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1 settimana dopo.

Giulia's pov

io<come pensi di vestirti domani?>domando, mentre il biondo mi accarezza la schiena sfiorandola con i polpastrelli.
Gio<non lo so, pensavo di mettere la camicia con i brillantini, quel jeans nuovo bianco e argento e le louboutin bianche, tu che ti metti?>
Io<ho preso un vestitino ieri da Bershka molto carino, metterò le louboutin nere e mi porto le scarpette nel caso mi fanno male>annuisce, mentre mi alzo prendendo posizione a cavalcioni su di lui.
Io<devo preoccuparmi con Lisa?>acciglio, mentre lui ride poggiando le mani sui miei fianchi.
Gio<assolutamente piccola loto, lo sai che sei tu la mia preferita in assoluto>io sorrido lasciandogli un bacio sul collo, mentre con le sue mani mi spingeva a far scontrare le nostre intimità.
Gio<non lo facevo cosi da prima di quella sera a Milano>
Io<come avresti voluto con i punti?>ridacchio, lui sospira disegnando cerchi immaginari sulla mia spalla.
io<ho paura Gio>sospiro, poggiando la testa sul suo petto.
Gio<di cosa, piccola?>
Io<di rivivere quello che è successo un'anno fa, di perdere qualcun altro, di perdere te, Ago, le ragazze>
Gio<non ci perderai mai Giu, quello che è successo a Riccardo non riaccadrà, te lo assicuro, nessuno verrà toccato>
Io<e se invece succedesse qualcosa? non posso perdere anche voi>mi alza il volto con sue dita, facendo scontrare le nostre iridi.
Gio<non succederà nulla piccola loto, te lo assicuro io, nessuno ti toccherà quella sera, saremo affianco a te per difenderti sempre.>sorrido, con un luccichio negli occhi mentre lui mi bacia la testa.

Tessa's Pov

L'ennesima giornata di scuola è finita, e come tutti i giorni questo maledetto pullman non passa mai in orario e mi tocca stare sotto la fermata per più di mezz'ora.
Mentre ero focalizzata ad osservare un video su alcuni balli, sento un clacson richiamare la mia attenzione.
Alzo il capo, davanti a me di ferma un Mercedes Benz tutto nero, il finestrino oscurato si abbassa e scopre il volto del professor Richards che sorride e mi fa cenno di entrare.
Io<salve prof>mi alzo avvicinandomi a lui.
A<sali, ti do un passaggio>
Io<non vorrei disturbare, se dovessero vederci insieme porrebbero pensa->non riesco a finire di parlare che spinge la portiera aprendola, io lo guardo, poi salendo in auto con lui.
A<chiamami Alan e dammi del
tu per favore>io annuisco sorridendo, poi parte.

A<da quanto tempo sei in questa scuola?>
Io<dal 2º superiore, il primo l'ho fatto in una scuola di Milano centro, poi mi sono trasferita con mio padre e siamo venuti a stare qui>giocherellavo con i lacci della tuta, lui ogni quanto poteva mi poggiava lo sguardo addosso per poi rimetterlo sulla strada.
A<ti trovi bene in classe?>
Io<si, ho legato molto con Nicolas Migliore, è il più simpatico in mezzo a quella mandria di animali>gli scappa una risatina, poi apre un'altro discorso.
A<non hai ricevuto il fiore oggi?>
Io<no, si spera a domani>lui annuisce.
A<il tuo fiore preferito?> ci penso un po prima di rispondere, poi guardando dal finestrino rispondo.
Io<la lavanda>
A<bella la lavanda>
Io<si, mia madre me la regalava sempre ad ogni compleanno prima che divorziasse con papà>
A<da quanto tempo non la vedi?>sospiro prima di rispondergli.
Io<4 anni, ne la vedo ne la sento, papà mi ha fatto tagliare tutti i rapporti anche dalla famiglia>
A<capito>

Dopo interminabili minuti arriviamo fuori casa mia, guardo il palazzo prima di tornare a guardare l'uomo accanto a me.
Io<grazie mille, a domani>
A<non preoccuparti, quando ti serve contattami>mi infila un bigliettino in tasca, poi esco sorridendo mentre l'auto scompare.

Entro in quell'appartamento cupo e freddo, sempre con le luci basse, calpestando qualche cartone di pizza, qualche scatola di medicinali sparsi e delle bottiglie di vetro sul tavolo e nel salone.
Io<papà sei a casa?>la mia voce rimbombava nelle stanze senza ricevere risposta, poi sento dei lamenti della camera da letto.
Io<papà?>
l'uomo era disteso sul letto a pancia in giu, la stanza era al buio, illuminata solo dalla fioca luce della tv che dava un canale inesistente, il letto e i comodini erano zeppi di vetro e medicinali.
Io<di nuovo papà, che cazzo>sussurro, cominciando a ripulire la stanza dall'immondizia che l'uomo inerme aveva creato.
Sentivo la gola come se mi si fossero conficcati più di 100 spilli, gli occhi bruciavano a causa dell'acqua salata che intimidiva di rigarmi le guance, la puzza di alcol ed erba inondava le mie narici fino a quasi farmi vomitare.
Una volta chiusa la porta do una sistemata alla cucina, poi mi faccio una doccia e mi corico, sperando che questa giornata sia finalmente finita.

Poche ore dopo, mentre ero quasi nel limbo del sonno sento dei rumori provenire dalla cucina, cosi decido di alzarmi per andare a controllare.
Papà<dove sono le mie birre>lamentava la sua voce, mentre svuotava il frigo per cercare le bottiglie di vetro che erano assenti.
Io<papà hai bevuto tutto, vai a dormire>
Papà<stai zitta, ho bisogno delle mie birre cazzo>apre i mobili, mette a soqquadro una casa senza trovare nulla, e come sempre, la colpa ricade su me stessa.
Si avvicina pericolosamente, cominciando a spintonarmi, insultarmi e alzarmi le mani contro.
Io<papà smettila>singhiozzo, mentre ogni suo colpo bruciava nell'anima come un fuoco, una lama bollente che mi lacerava ogni volta.
Corro in camera mia, chiudendo la porta a chiave sperando che si arrendesse, ma va avanti a cercare di buttarla giu fino alle 4, da allora sento solo silenzio, segno che si è addormentato, cosi mi siedo sul letto accendendomi una sigaretta per far passare il tempo che passo senza chiudere occhio, dino alla sveglia, che mi ricorda che tra un'ora mi sarei dovuta alzare e preparare.

+39 335********
hey lavanda, come va?

Il suo messaggio compare sullo schermo che illumina tutta la stanza, sorrido afferrando il cellulare per potergli rispondere.

Flaws and Sins.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora