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Victoria

"Potrei dire che l'amore è come l'alcool: lo provi una volta, ti fa girare la testa e ne vuoi ancora e ancora."
Charles Bukowski



«Dovrei essere arrabbiata con te, lo sai?» La voce corrucciata di Alexa risuonò dall'altra parte della cornetta.
«Mi dispiace», le dissi, anche se sapevo benissimo che avesse ragione. In quegli ultimi giorni ero sparita. Ero imperdonabile.

Tutta colpa di Derek Moore.
Mi aveva presa e trascinata nel suo mondo, facendomi completamente dimenticare di tutto e di tutti.

Anche se in fondo non mi era dispiaciuto per niente...
«Ti perdono solo se quando torni ci concediamo una giornata di shopping sfrenato. Ci sono le svendite», ammiccò cercando di rimanere seria ma con scarsi risultati.
«Potrei pensarci...», risposi ironica.
«Cosa?! Sono troppo buona con te Victoria Brown», affermò squittendo.
Mi lasciai abbandonare ad una piccola risata e mi buttai sul materasso, reggendo il telefono tra la spalla e il collo.
«Non potrei mai dirti di no!» Asserii successivamente e potetti avvertire il suo sorriso anche dalla cornetta telefonica.
«Ringraziando il cielo!» Rispose con un sospiro di sollievo. «Allora amica mia, come stai? Lo stronzo si comporta bene? Ti sta trattando male?»
Deglutii mentre sentii il mio cuore battere all'impazzata.
Qualsiasi riferimento a Derek, anche il più insignificante, innescava nella mia mente una serie di immagini e di flash. Il problema è che erano quasi tutti a sfondo sessuale alternando i nostri piccoli momenti di odio/amore ai quali ormai ero fortemente abituata e dovetti ammettere che... Mi piacevano.

Mi mancava battibeccare seriamente con lui.
«Oh, ma che!», affermai, cercando di essere il più apatica possibile. «Da quando siamo arrivati non fa altro che parlare al telefono, incontrare persone importanti, chiudersi in camera e lavorare, lavorare, lavorare.» Quando terminai di farneticare tutte quelle chiacchiere alla mia migliore amica, mi sentii terribilmente in colpa.

Che razza di amica ero?

Meritavo di finire nella classifica delle M.A.D.M (Migliori Amiche Di Merda), e per giunta, anche bugiarde.
«E Luke? È finalmente finito in carcere come merita?»
Sospirai.

Come se la mia vita non fosse già abbastanza complicata e difficile.
«Alexa...», la richiamai con un tono di voce basso, quando ad un certo punto, forse un angelo custode, bussò alla mia porta. Mi alzai di scatto, alzando un sopracciglio.
«Tutto bene, Vic?»
«Ho una riunione Alexa», dissi frettolosamente. «Ti richiamo io, promesso.»
«Non farmi preoccupare», disse con un tono di voce premuroso e poi riattaccò lei per prima.
Posai il telefono sul comodino, e successivamente, andai ad aprire. Ma a mia sorpresa non trovai nessuno.
Mi divaricai leggermente con la schiena, sporgendomi per capire se ci fosse qualcuno ma i miei occhi non intravidero nessuno, se non uno scatolo con un fiocco rosso al di sopra.
Lo afferrai e rientrai in camera, posandolo sul materasso.
Quando la aprii non potevo credere ai miei occhi. Era un vestito: di seta, morbidissimo, di un colore verde scuro. Lo presi per guardarlo meglio ed era lungo, con la schiena scoperta e una scollatura non esagerata.

Wow.
Rimasi scioccata ma un leggero sorriso mi si stampò sul volto.
Subito dopo sentii la vibrazione del mio cellulare e deviai lo sguardo. Posai lentamente il vestito e sbloccai lo screen per leggere la notifica.

Derek Moore: Sto pensando agli innumerevoli modi che potrei usare per togliertelo di dosso... Nel frattempo, indossalo per la mostra di stasera.

Avvampai.

Derek mi aveva comprato un vestito?
Presi un piccolo respiro e cercai di calmarmi. Poi iniziai a digitare velocemente sulla tastiera. Non volevo mostrarmi intimidita, volevo dimostrargli che anch'io potevo essere come lui.

The Silence of a PromiseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora