3. Kaia

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Mi girai e rigirai nel letto, consapevole che avrei dovuto aprire gli occhi ed iniziare una nuova giornata di lavoro ma a farmi scattare sull'attenti fu la realizzazione che non ricordavo affatto di essere tornata a casa mia.

Mi alzai di botto e come mio solito vidi nero per alcuni secondi, quando ripresi le piene facoltà visive mi resi conto che il letto King size su cui ero comodamente seduta non fosse affatto il mio, che l'appartamento in cui mi trovavo non fosse il mio e ciliegina sulla torta la maglia enorme che indossavo non aveva nulla a che vedere col mio pigiama verde con la stampa di un avocado.

«Merda cosa ho combinato, Signore ti prego fa che non è quello che penso» non sapevo cosa fare, l'appartamento mi sembrava vuoto dal momento che era tutto open space e potevo avere la visuale di tutti gli ambienti.

«Merda» mi alzai dal letto cercando quanto meno i miei vestiti che sembravano spariti, fortuna che almeno indossavo le mutande.

«Merda» l'avevo già detto?

Mi voltai scattando come una molla appena sentii il rumore della serratura, con l'ansia e il terrore di chi potesse essere il soggetto proprietario di casa.

Tirai un sospiro di sollievo, cercando poi di regolarizzare il respiro, quando mi si presentò davanti la figura imponente di Adam, vero che non lo conoscevo affatto ma era amico di Sienna quindi quanto meno non si trattava di un serial killer.

«Ehi ti sei svegliata, stai bene?» Evidentemente il mio aspetto doveva emanare puro terrore, tant'è che Adam posò il piccolo sacchetto che teneva in mano per venirmi in contro e spostarmi i capelli dal viso, cosa che non volevo facesse ma non avevo avuto il tempo di scansarmi.

Era palese avesse notato il piccolo taglio che avevo alla tempia ma per mia fortuna scelse di non fare domande.

«Vieni a sederti, vuoi che ti porti al pronto soccorso?» Mi accomodai sulla piccola poltrona accettando il bicchiere d'acqua che mi stava offrendo.

«No, non c'è bisogno, è solo un accumulo di paura. Mi sono svegliata in questa casa, ho sentito la porta aprirsi e mi è salito il panico, per fortuna che eri tu» lo vidi stupirsi delle mie parole, si accovacciò davanti a me per permettermi di guardarlo negli occhi, cosa assai difficile vista la sua stazza degna di nota.

Mi concessi qualche secondo per guardarlo e capii che lui stesse facendo esattamente la stessa cosa. I capelli castani tirati indietro lasciavano piena visuale del viso, un bellissimo viso lasciatemelo dire, i tratti marcati, gli occhi di un azzurro limpidissimo mi stavano fissando attentamente, la bocca carnosa contornata da un leggerissimo strato di barba dal quale riuscivo comunque ad intravedere un piccolo neo, le spalle grandi, tanto grandi, fasciate da una t-shirt nera simile a quella che indossavo io.

«La maglia che ho addosso è la tua?» Brava Kaia, la domanda più sensata da fare in questa situazione.

«Si» rispose secco o seccato non saprei dire.

«Prima che inizi a farti strane idee, te l'ha messa Sienna, non è successo niente tra di noi, puoi stare serena» non capivo perché si fosse stizzito dal nulla, si alzò senza nemmeno rivolgermi uno sguardo per poi riprendere il sacchetto e tirare fuori due ciambelle. Capii che quella doveva essere la mia colazione, decisi di non polemizzare per il suo atteggiamento e ricordarmi che in fondo non eravamo amici o altro e comunque mi aveva ospitata e si era preoccupato di prendermi la colazione.

«Mhhhh le ciambelle di Jordan sono le migliori» mugolai in apprezzamento.

«Chi è Jordan?» Corrucciò le sopracciglia assumendo un'espressione davvero buffa.

«È il pasticcere che lavora per Noah e Sienna, in realtà è un ragazzo che ama fare i dolci loro lo hanno assunto all'inizio quando non potevano permettersi un vero pasticcere. Diciamo che è stata una sfida andata decisamente a buon fine, adesso Jordan sta frequentando un corso di pasticceria» terminai il discorso, decisamente più lungo di quanto dovesse essere.

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