Stavo gustando la mia fetta di Baked Alaska, nulla a che vedere con la pasticceria in centro dove ero solita andare a mangiarla ma comunque abbastanza godibile, Jordan si era impegnato tanto perciò mangiai il dolce con più enfasi di quanto effettivamente meritasse.«Ti piace?» Domandò con sguardo speranzoso che mi impegnai a non spegnere.
«Davvero buona» accompagnai la risposta con un sorriso per caricare un pò il concetto visto che nonostante la quantità di zuccheri assunti non mi sentivo per nulla addolcita.
La verità era che non avevo chiuso occhio, il mio cervello aveva vorticato per tutta la notte sugli avvenimenti della giornata, in particolar modo sull'ultima parte.
Avevo ripensato a Peter e al suo atteggiamento ostile che non riuscivo a spiegarmi, sembrava quasi gli desse fastidio la mia presenza o peggio ancora che lo infastidisse il fatto che io stessi cercando di portare avanti la mia vita mentre lui aveva deciso di darle uno stop.
Per il primo periodo dopo l'incidente io e la nonna avevamo cercato di incoraggiarlo, in parte c'era la speranza che con una buona fisioterapia potesse riprendere a camminare e lui in primis sembrava propositivo ma ben presto ci eravamo resi conto che non ci sarebbe stato nulla da fare.
Anche dal punto di vista psicologico la situazione non era migliore, convivere con quel tipo di trauma e di senso di colpa lo aveva notevolmente segnato e potevo capirlo, dopo quasi un anno portavo gli strascichi di quel momento come se lo avessi vissuto pochi istanti prima.
Avevo cercato di essere comprensiva, di caricarmi dei suoi stati d'animo, di essere il suo punchingball perché, essendo la persona che condivideva con lui quel momento, che aveva vissuto il panico e la paura, sentivo fosse giusto assorbire il suo rancore ma avevo sempre pensato fosse una forma di difesa, non che pensasse davvero di odiarmi.
Ero perfino arrivata a pensare che se avesse potuto tornare indietro e scegliere chi sacrificare tra i presenti in quella macchina sarei stata la sua prima scelta.
«Kaia, sei tra noi?» Mi trovai di fronte la mano di Jordan che sventolava davanti alla mia faccia.
«Si scusa, ero nel mio mondo»
«Ho notato, ti parlavo ma eri proprio tra le nuvole» stessa cosa che mi recriminava Adam, con modi diversi ma il concetto era quello.
Lo stesso Adam che aveva occupato l'altra metà dei miei pensieri e che non vedevo l'ora di incontrare.
«Qui abbiamo finito, se ti va possiamo fare un giro per il centro prima di andare al Four Roses?» Fermi tutti, come eravamo passati da un invito a mangiare una fetta di torta al corso di pasticceria al proporre una passeggiata in centro?
Non era assolutamente quello che volevo, avevo accettato letteralmente solo per poter mangiare, non perché avessi qualche tipo di interesse nei suoi confronti, nonostante avessi intuito che Jordan nutrisse una simpatia per me avevo sempre fatto fede sulla sua timidezza.
«Ehm mi dispiace non posso, ho la giornata già organizzata» tentai un sorriso che non potevo garantire fosse uscito bene.
Non avevo alcuna intenzione di impelagarmi in una situazione del genere, un conto era Adam con cui era avvenuto tutto naturalmente e che sarebbe andato via, un conto era una persona che sarebbe rimasta e a cui avrei dovuto raccontare tutto e affidare me stessa.
Categoricamente no!
«Oh ok, sarà per un'altra volta» mugugnai un "mhh" di assenzo iniziando a raccattare le mie cose per avviarmi verso l'uscita, sperando lui avesse altro da fare così da evitarmi il momento in cui si fosse trovato davanti la persona con cui avevo la giornata organizzata.
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Bring me to Life
Teen FictionKaia è una ragazza con un trauma alle spalle, vive a Carmel per punirsi, per ricordarsi ogni giorno che a lei è stata concessa un'altra possibilità. Adam odia Carmel più di qualsiasi altra cosa, un terribile evento gli ricorda ogni giorno quanto la...