Ale<Alice dimmi che cazzo ci fanno queste sigarette qui.>
Mi si pianta davanti, mentre io non riuscivo a guardarlo.
Il ragazzo che mi ha salvata dal preside è uno di loro, il nemico di mio fratello, ed io l'ho fatto entrare in casa.
Io<mi si è ficcato in casa, è entrato dal balcone>
Ale<devo crederti? perché fino ad ora mi hai sparato solo cazzate>
Io<ti giuro, ho provato a farlo uscire ma non ha voluto>
Ale<allora quel figlio di puttana se la vede con me>mi da un'ultima occhiata prima di fare una filata in camera sua, gettando il pacchetto nel cestino.
Ma che cazzo, proprio le sigarette gli dovevano cadere? potevano cadergli tante cose proprio quelle.
Cazzo se si vedono e si picchiano per colpa mia Alessio scopre tutto, sono stata un'idiota, merda.Ginevra's pov.
Io<mamma sono a casa>
Mamma<dove sei stata tutto questo tempo?>mormora dal divano, senza muoversi di un millimetro.
Io<sono stata con le ragazze, per trovare dei vestiti per la serata->
Mamma<quale serata?>
Io<la serata al planetario, di cui ti ho parlato>sentivo un tremolio lungo il corpo, mentre lei continuava a non guardarmi.
Mamma<tu non andrai a nessuna serata Ginevra, ne vale la tua reputazione, non puoi mostrati una puttana come le tue amiche, quindi resterai qui a studiare mentre io sarò a lavoro.>sentivo dei pezzi del mio cuore sgretolarsi a poco a poco, mentre le lacrime mi bruciavano la pelle.
io<ma che stai dicendo mamma?>
Mamma<non mi hai sentito cara?>si gira solo adesso per osservarmi, come se nulla fosse, per poi tornare a guardare la tv.
Mamma<devi recuperare quel 7 in matematica, e finche non diventa un 8 tu non ti muovi da qui se non per andare al Cambridge o a scuola, sono stata chiara?>
io<mamma ho 17 anni, non puoi dirmi cosa devo fare oppure no, non comandi la mia vita>
Mamma<come osi parlarmi in questo modo?>si alza di scatto, puntandomi i suoi occhi addosso che quasi mi lacerano.
Io<se voglio andare alla festa ci vado, tu non puoi impedirmi di farlo solo perché tu non ti sei realizzata nella vita, ho bisogno di farmi una vita, di uscire con i miei amici, basta dirmi cosa fare o non fare>
Mamma<vedi come ti stanno facendo diventare quelle zoccole? tu non mi hai mai parlata cosi, cosa ti sta succedendo?>si avvicina, mentre io continuavo a piangere.
Io<sono cresciuta mamma, nessuno mi dice cosa o non fare, se voglio andare ad una festa lo faccio e basta, ho smesso di ascoltarti, ho smesso di fare ciò che mi dici, ho smesso di fare tutto quello che cuoi perché non sono più una ragazzina, cazzo>sputo tutto d'un fiato, mentre lei resta impalata, vuota di espressione.
Dopo pochi istanti la mia guancia comincia a bruciare a causa di un suo schiaffo, mi prende una ciocca di capelli racchiudendola in una mano portandomi dritta in camera.
Mamma<forse ora impari ad essere più rispettosa nei miei confronti, ricordati che io ti ho messa al mondo, io ti ho cresciuta e io posso farti qualsiasi cosa.>sbatte la porta chiudendola a chiave, mentre io battevo i pugni sul legno con tutta la forza che avevo per cercare di buttarla giù.
Ora mi ritrovo in camera, con le lacrime agli occhi, i singhiozzi che quasi non mi facevano respirare, mille pensieri che mi viaggiavano in testa e il telefono che continuava a squillare di messaggi.
Non sapevo che fare, non potevo ubbidire e lasciare le cose cosi, ma non potevo nemmeno dire alle ragazze ciò che era successo, mi avrebbero spinta a denunciarla e non potevo fare questo a mia madre.
È comunque la donna che mi ha messo al mondo e mi ha cresciuta, nonostante i suoi comportamenti. Forse aveva ragione, forse dovrei allontanarmi dal gruppo, forse mi sono fatta condizionare da loro.
Nel frattempo le lacrime avevano cominciato a cessare, il mio sguardo si punta nel vuoto, mentre il telefono era in silenzioso, come il resto della stanza.Giorgio's pov.
Io<Gio sono pronta>urla dalla sua stanza, mentre finisco di sistemarmi i capelli per poi raggiungere il salone.
Io<sei bellissima Rapunzel, andiamo dai>la guardo, lasciandole un bacio sulla guancia.
Mamma<dove andate?>esce dalla cucina con un panno in mano, mentre io cerco di essere il più indifferente possibile.
Io<te l'ho detto, la portavo a cena fuori>
Mamma<e la tua mamma la lasci a casa Gio?>fa un mezzo sorriso, mentre io filo alla porta per aprirla e far uscire Rikki.
io<è una serata tra fratelli, non in famiglia>mi chiudo la porta alle spalle, avvicinandomi come se niente fosse alla moto per poi accenderla e partire con mia sorella verso un ristorante del centro.Milano, una delle città più belle d'Italia.
Con i suoi pregi ed i suoi difetti, sempre spiccante agli occhi dei turisti, e a volte anche dei Milanesi stessi.
Da una parte il bianco, La Scala, La Galleria e tutte le sue bellezze, dall'altra il nero, con i vicoli il cui fondo e più profondo e scuro dell'oceano.
E noi siamo nati in una delle sue venature più profonde, dove il futuro bisogna crearselo da se già in tenera età, dove non tutto ci è dovuto, dove i tossici collassano nelle piazze davanti ai bambini che giocano con i palloni rappezzati con qualche pezza e qualche stoffa in qua e in la.Il ristorante si trovava a mezz'ora da casa nostra, era un locale a 4 stelle che aveva una terrazza che sbocciava sulla piazza del Duomo, con la sua enorme struttura che era illuminata dai fari del posto, con la Madonnina dorata che spiccava su una delle sue punte.
Io<ti piace?>
Rikki<Giorgio è spettacolare>sospira mia sorella, affacciandosi sulla veduta, per prendere poi posto in terrazza.
Rikki<non dovevi Gio, chissà quanto hai speso per portarmi qua>mi rimprovera, ancora con gli occhi fuori la ringhiera.
Io<per mia sorella potrei anche riempirmi di debiti, a me basta che tu sia felice>
Rikki<non farmi diventare un pomodoro adesso>sorride, coprendosi la faccia con le sue mani.
Mi avvicino, guardandola come se fosse la pietra più preziosa che possa possedere, afferrandole e stringendole alle mie.
Io<sei bellissima, smettila di coprirti>lei mi guarda, poi arriva il cameriere che prende i nostri ordini e restiamo a parlare io e lei, con un violino di sottofondo e la tranquillità della sera.