«Tutto bene, vuoi che rallento?» Camminavamo per le strade semi deserte di Carmel, ancora non sapevo dove mi volesse portare, sapevo solo che mi ero lasciata convincere e mi trovavo seduta lato passeggero.«Se rallenti ancora un po' probabilmente penseranno che debbano darci una spinta» cercai di drammatizzare ma ero tesa come una corda di violino, mi tenevo stretta alla cintura di sicurezza esattamente come avrei dovuto fare in quel momento quando vidi due fari avvicinarsi sempre di più, fino al momento in cui non vidi più nulla.
Ricordavo alla perfezione ogni secondo, il mio cervello non aveva rimosso nulla, ricordavo la paura, le urla, le gomme stridere sull'asfalto. Ricordavo anche la negligenza che avevamo avuto, perché quello che era successo potevamo renderlo evitabile, il nostro non era stato un incidente di cui eravamo stati vittime, il nostro era stato un atto stupido da cui eravamo stati puniti in maniera più o meno irreversibile.
«Dobbiamo tornare indietro a prendere Ronda a quanto pare ha litigato con Gregory e l'ha piantata alla festa» ci informò tenendo il cellulare in una mano mentre con l'altra manteneva il volante.
Aveva insistito affinché guidasse lei la macchina di Peter, il quale come al solito non sapeva dirle di no, peccato che non era nelle condizioni di guidare e la decisione che prese poco dopo ne fu la conferma.
«Kaia non manca molto» ritornai al presente, non mi ero neppure resa conto che mi fossi assentata per diversi minuti. Mi girai a guardare Adam che alternava qualche occhiata nella mia direzione con espressione preoccupata. Mi dispiaceva molto non essere nelle piene facoltà perché avrei voluto godermi la visione di Adam alla guida, così sicuro, con una mano poggiata sul volante e il gomito là dove il finestrino era abbassato, l'altra mano sul cambio, gli occhiali da sole a coprire gli occhi e i capelli scombinanti dal vento. Forse perdermi a guardarlo sarebbe stata un'ottima distrazione.
«Non sono abituato al tuo silenzio»
«Dovresti essere felice» dovevo riconoscere che quando mi prendeva la parlantina ero abbastanza fastidiosa, tuttavia capitavano spesso momenti in cui mi chiudevo in me stessa ed era come se il mio cervello mi imponesse di non parlare, era una sensazione strana, mia madre si arrabbiava sempre quando entravo nel mio mutismo.
«Dovrei, ma in realtà non mi dispiace particolarmente sentirti parlare, sei meno fastidiosa di altri» vidi il profilo di un sorriso spuntargli in volto e di riflesso sentii le guance tirare per lo stesso motivo.
«Quanta dolcezza Adam Evans, non starai forse esagerando?»
«Questa è una versione inedita» sussurrò come fosse un segreto.
«Quanto inedita?» Sussurrai a mia volta reggendogli il gioco.
«Direi quasi esclusiva» mi trovai in difficoltà sul come rispondere ma d'altro canto non ne ebbi modo visto che si apprestò a girare in una piazzola che conoscevo molto bene. Avevo quasi dimenticato che fossimo in macchina, lo scambio di battute con lui mi aveva distratta da qualsiasi pensiero sgradito.
Parcheggiò nel primo posto libero, eravamo stati fortunati dato che in quello spiazzo c'erano pochi posti per molti turisti.
A Carmel lo chiamavamo: il castello. Non che lo fosse realmente, semplicemente era la parte più storica della cittadina, situata a strapiombo sul mare e bisognava intraprendere un percorso abbastanza ripido, fatto di natura e sampietrini, per poi arrivare in cima e godere di una vista senza eguali.
«La tua tattica è sfinirmi così da non sentirmi più chiacchierare?» Eravamo scesi dalla macchina e lo vidi dirigersi verso il bagagliaio.
«Ti ho già detto che non mi dispiace sentirti parlare e poi per oggi mi serve che tu sia molto loquace» corrugai le sopracciglia in un'espressione confusa, non capivo cosa intendesse.
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Bring me to Life
Teen FictionKaia è una ragazza con un trauma alle spalle, vive a Carmel per punirsi, per ricordarsi ogni giorno che a lei è stata concessa un'altra possibilità. Adam odia Carmel più di qualsiasi altra cosa, un terribile evento gli ricorda ogni giorno quanto la...