24. Adam

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Mi svegliai con l'odore del caffè e la sensazione concreta di avere una persona al mio fianco.

Non aspettai molto ad aprire gli occhi per avere la certezza e trovarmi davanti la ragazzina, in ginocchio sul letto, con un piccolo vassoio poggiato sulle gambe.

«Buongiorno» era bella sveglia e pimpante, i capelli scuri lasciati sciolti le arrivavano a toccarle le cosce, indossava un coordinato monocolore che le lasciava scoperte gambe e pancia e mi persi più del dovuto a guardarla.

«La mia faccia è quassù, sarebbe carino tu fingessi un minimo di interesse» mi lasciai scappare una risatina perché quando si piccava era estremamente carina.

Alzai lo sguardo, incontrando i suoi occhi chiari e non potei fare a meno di ripercorrere con la mente le immagini della notte passata insieme, dal modo in cui ci eravamo lasciati andare e da come ne fossi uscito completamente appagato.

«Mi sembri molto rilassata nonostante la brutta esperienza vissuta» la lasciai cogliere l'allusione e nel mentre mi concentrai su quale croissant addentare.

«Per brutta esperienza ti riferisci alla notte passata insieme?» Rimasi con il croissant a mezz'aria e la bocca semiaperta. Cercai sul suo volto un cenno di scherzo ma era impassibile, come se quella fosse la pura verità.

«Ovviamente no, sai bene a cosa mi stessi riferendo» spostai il vassoio poggiandolo sul comodino per dedicare completa attenzione a quella malefica stronzetta che aveva messo su un sorriso indisponente.

«Ahhh ti riferivi all'incendio, che stupida non ci avevo proprio pensato»

Balzai letteralmente su di lei in modo da ritrovarla sotto di me, nuovamente.

«Sei molto permaloso, Adam» mi mandava completamente al manicomio il modo in cui si rivolgeva a me. Ero abituato a donne che tentavano di ammaliarmi, perciò i toni e i modi erano finalizzati ad attirare un certo tipo di attenzioni, mentre a lei sembrava quasi non interessare che tipo di reazioni potesse suscitare sulla mia persona. A lei interessava solo farmi impazzire e ci stava riuscendo.

«E tu sei molto indisponente, Bambi» non resistetti alla tentazione di avvicinarmi e baciarla, me lo lasciò fare corrispondendo con altrettanta enfasi.

Presi ad accarezzarle il corpo con lentezza, concedendomi il piacere di toccarla e non potevo negare il desiderio di ripetere ciò che avevamo vissuto solo poche ore prima, ma c'era un piccolo tarlo che mi era rimasto in testa, e visto il suo buon umore mi sembrava il momento adatto per indagare.

«Cosa vuoi chiedermi?» Mi anticipò nel momento in cui mi staccai da lei e rimasi qualche secondo impalato di fronte alla sua capacità di comprendere le mie intenzioni.

«Stai palesemente pensando a qualcos'altro e non faccio nemmeno troppa fatica ad immaginare cosa» era tranquilla, nessun tono di accusa, probabilmente aveva messo in conto che prima o poi ci fossimo trovati ad affrontare questo discorso.

Si mise seduta, consapevole che il momento effusioni fosse finito e che avremmo fatto un discorso più serio. Imitai la sua posizione cercando comunque di limitare la distanza perché l'ultima cosa che volevo era metterla in una situazione scomoda.

«Ieri sera hai detto una frase che mi ha lasciato spiazzato»

«Quale frase?»

Lo sapeva benissimo, lo vedevo dai suoi occhi, voleva che ripetessi quelle parole.

«Hai detto che hai rischiato di morire per la seconda volta» dissi quelle parole tutte d'un fiato e per un breve istante vidi il suo sguardo vacillare.

«È vero»

«Cosa è successo?» Porsi quella domanda senza essere nemmeno sicuro di sentirmi pronto ad ascoltare quel racconto ma sentivo l'esigenza di conoscere, di sapere ogni cosa che la riguardava.

«Stavamo tornando da una serata, era tardi, eravamo abbastanza su di giri, ricordo che stavamo cantando a squarciagola» si perse un attimo nei ricordi, aveva un sorriso malinconico di quelli che non ci mettono nulla a tramutarsi in un'espressione di pianto.

Non mi sfuggii l'uso del plurale che ovviamente implicava il coinvolgimento di un'altra persona, avrei azzardato una domanda ma dopo un momento di pausa riprese a parlare, perciò accantonai la curiosità.

«È successo tutto in un attimo, eravamo ad un incrocio troppo presi dall'euforia non ci siamo accorti di una macchina che correva lungo la strada principale, non abbiamo fatto in tempo a frenare o deviare che la macchina si è praticamente schiantata addosso a noi» chiuse gli occhi, stringendosi le braccia attorno al corpo. Continuava ad usare quel plurale tant'è che nemmeno riuscivo a capire di chi fosse la colpa, chi guidava, sembrava così tormentata, come se quella fosse la versione imparata a memoria da raccontare a tutti.

Mi sarei dovuto avvicinare, avrei dovuto consolarla ma rimasi bloccato, nella mia mente l'immaginario del perché odiavo trovarmi in quel posto, del perché passare anche un solo minuto a Carmel fosse l'ultima cosa che volevo fare.

«In quel momento sono rimasta sola, ho perso tutto, ho perso la persona che rappresentava tutto per me, ho quasi perso la vita, ma soprattutto ho perso me stessa. Ed è per questo che sono qui, perché sento il bisogno di ritrovarmi proprio nel luogo in cui mi sono persa, delle volte credo di averlo fatto per punirmi altre perché è giusto così, ed è questo il motivo per cui non vado via, perché Kaia è ancora persa tra i vetri rotti di quella macchina» aveva la voce rotta ma manteneva una dignità ed una lucidità che mi diedero un pugno allo stomaco, mi guardava negli occhi come se volesse dirmi qualcosa, mandarmi un messaggio e chiedermi di fare lo stesso. Non mi sentivo abbastanza forte da lasciare da parte la rabbia e vedere questo posto come un punto di partenza ma vedevo lei, la sua forza, la sua bellezza, il modo in cui nonostante mantenesse quel muro di orgoglio mi stesse chiedendo di aiutarla a chiudere quel momento.

E lo feci, lo feci forse nel modo meno corretto, forse avrei dovuto consolarla, dirle quanto fosse forte, che ero certo si sarebbe ritrovata ma non feci nulla di tutto ciò.

Mi avvicinai, le scostai i capelli dal viso e senza nessun tipo di avvertimento la baciai.

Affondai la mano tra i capelli, dietro il collo, tenendola ferma permettendomi di baciarla a fondo, di dimostrarle così quanto le fossi vicino e quanto fui grato al destino per averla lasciata qui con me, per me.  



Holaaaa

capitolo un pò più corto ma mi farò perdonare col prossimo.

Abbiamo scoperto un pò di più sul passato di Kaia (o forse è quello che Kaia è disposta a far sapere)

Cosa vi aspettate nel prossimo capitolo? Attendo le vostre teorie.

Alla prossima, baci

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