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Alice's pov

Camminavo nel cortile, cercando di evitare la pioggia e raggiungere il capanno per studiare chimica.
All'interno c'erano solo un ragazzo e una ragazza, che vanno via poco dopo la mia comparsa.
Prendo posto infondo, più nascosta che mai, aprendo i libri per cominciare a sottolineare.
D<do fastidio?>la sua voce rimbomba tra la plastica del capanno, mentre io stringevo la penna cercando di fare finta di nulla.
Io<vai via>sputo, mentre lui fa l'opposto prendendo posto davanti a me.
D<possiamo parlare?<
Io<di cosa dovremmo parlare?>
D<di quello che è successo ieri>
Io<ah di quando hai quasi spaccato la testa a Giacomo? e cosa vorresti dire?>alzo lo sguardo sul suo, che era già focalizzato su di me.
D<volevo chiederti scusa>mormora, con l'espressione da cane bastonato.
Io<scusa? ma ti rendi conto di quello che hai fatto?>acciglio, portandolo ad abbassare lo sguardo.
D<lo so, mi dispiace, ma non ci ho visto più Alice, ho cercato di trattenermi ma non ho più resistito>
Io<potevi portarmi via semplicemente evitando tutto quello che è successo dopo.>
D<mettiti nei miei panni, cazzo>alza la voce tutto d'un tratto, perdendo quasi la pazienza.
Io<io devo mettermi nei tuoi panni? ci pensavi prima di regalarmi il fiore e pagare quello per venire al posto tuo>
D<non avrei potuto>
Io<per i tuoi amici, si dillo ancora, ancora una cazzo di volta. Diego io sono stanca, tu giuro non posso continuare cosi, rassegnati se non puoi avermi.>chiudo il libro alzandomi e allontanandomi, ma poco dopo la sua presa mi fa voltare facendomelo cadere dalle mani.
D<io con te non posso rassegnarmi, non posso.>
Io<allora trova una soluzione, perché come tu mi vedi in segreto anche io lo faccio. Ma non voglio continuare cosi se non ho certezze Diego>lui continuava a guardarmi, senza sapere più cosa dire.
Le sue mani erano salde sui fianchi, mentre mi tirano verso di lui.
I nostri respiri sovrastavano il silenzio del capanno, accompagnati dalle gocce di pioggia che battevano sulla plastica.
D<ti prego, non andartene>sussurra, baciandomi la fronte mentre chiudevo gli occhi cercando di regolarizzare il respiro.
Sento le sue mani salire, fino a coprirmi le guance.
Il suo respiro si posa sulle mie labbra, che poco dopo toccano le sue con un tocco leggero, quasi come se avesse paura di farmi male.
La sua lingua cerca la mia con foga, come se in tutti questi anni, tutto questo tempo, avesse aspettato solo me.
Le mie braccia avvolgono il suo collo, mentre le sue mi racchiudevano in un abbraccio stretto a se.
Eravamo solo noi, aveva finalmente trovato il coraggio per regalarmi un bacio, quel bacio voluto ma nascosto.
D<se ti tocca di nuovo lo mando al cimitero> raccomanda, portando una risata ad entrambi, prima di stringerci ancora una volta.

