serviva, quindi cercai di rimanere calmo.
«Se farai il mio gioco, avremo le nostre rivincite. Lo voglio vedere crollare come un grattacielo durante un terremoto.» Proferì e infilò le mani nella tasca. «E comunque quel bastardo mi ha rovinato la vita.» Arrancò, infastidito.
Ciccai la sigaretta, leccandomi il labbro inferiore.
«Lui non è l’unico che deve soffrire», affermai buttando via altro fumo dalla bocca. «Visto che la Piccola Vic è tanto propensa a darla al primo che capita, sarà felice di essere scopata sia davanti che da dietro contemporaneamente.» Feci una pausa e lui mi capì al volo. «Dovrebbe avere una bella punizione per tutto il male e le bugie che mi ha raccontato.»
Il dolore che mi provocò quella donna diventò ingestibile. Non smettevo di pensare a lei neanche per un attimo.
«Pazienta ancora un altro po’. Non le ricapiterà mai più un’occasione del genere», ammiccò, facendo un passo indietro.
La rabbia repressa che albergava dentro di me mi sussurrava di smettere di ascoltare i suoi consigli e di agire prima, ma dall’altro lato mi sarebbe bastato un passo falso per affossarmi da solo.
Lui si allontanò, dirigendosi verso l’auto che avevamo preso a noleggio, non troppo distanti da noi.
«Devi rimanere qui ancora per molto?», domandò infastidito.
Serrai le labbra quando non riuscii più ad intravedere l’ombra di Derek.
Ero curioso di sapere dove fosse andato, se avrebbe dormito con lei oppure se fosse tornato nella sua camera.
Avevo una grande voglia di sputtanare lo schifo che stavano facendo, di fatto, avrebbero perso entrambi il lavoro.
Ma non potevo.
Mi avrebbero denunciato.
Avrebbero potuto non credere a Victoria, ma conoscendo la pseudo importanza di Derek Moore, non mi sorprendeva se avesse avuto conoscenze dall’alto per sporgere denuncia e mettere fine alla mia vita.
«Luke, ti lascio col culo per terra.»
Fanculo.
Raggiunsi l’auto parcheggiata ed entrai al posto del passeggero, chiudendo violentemente la portiera.
«Vaffanculo! Cazzo.» Sbattei le mani sul cruscotto. Non riuscii più a contenere la rabbia insita nel mio corpo.
«So io dove portarti, e nel frattempo, Victoria e Derek Moore avranno una bella sorpresa al loro rientro.»
Alzai un sopracciglio.
Non sapevo che avesse un piano e tanto meno ero a conoscenza di quello che volesse fare.
«Cosa?»
Dopo qualche minuto circa, ci fermammo davanti ad un locale, dove un cumulo di persone erano in fila per entrare.
«Ho pensato che un po’ di roba e una bella fica potrebbero aiutarti a placare i nervi.»
Indugiai per un secondo. «Quale sorpresa?» Lui sghignazzò, per poi, scendere dall’auto e farmi cenno di seguirlo.
Così feci.
Ci dirigemmo verso l’entrata e con un lascia passare speciale che si procurò quel tizio, non so come, riuscimmo a saltare la fila e ad entrare subito in quel subbuglio.
«Seguimi», disse mentre fumi colorati mi annebbiarono la vista. Cercai di stargli dietro e ad un certo punto salimmo alcune scale che ci portarono vicino la consolle dove il dj mixava qualche brano e faceva ballare il pubblico.
Si avvicinò a noi un uomo sulla quarantina d’anni e dopo diversi maneggiamenti, il tipo mi fece di nuovo cenno di seguirlo.
Ci dirigemmo davanti ad una porta che lui spalancò, donandoci la vista di tre donne che volteggiavano su dei pali di acciaio.
Erano seminude e cazzo, potevo sentire il gonfiore nei pantaloni, ma mai come quello che mi provocava Victoria.
«Adesso ci divertiamo prima di far incazzare Derek Moore», disse con entusiasmo chiudendo la porta a chiave.
«Dimmi cos’hai in mente, stronzo», affermai e le mie pupille seguivano ogni momento di quelle tre puttane.
Ci accomodammo insieme su un divanetto posto proprio davanti a loro. Sul tavolo lui posò due bustine e poi mi guardò eccitato.
«Rilassati, Luke», sospirò e scartò quelle bustine. Si avvicinò cominciando a sniffare la polverina con assoluta enfasi. «Mmm», ansimò posando con la schiena al tessuto morbido del divano.
Nel frattempo, quelle tre ragazze si fecero spazio in mezzo a noi: una si accomodò sulle mie gambe, l’altra sulle gambe del tipo e la terza si sedette in mezzo a noi due.
La prima, seduta sulle mie gambe, cominciò a baciarmi il collo con passione, leccando ogni centimetro di pelle e la seconda cominciò a toccare le patte dei nostri pantaloni, guardandoci uno alla volta.
«Cos’è che ti ho detto su Derek, caro Luke?»
«Che...», ansimai per il piacere ma mantenni la testa lucida. «Che è uno stronzo.»
«Certo, ma, cos’è che la cosa a cui tiene di più?»
Le due ragazze si inginocchiarono all’unisono, cominciando a sbottonarci i pantaloni mentre la terza si spogliò con assoluta calma, guardandoci negli occhi ma troppo brilla per rendersi conto di quello che stesse succedendo.
«Fammi indovinare», sghignazzai. «Meredith», mormorai citando la madre di cui lui mi parlò.
«Ad entrambi Derek Moore ha strappato qualcosa. A me anni di vita e di crescita, a te Victoria. E noi... Be’, non possiamo fare altro che ricambiare e ripagarlo con la stessa moneta.» Affermò con gli occhi agguerriti fra il piacere e la fame di vendetta.
«E cosa c’è di così succulento di essere masturbati e nel contempo escogitare un piano per far fuori sua madre?» Risposi, senza alcun tipo di velo tra i denti. Lo capii al volo.
Ci guardammo contemporaneamente e poi scoppiammo in una fragrante risata.

Sono pronto a portarti via tutto, Derek.

È una promessa.




SPAZIO AUTRICE

Ciao a tutte Piccoli Fiori 🖤
Come avrete capito, questo è un capitolo di passaggio ma fondamentale per i prossimi eventi.

Preparatevi.

Entreremo ancor più nel vivo del racconto. 🖤

Vi voglio bene!

Alla prossima 🖤

The Silence of a PromiseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora