26. Kaia

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«Ehi Kaia posso rubarti un secondo?»

«Certo Jordan, dimmi tutto» posai il vassoio sul bancone e mi sedetti allo sgabello per sentire cosa Jordan avesse da dirmi.

Era stato lui ad interromperci e probabilmente dovevo essergliene grata, avevo ormai sbollito la collera e sarei stata in grado di affrontare civilmente il discorso, non potevo dire la stessa di Adam che invece aveva passato l'ultima mezz'ora col broncio e l'estrema capacità di far finta che io non ci fossi.

«Domani al corso di pasticceria dovremo fare una torta per un evento e ci hanno chiesto se volevamo portare una persona con noi, io avevo pensato a te, so quanto ami le torte e pensavo di fare la tua preferita» il mio viso si illuminò di un sorriso radioso al solo pensiero di gustarmi quella prelibatezza.

«La Baked Alaska» esclamai con estremo entusiasmo, era una torta con ripieno di gelato tipica di Carmel, era tradizione mia e di Peter mangiarne una fetta ogni volta che venivamo qui in vacanza e il giorno prima di partire, un pò come benvenuto e arrivederci.

«Esattamente quella» lanciai un gridolino di gioia, fremendo sullo sgabello, non vedevo l'ora fosse domani per regalare una gioia alle mie papille gustative.

«Mi dispiace interrompere questo entusiasmo ma siamo a lavoro»

Sentire Adam recriminare agli altri di non lavorare rientrava tra le cose più esilaranti della giornata, non che fossero molte, tuttavia non ci voleva troppo ad intuire che sentiva semplicemente il suo ego minato e quindi necessitava di rivendicare la sua presenza. Tipico maschio basico.

«Sei un guastafeste Adam, da quando ti interessa lavorare?» Jordan pensava di fare una battuta e mantenere un clima gioviale ma Adam non era affatto d'accordo. Mi sarei quasi divertita nel vederli marcare il territorio se solo al momento la mia unica fonte di buonumore non fosse in relazione ad una torta che ancora dovevo mangiare, il che la diceva lunga su quanto io avessi voglia di avere a che fare con loro.

«Lascia perdere Jordan, Adam ha ragione, pausa finita si torna a lavoro»

«Aspetta Kaia, allora per domani posso confermare la tua presenza?» Sentivo quattro occhi puntati addosso, due erano estremamente fiduciosi, gli altri due non potevo vederli ma sicuramente mi stavano fulminando.

«Certo, conferma pure, tanto ho molto tempo libero» mi congedai con un leggero sorriso, per poi allontanarmi da entrambi e passare tra i tavoli per prendere nuove ordinazioni.

«Cosa vai a fare domani con quello lì?»

Mi sentivo esasperata, avevo l'estrema necessità di uscire, stare da sola e lanciare un grido che mi avrebbe permesso di sfogare, era solo mezzogiorno eppure mi sentivo stanca come se avessi affrontato un'intera giornata di fatiche.

«Adam, te lo chiedo per favore»

«Penso di non aver fatto nulla di molesto, ho solamente chiesto che impegno hai domani»

«Signorina vorremmo ordinare» mi sentivo in una bolla, da un lato la gente che aumentava e reclamava le nostre attenzioni, poi c'era Adam che era pressante e ingombrante, il lavoro, Peter e Adelaide che avrei dovuto incontrare nel pomeriggio, il gender reveal di Sienna e Noah, la mia cazzo di vita che girava sempre attorno agli altri.

«Kaia, Kaia ti senti bene?»

Avevo il respiro affannato, vedevo le sagome delle persone muoversi ma sentivo il mio corpo dissociato dalla mente, come se mi guardassi da fuori.

«Cosa succede? Kaia che ti prende? Adam cosa ha fatto?» Sienna doveva essere arrivata, anche in stato confusionale riconoscevo le sue milioni di domande.

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