11. Kaia

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holaaa

come promesso ho aggiornato anche oggi, se riusciamo a raggiungere almeno 5 stelline e 5 commenti farò un doppio aggiornamento, altrimenti aggiornerò in settimana

un bacio e buona lettura

Era passata una settimana dalla discussione al Four Roses, erano bastati esattamente sette giorni per tornare a chiudermi in me stessa, per ricordarmi che non potevo essere spensierata, che non potevo considerarmi parte di un gruppo, io avevo lui e basta.

Io e Sienna ci sentivamo tutti i giorni, mi premuravo di scriverle quando tornavo a casa perché avevo capito che la faceva sentire tranquilla, mi chiedeva di accompagnarla a comprare delle cosine per il nascituro e io accettavo, mi andava bene tutto purché passassi meno tempo possibile al Four Roses.

Io e Adam ci eravamo incrociati un paio di volte ed entrambi avevamo completamente evitato l'altro, Sienna e Noah erano passati al ristorante qualche sera ma lui non era mai venuto.

Quasi non ricordavo cosa significasse avere a che fare con lui e non potei evitare di riconoscere quanto mi avesse accesa la sua presenza, mi sentivo diversa in sua compagnia ero nuovamente solare, vivace, provocatrice, disposta al dialogo, tutte caratteristiche che da ormai un anno avevo accantonato.

Mi sentivo in dovere di spegnermi, esattamente come era successo a lui, glielo dovevo, non potevo vivere felice quando a lui non era più concesso, eppure in quei pochi giorni avevo accantonato ogni senso di colpa e avevo pensato solo a me stessa.

Forse quella discussione era stata un segno che mi ricordava quale fosse il mio posto.

«Sei persa nei tuoi pensieri» ritornai alla realtà, Sienna era di fronte a me seduta al tavolino di una gelateria.

Probabilmente il mio Milkshake avrebbe iniziato a gocciolare attraverso il bicchiere se non mi fossi decisa a berlo.

«Scusami, cosa stavi dicendo?»

«Sei sicura che vada tutto bene? Da quando c'è stata quella discussione non sei più passata al locale, mi sembri sempre così pensierosa, vuoi che faccia da mediatrice?» Avevo notato che Sienna provasse un profondo bisogno che io e Adam andassimo d'accordo.

«Non c'è bisogno di mediare, le cosa vanno in questo modo e non c'è problema» cercai di minimizzare consapevole che non l'avrei mai accontentata con una risposta così sintetica.

«Non cercare di ridimensionare tutto come tuo solito, Adam ha esagerato sia nei toni che nelle parole e questo non può averti lasciata indifferente» si appoggiò completamente allo schienale della sedia prendendo ad accarezzarsi la pancia, lo faceva sempre quando si innervosiva.

«Sarei ipocrita a negare di esserci rimasta male, a nessuno farebbe piacere sentirsi dire certe frasi e a maggior ragione con un tono così acceso ma non mi sento ferita personalmente. Io e Adam ci conosciamo a malapena da due settimane, e i giorni in cui ci siamo parlati sono esattamente pari agli stessi in cui non ci siamo rivolti parola, perciò non posso dire di provare risentimento o mancanza, mi dispiace aver troncato in maniera drastica, mi dispiace per questo clima che c'è al momento ma il mio umore non è condizionato da lui, sarebbe un pò troppo pretenzioso» spiegai col tono più neutrale possibile.

Era una sintetica verità. Non mi sentivo delusa da Adam, non gli davo la colpa di aver sporcato un rapporto perché di fatto non esisteva alcun legame tra noi. Non eravamo amici, non ci stavamo frequentando, certamente mi sarebbe piaciuto continuare a mantenere un rapporto civile con lui ma potevo sopportare la sua assenza.

Quello che mi mancava era invece il modo in cui mi ero sentita, il fatto che nonostante lui fosse la persona più restia, riuscisse comunque a creare un unione, forse perché con la scusa di fargli conoscere Carmel e le sue abitudini mi ero sentita parte di qualcosa.

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