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Victoria

"Sei tutto ciò che va contro il mio modo di essere, eppure, sono attratta dalle tue tenebre.
La tua oscurità mi inghiottisce, i tuoi demoni mi assalgono.
E se questo è ciò che mi provoca il tuo lato oscuro, allora, cosa mi provocherebbe la tua luce?"

Victoria Brown

Se avessero inventato un libretto delle istruzioni per comprendere il Sig. Egocentrico avrei voluto riceverlo al più presto.
Stargli dietro era difficile, com'era assolutamente fuori dal comune capire i suoi atteggiamenti.
Provava qualcosa nei miei confronti o stava solo giocando?
Dubitavo fortemente che tipi come lui non giocassero con le donne in quel modo.
Ero confusa: da un lato, lui mi attraeva fortemente, l'altro invece mi spingeva ad allontanarmi una volta per tutte.
Ma la verità era che pendevo dalle sue labbra e aveva ragione: mentivo a me stessa per fargli un torto.
Il modo in cui mi aveva baciata e il modo in cui mi toccava mi facevano fremere.
Tremare.
Aveva un modo così dannatamente pericoloso, attraente e sexy di donarmi parte di lui che mi resi conto di volerne di più, e ancora di più, fino a quando non mi fossi consumata.
Stava diventando una droga.
Mi resi conto che la mia mente e il mio cuore non erano per nulla in sintonia: Derek Moore piaceva al mio cuore, ma non alla mia testa.
Lo intuii dal modo in cui il mio battito cardiaco accelerava e il mio cuore faceva dei sussulti e delle capriole ogni qualvolta che lui mi fosse vicino.
Il mio stomaco si contorceva.
Le mie gambe tremavano.
La mia razionalità andava a farsi fottere e maledizione, pensai come tutte quelle sensazioni fossero così estenuanti.
Ma la questione ancora più malvagia era che il proibito mi eccitava, quanto mi eccitava la sua presenza, le sue mani e la sua bocca.
Dio solo sa' cosa mi scatenasse nell'animo.
Ma Dio sapeva anche che Derek Moore non era solo questo: era un connubio di mistero, enigmatico con un pizzico di egocentrismo, stronzaggine e modi di fare davvero discutibili.
Tutte caratteristiche incredibilmente non compatibili col mio modo di essere. Incompatibili erano anche le nostre posizioni: non eravamo sullo stesso piano, sullo stesso gradino, lui era più in alto e io dovevo soccombergli.
Non avrebbe mai funzionato e il nostro pseudo rapporto malato ci avrebbe portato solo verso una direzione: in una fossa. Saremmo affogati insieme ai nostri peccati e alle nostre bugie.
Rigirai il cellulare tra le mani seduta alla mia scrivania con mille carte da compilare e pensieri recidivi nella testa.
Continuava ad esserci qualcosa in lui di così malinconico e nostalgico che non riuscivo a capire cosa fosse. Come se in un'altra vita ci fossimo già incontrati o come se fosse un sogno da cui dovevo risvegliarmi, un flashback, un ricordo, un déjà-vu.
Quando mi accorsi che la sua canotta era sporca, un cumulo di emozioni negative invasero tutto il mio corpo.
Sapevo benissimo che a tutto ci fosse una spiegazione, tranne a quelle sensazioni soffocanti.
Forse avevo bisogno di distrarmi.
Anzi, ne ero certa.
Erano passati due giorni, Derek tornò di nuovo ad ignorarmi e io mi sentivo stretta in una morsa.
Smisi di giocherellare col telefono e digitai un messaggio ad Alexa.

Victoria Brown: SOS.

Inviai quel messaggio con un cenno di sorriso e aspettai una sua risposta, mordicchiando la penna.
Nel frattempo, cominciai a vedere le carte che Derek mi lasciò sulla scrivania.
Sentii la sua voce provenire dallo studio di fronte, molto probabilmente parlava con qualche organizzatore per l'asta che si doveva tenere il prossimo mese.

Alexa Water: Alexa a rapporto.

Sorrisi di più, mostrando i denti, e digitai velocemente la risposta.

Victoria Brown: Ho bisogno di alcol, festa e musica. Ho bisogno di una serata tipica da Alexa Water.

Mi rispose dopo tre secondi dall'invio del testo.

The Silence of a PromiseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora