23. Adam

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Ci eravamo finalmente liberati di Noah ed eravamo finalmente entrati a casa, non desideravo altro che darmi una rinfrescata e riposarmi, a quanto pare fare l'eroe risucchiava una grande dose di energia.

«Allora, come ci organizziamo?» Eravamo in mezzo al salotto fermi da qualche minuto e onestamente non capivo cosa stesse aspettando a muoversi.

Mi voltai verso Kaia trovandola a fissarmi con uno sguardo che non riuscivo a decifrare, era difficile capire quali emozioni provasse ma in quel momento sembrava esserci un fuoco nei suoi occhi.

«Va tutto bene Kaia?»

Annuì distrattamente, mi guardava come se fosse imbambolata, pareva quasi stesse decidendo se fare o meno qualcosa.

Forse aver deciso di rimanere da lei senza nemmeno consultarla non era stata la mossa più giusta, l'avevo messa a disagio e adesso ne pagavo il conto.

Fatto stava che ormai sarei rimasto e se lo sarebbe fatto andar bene, piuttosto avrei dormito sul tappeto.

«Beh di solito quando si hanno ospiti si chiede se vogliono bere qualcosa, si fa fare un giro della casa, fissarli come una pazza allucinata non è proprio l'accogli-» non finii nemmeno la frase che nel giro di un secondo mi venne incontro afferrandomi il collo per spingermi verso di lei e baciarmi.

Rimasi attonito con le braccia a penzoloni, non mi sarei minimamente aspettato una reazione del genere da parte sua.

Non mi servì però molto tempo prima di rendermi conto di cosa stesse succedendo e di quanto volevo che accadesse di nuovo.

Avevo desiderato di baciarla ancora esattamente dal secondo dopo in cui avevo smesso di farlo, perciò la sollevai senza il minimo sforzo così che fossimo alla stessa altezza e mi permisi giusto un momento per guardarla negli occhi, di modo da vedere quanto fosse carina col respiro affannato, il viso arrossato e le labbra piene.

L'avrei baciata per il resto della notte.

«Sentiti libera di guardarmi come una pazza allucinata tutte le volte che vuoi» mormorai con la voce roca.

«Non vedevo l'ora che Noah andasse via per poterlo fare» la sincerità con cui lo disse unito al tono pieno di desiderio mi caricarono di un impeto che feci fatica a controllare.

«Dov'è camera tua?»

«Al piano di sopra»

Mi staccai dalle sue labbra solo per evitare che entrambi ruzzolassimo giù dalle scale, per quella sera avevamo già rischiato abbastanza.

Entrai in una delle due porte del piano superiore ringraziando il cielo che ci fosse un letto sul quale mi sedetti con ancora Kaia tra le braccia.

Ci guardammo per alcuni secondi, personalmente sapevo benissimo cosa avrei voluto fare ma non sapevo se fosse lo stesso per lei. Cosa avrebbe comportato fare un passo simile?

«A questo punto il badboy di turno avrebbe tirato fuori una frase ad effetto per sedurre la protagonista ed indurla allo step successivo» mi guardava maliziosa, era perfettamente consapevole di ciò che sarebbe potuto succedere e sembrava del tutto a proprio agio.

«Sei sicura? Sai che farlo adesso non comporta» mi interruppe a metà frase e forse fu un bene perché non sapevo come continuare senza risultare uno stronzo insensibile, ma dovevo essere onesto.

«Adam, se siamo in questa stanza è perché l'ho voluto io, non è stata una tua scelta. Ho rischiato di morire per la seconda volta, direi che non c'è sempre tutto questo tempo per aspettare che sia il momento giusto per fare qualcosa, delle volte bisogna farlo e basta e io al momento voglio venire a letto con te» sentii il sangue fluire in ogni parte del corpo per svariati motivi, per avermi confessato di aver rischiato la vita, per essere così provocatoria, per essere così dannatamente carina seduta sulle mie gambe, i capelli ad incorniciarle il viso e negli occhi alte aspettative che mi sarei premurato di soddisfare una ad una.

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