Derek
"Ti accompagnerò nell'ascesa all'inferno. Tieniti forte. Abbiamo appena iniziato."
Derek Moore
Mi prudevano le mani.
Avevo voglia di prendere a botte qualcuno, e quel qualcuno, doveva darsele a gambe.
Perché non gli avrei risparmiato neanche l'ultimo respiro.
Con un colpo secco alla testa.
Poi gli avrei tagliato il cazzo e l'avrei dato in pasto ai cani.
Quel Piccolo Fiore non andava toccato.
Victoria Brown non l'avrebbe più sfiorata, neanche col pensiero.
Era una bambina, una mocciosetta, impertinente, sfacciata e fastidiosa, ma, era da proteggere.
Non la sopportavo, ma, avrei ucciso per lei.
E l'avrei dimostrato.
«Sono sicura», affermò con innocenza.
Ed era quello il fottuto problema: lei era troppo pura e casta per i miei canoni, per cui avrei dovuto trattarla come tale.
Ma così mi sarei allontanato dalla mia natura.
L'unico modo che avevo per tirarmi fuori da quella situazione era trattarla come se fosse un'estranea, una persona qualunque e una qualsiasi donna che avesse incrociato la mia strada.
Ma lei non aveva comunque colpe, ero io il problema.
Ero io a provocarla, ero io ad attirarla verso di me, ero io che le avevo fatto il bagno, ero io che le avevo curato le ferite.
Ero io a starle intorno.
Era una calamita che mi attraeva a sé.
Ma avrebbe sempre prevalso il mio animo sadico e tenebroso, perché io mi nutrivo solo di quello.
Non sapevo amare e a stento sapevo prendermi cura di me stesso, figuriamoci delle persone.
La gente era mia nemica.
E lo era anche lei.
Feci un patto con i miei demoni: una tregua, solo una. Poi, tutto sarebbe tornato come prima.
Mi soffermai a guardarla: i suoi capelli mossi che erano di un castano chiaro, quasi biondo... Le sue lentiggini che contornavano il suo viso e le donavano luce, le sue labbra che avrei voluto incastrare con le mie e rovinarle, i suoi occhi.
I suoi occhi verdi.
Quelli erano in grado di appagarmi.
Volevo anche quelli.
Volevo che mi guardasse con quelle sfumature quando l'avrei presa, scopata e fatta godere.
Ma erano pensieri che avrei dovuto far morire lì.
Perché non l'avrei mai fatto.
Mai con lei.
Non l'avrei mai usata per il mio puro piacere sessuale, perché aveva già sofferto abbastanza.
Ecco perché saremo rimasti due estranei.
Perché non era come le altre donne.
«Voglio un tuo ritratto...»
Osservai il suo corpo irrigidirsi.
Guardai attentamente le sue linee, il suo seno piccolo nascosto in quel tessuto bianco e il suo culetto. Le sue clavicole sottili, al di sotto delle quali aveva tre nei allineati a formare un piccolo triangolino nell'angolo destro e le sue gambe snelle.
Ogni suo centimetro di pelle, così puro e candido aveva una particolarità.
Per me lei era quel tramonto che avrei voluto vedere un'ultima volta con mia madre in riva al mare.
Ma che non avrei mai più rivisto.
E lei non l'avrebbe mai saputo: dopo i sei mesi ognuno per la sua strada.
Alzò un sopracciglio, ma cercò comunque di rimanere impassibile a quella richiesta.
«Ma il punto non è il ritratto, Piccolo Fiore, ma come ti vorrei ritrarre.»
Così non riuscì a trattenersi, e, le sue guance si tinsero di un rosso intenso.
«Derek Moore, non ti smentisci mai.»
Sogghignai. «Ma comunque non è ancora il momento, Fiorellino», la rassicurai e avvicinai la mano al suo viso, togliendole i capelli davanti all'occhio.
«Non ho detto che accetterò», disse con un velo di insicurezza.
«Una scommessa è una scommessa, Bocciolo.»
Alzò gli occhi al cielo.
Ed era tremendamente sexy quando lo faceva.
«Vatti a vestire, ti preparo qualcosa da mangiare», le dissi cercando di distogliere lo sguardo dal suo. «I vestiti te li ho lasciati sulla poltrona», la avvisai facendole cenno con la testa.
«Devo tornare a casa Derek, non posso rimanere qui.»
Si alzò allungandosi verso la poltroncina e si iniziò a rivestire.
Mi alzai dal divano e camminai con nonchalance.
«Mi stai ascoltando?» Domandò con un tono stizzito, e, dopo essersi vestita, cominciò a seguirmi a passo veloce.
Mi diressi verso la sala da pranzo: in realtà era un openspace, in cui la grande vetrata che affacciava lo splendido panorama di Brooklyn che si ritrovava nel salone, arrivava sino a qui.
C'era una grande isola al centro con un pannello di color bianco che specchiava il parquet chiaro del pavimento. La cucina era moderna, con un grande bancone e i fornelli ad induzione.
Avevo davvero gusto in fatto di arredamenti.
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The Silence of a Promise
RomanceHo fatto un gioco con un Piccolo Bocciolo di Margherita. La bambina mi ha promesso di non parlare. E se avesse parlato, le avrei staccato i suoi petali e le avrei fatto male. Proprio come hanno fatto con me. Ho fatto una promessa. Non ricordo ben...