Rikki's pov

Stavo imprecando da ore perché non riuscivo più a trovare il mio telefono.
Avevo cercato in cortile, in mensa, domandato ai collaboratori ma niente.
Stavo andando in panico.
<perso qualcosa?> una voce mi fa voltare, vedendo il mio telefono nelle mani di Jordan che lo teneva a mezz'aria quasi come un trofeo.
Io<dove lo hai trovato?>mi avvicino a falcate provando ad afferrarlo, prima che potesse alzarlo più in altro impedendomi di raggiungerlo a causa della differenza d'altezza.
Jd<nemmeno un grazie?>
io<lo hai fatto apposta, no?>
Jd<perché avrei dovuto?>impregna un ghigno sul volto accompagnato da un mezzo sorriso.
Io<dammi il telefono>
Jd<tu dammi un bacio>azzarda, approfittando della nostra solitudine nel laboratorio di chimica.
Io<Jordan non fare lo scemo e dammi il telefono.>ringhio, mentre lui non si smuove di una virgola, sedendosi su un banco osservando l'oggetto elettronico nelle sue mani.
Jd<che carino tuo fratello, quanti anni avevate?>sorride guardandomi.
Mi avvicino violentemente, ma lui allontana ancora il telefono.
Cerco con tutte le forze di raggiungerlo, senza accorgermi di essere salita a cavalcioni su di lui.
Jd<uhh, proprio cosi senza preavviso?>sorride, fiondandosi sulle mie labbra.
Poggia il telefono sul banco poco distante da noi.
Le sue mani tenevano in una morsa salda le mie natiche, mentre le mie erano tra i suoi capelli, stringendoli quasi per tirarli.
Era un bacio cercato da entrambi, trovato in una foga che solo noi due potevamo capire.
Il suo corpo cercava il mio, mentre le sue labbra finiscono sul mio collo e una sua mano stavolta stringeva un mio seno, portandomi ad ansimare.
Jd<giuro che non aspettavo altro>mormora, spogliandomi dalla maglia per avere una vista migliore sul mio reggiseno.
La sua bocca stavolta si posa su uno dei due seni, entrambi sorretti dalle sue mani.
Poi capovolge la situazione, facendomi sedere sul banco mentre lui era tra le mie gambe.
Si abbassa i pantaloni e i boxer, entrando con una spinta fitta, mentre trattiene i miei gemiti tra le sue labbra, spingendo più forte che poteva.
Jd<cazzo Rik, tu non puoi capire l'effetto che mi fai, porca puttana.>impreca, mentre il suo bacino continuava a fare avanti e indietro per minuti infiniti.
Dopo un tempo indeterminato, si ferma per rivestirsi, ancora con le labbra sulle mie.
Mi rivesto anche io, scendendo dal banco con il telefono in tasca, mentre le sue mani erano fisse sui miei fianchi, come i suoi occhi sui miei.
Jd<è stata una delle scopate migliori di sempre>sussurra, portando entrambi in una fragorosa risata, stoppata poco dopo da un ultimo bacio, prima di uscire da quel laboratorio.
Jd<ci vediamo, piccola Vaiana>corre via sotto il suono acuto della campanella, mentre io lo fissavo con un sorriso a 32 denti sul volto.

Tessa's Pov

Papà<adesso basta, tu resterai qui a pulire. Non esiste che passi le notti in discoteca e ti fai toccare dalle mani di quei luridi ragazzi.>sbraita, spingendomi in camera, chiudendo la porta a chiave.
Io<papà fammi uscire.>continuavo ad urlare, sbattendo le mie mani sulla porta impotente di aprire.
Papà<quando ti sarai calmata e capirai che lo faccio per il tuo bene mi ringrazierai>urla dall'altra stanza, accendendo la tv.
Provavo con tutte le forze ad aprire quella cazzo di porta senza riuscirci.
Le sbarre alle finestra mi impedivano di scappare via.
Continuavo a piangere un mare di lacrime, facendomi la stessa domanda.
Quando finirà tutto questo?
Perché doveva capitare a me? perché non potevo vivere libera?
Ad allontanarmi da quei pensieri è il telefono, che squilla per un messaggio.
Era Alan, mi chiedeva perché non fossi a scuola.

A🩵
hey piccola, come mai non sei a scuola? stavamo per parlare di un argomento che poteva interessarti ma ho visto che mancavi.

ciao Alan, non mi sono sentita
bene, tranquillo, domani mi
racconterai tutto🩵

posso sapere che hai?

Avrei voluto dirgli tutto, avrei voluto che sarebbe corso qui per aiutarmi, ma avrei fatto solo un casino e gli avrei messo problemi addosso che non avrebbe nemmeno dovuto sapere.
Cosi decido di non rispondere, poggiare la testa sul cuscino e cercare di perdermi nel mondo dei sogni, per scappare, ancora una volta, da quella orrenda realtà.

Flaws and Sins.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora