40. Adam

20 2 6
                                    




I giorni passavano eppure sentivo di non star combinando niente, di essere rimasto fermo.

Il rapporto tra me e Kaia era la questione che più mi premeva perché percepivo una velata battuta d'arresto.

Eravamo come due calamite dello stesso polo, entrambi sentivamo il bisogno di attrarci e stare assieme, sentivo l'esigenza di vederla, di starle vicino emotivamente e fisicamente eppure quando ci provavamo sembrava quasi che ci respingessimo.

Non capivo cosa avesse potuto causare questo stop.

Dopo che mi ero aperto con lei, avevo messo in conto lo shock perché sapevo di aver raccontato una parte spinosa e indelebile che avrebbe fatto parte di me per sempre, nonostante un primo momento di confusione mi sembrava avesse assimilato ciò che le avevo raccontato ma più i giorni passavano e più mi sembrava che lei volesse evitare a tutti i costi di parlare proprio di ciò che paradossalmente si era battuta tanto per conoscere.

Eravamo attivati al 15 di Agosto, il giorno in cui tutto era accaduto, il giorno in cui la vita di Anita si era spenta e con lei anche un po' della mia.

Non potevo negare che avrei voluto condividere con Kaia questo giorno, cosa che per me suonava assurdo fino a qualche settimana fa.

Avevo da sempre pensato che il primo anniversario della morte di Anita lo avrei passato in un bar di San Francisco, scolandomi una serie di bicchieri, maledicendomi per non averla fermata in tempo.

Invece un anno dopo ero a Carmel, a pochi chilometri da cui tutto era successo, desiderando di sedermi di fronte al mare assieme ad una ragazza che sulla carta conoscevo appena ma che desideravo di scoprire sempre di più.

Perfino l'idea di andarmene non mi entusiasmava più come prima, se non avessi avuto la mia vita da portare avanti probabilmente avrei usato la scusa del Four Roses per restare più di quanto programmato.

Tuttavia i miei piani della giornata dovevano essere ridimensionati perché Kaia era scappata da Adelaide molto presto, non mi aveva detto molto ma a quanto pare doveva stare molto male visto che la sua testa era ancora più tra le nuvole del solito, e appena aveva del tempo libero correva da lei.

Sapevo che anche Kaia aveva un trauma che si portava dentro, così come sapevo che Adelaide era la nonna della persona che era in macchina con lei proprio quel giorno e seppur non me lo avesse detto apertamente, avevo intuito che questo periodo doveva coincidere anche con il suo incidente.

Ecco perché avevo lasciato perdere, mi sarei comunque seduto in riva al mare ma lo avrei fatto da solo.

«Adam, come stai?»

Avevo ricevuto questa domanda almeno un centinaio di volte da quando avevo aperto gli occhi e per quanto capissi il tentativo di vicinanza, trovavo molto stupido chiedermelo. Insomma, come potevo mai stare?

L'intenzione di Tara però non mi sembrava mirata solo a sapere effettivamente come stessi, la conoscevo abbastanza da capire che voleva andare a parare da qualche parte dello specifico.

«Cosa vuoi, Tara?»

«Non mi aspettavo di trovarti tutto solo in una giornata importante come questa, la tua paladina della giustizia aveva di meglio da fare?» Utilizzò il tipico tono infantile che tirava fuori quando non gli andava giù qualcosa, e in quel caso il "qualcosa" era riconducibile ad un "qualcuno", ovvero Kaia.

Dopo la scena in spiaggia la tensione tra loro era palpabile, non si rivolgevano parola ma solo sguardi truci e se forse Kaia si sarebbe limitata a quello ero ben conscio che Tara non avrebbe fatto lo stesso.

«Kaia ha le sue cose da fare»

Tentai di troncarla sul nascere con l'intenzione di andare via, dato che ero venuto sul lungomare per rilassarmi e non avere la voce di Tara nelle orecchie, intenzione che si stroncò sul nascere quando mi pose un'altra domanda.

Bring me to LifeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora