Oggi piove, Agostino non si è proprio addormentato, io mi sarò fatta si e no un paio di ore di sonno. Ago<ti senti meglio?>mi si avvicina con una tazza di camomilla bollente. io<un pò, sembra che la testa mi stia scoppiando> Ago<possiamo anche saltare oggi> Io<non posso, ho il compito di fisica e se salto quella bastarda mi passa il debito> Ago<ci parlo io> io<no Ago. Mi vado a preparare>mi alzo, mentre lui prende la tazza portandola in cucina.
Dopo un'oretta, entrambi pronti, raggiungiamo la scuola dove ancora mancavano gli altri. Agostino va a prendere le sigarette e cosi mi siedo al solito posto, sotto l'albero di ciliegio, notando però una cosa sul muretto. Poggiava un'Acacia fatta interamente di carta rosa, accompagnata da una piccola Polaroid che raffigurava me stessa mentre sorridevo seduta a bordo di un campo da calcio in piena partita. Dietro essa c'erano due frasi, prese da una canzone molto speciale, seguite da un cuore nero.
Sei tu che mi dai forza quando penso che non c'è la faccio. Perso in questo Caos mi fai prendere coraggio. 🖤
Niente nome, niente iniziali. Continuavo a rigirare la foto senza capire da chi potesse arrivare. Rikki<buongiorno> Arrivano tutti con delle facce paragonabili a quelle degli zombie. Io<sembra l'alba dei morti viventi>sorridono tutti, ognuno poggiandosi a qualcosa. Ago<uh mamma, sembra un film si Stephen King>sentenzia avvicinandosi a noi, ricevendo delle occhiate non proprio piacevoli. Rikki<ricordatemi di non venire più a scuola dopo una serata> Ago<l'importante è che ci siamo divertiti> Ali<sicuramente, Nicolas stava talmente ubriaco che mio cugino lo ha preso in tenpo dal cadere sulla console>infatti non era presente. Io<ah ecco perché siete scomparsi quindi>lei annuisce. Ale<mi stava per vomitare in macchina, quel bastardo> Ali<vabbe non l'ha fatto, che ti applichi a fare?> Ale<se l'avesse fatto sarebbe stato un problema>la sorella fa un roll-eye al cielo, entrando poi nell'edificio seguita da noi e dalla campanella.
Entro in classe, sedendomi al solito posto, osservando il fiore cartaceo rigirandolo tra le mani. Entrano tutti pochi minuti dopo, e anche lui, che stavolta prende posto all'altro lato della classe, senza nemmeno degnarmi di uno sguardo. Si siede, con tutta la feddezza che ha sempre portato, lo sguardo stanco e perso, con un'espressione più cupa del solito. Allontana il secondo banco per evitargli il contatto con altri ragazzi, isolandosi completamente per prestare attenzione solo fuori il vetro della finestra, poi entra il prof che distribuisce i fogli.
Ginevra's pov.
Io<prof posso andare in bagno?> Prof<certo> Cammino lungo il corridoio, cercando di trattenere il conato di vomito che stava per salire sempre di più. Raggiungo il bagno correndo, cercandolo come non so cosa. Ringrazio dio di non essere stata troppo ubriaca per ricordarmi tutto di ieri, e anche del fatto che non abbia scopato con nessuno in modo da non dover sospettare nulla. Tiro lo sciacquone dopo l'ennesimo rigurgito, uscendo poi a sciacquarmi con l'acqua gelida. Avevo il viso pallido, due occhiaie più scure della pece e gli occhi che erano aperti per miracolo. Mi siedo sulla finestra, osservando la giornata nuvolosa che accompagnava questa giornata scolastica ancora peggio. La pioggia cadeva violentemente sugli alberi, mentre il terreno sporcava le scarpe e i vestiti di alcuni che correvano nei laboratori attraversando il cortile. Improvvisamente sento un rumore infondo la stanza. Mi giro di scatto, osservando ogni perimetro senza trovare nessuno. Poi accompagnato da un sonoro tuono entra Jay. Io<che ci fai nel cesso delle femmine?>alzo il tono di voce aggrottando la fronte, mentre lui assicurandosi che eravamo soli si avvicina. Jay<volevo vedere come stavi, ti ho vista correre qui>si appoggia al muro incrociando le braccia. Io<sto meglio grazie>giro lo sguardo verso il cortile, mentre lui resta accanto a me. Jay<non mi hai restituito la felpa ieri>spalanco gli occhi, ricordandomi solo ora di averla avuta tutto il tempo sulle spalle la sera prima. Io<passa a casa mia dopo, te la restituisco>sputo, senza girarmi. Jay<puoi anche tenerla, non sono cosi geloso delle mie felpe, sono geloso di altro>la sua pelle viene a contatto con la mia, facendomi rabbrividire leggermente. Io<ah si? e di cosa saresti geloso?>giro l'attenzione su di lui, che era a pochi centimetri da me. Jay<sono geloso se toccano ciò che è mio senza permesso, se lo prendono e lo portano lontano da me, se è a contatto con esseri maschili che non sia io>il suo profumo mi inonda le narici e le sue labbra erano quasi sulle mie. Io<e perché lasci che gli altri tocchino ciò che è tuo se sei cosi geloso?>deglutisce rumorosamente, prima di spostare gli occhi fuori dalla finestra. Jay<è complicato> Io<aspetta fammi indovinare...ah si, perché avete quel cazzo di codice e quindi i tuoi amici se sapessero che stai con me, una Noises, ti farebbero a pezzettini? ci ho azzeccato>non smuove lo sguardo dalla finestra, stringendo la mascella. Io<devo andare>scendo dal muretto della finestra, avvicinandomi alla porta. Jay<non puoi capire, è ovvio che parli> io<cosa dovrei capire? che avete un codice di merda che non vi permette di amare chi volete? solo perché è successo quel casino quella sera? ma quando diventate adulti? e non solo voi, anche mio fratello e gli altri, sembrate dei bambini che si rubano i giocattoli a vicenda>si volta, avvicinandosi a passi svelti di nuovo davanti a me. Jay<si tratta di morti sulla coscienza, non di giocattoli mozzati. Non posso dimenticare ciò che è successo, farei un torto a tutti, ma allo stesso tempo non posso stare lontano da te, perché starei solo male.> io<anche io non posso dimenticare che avete ucciso Riccardo, ma questo non mi porta lontano da te, perché i sentimenti non si comandando Jay, se io provo qualcosa per te non lo nascondo, non ti spingo via morendo dentro come fai tu. Siamo nella stessa situazione, non dire io si tu no perché non è vero.>lui mi guardava con le iridi spente, mentre io più nervosa e delusa che mai lascio il bagno, allontanandomi sempre di più da lui e dalla sensazione di soffocamento che stavo avendo.
Spazio Autrice.
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