Cari lettori,
mi domando e vi domando: sapete chiedere scusa? Insomma, sapete quanto è importante e difficile chiedere scusa? Fino a molto tempo fa il mio profondo e nascosto egoismo non mi permetteva di farlo. Parliamoci chiaramente: chi mai vorrebbe avere torto? E chiedere scusa non è forse ammettere di avere torto? Eppure è così importante farlo. Ancor più importante se la persona che ha subito un torto da parte tua è inestimabile per la tua persona.
Chiedere scusa inoltre è un atto di profonda umiltà e coraggio, una danza delicata tra l'orgoglio e la vulnerabilità. È riconoscere, con il cuore aperto, che si è falliti nel compito più sacro di tutti: quello di prendersi cura dell'altro, di rispettarne i sentimenti e i confini. La parola scusa è piccola, ma ha il peso di un universo; contiene in sé il dolore del rimpianto e la speranza della redenzione.
Quando chiediamo scusa, offriamo una parte di noi stessi, una parte che è imperfetta e fragile. Mostriamo all'altro la nostra umanità, con tutte le sue crepe e i suoi difetti, e nel farlo chiediamo di essere visti, compresi e, se possibile, perdonati. Non c'è certezza nel chiedere scusa; è un atto di fede, un abbandonarsi alla misericordia altrui, un lasciare che sia l'amore a decidere se e come sanare la ferita.
Eppure, nell'atto stesso del dispiacersi, c'è una forza straordinaria: è il primo passo verso la riconciliazione, un gesto che può spezzare catene di rancore e incomprensione, che può ricucire legami spezzati e far rifiorire relazioni appassite. È una dichiarazione di responsabilità, un impegno a non ripetere gli errori del passato, a essere persone migliori per noi stessi e per gli altri.
Scusarsi è come aprire una finestra in una stanza buia, lasciando entrare la luce della consapevolezza e della sincerità. È un invito a un dialogo autentico, a una comunicazione che va oltre le parole per toccare il cuore. È un modo per dire: "Ti vedo, ti riconosco, e il tuo dolore non mi è indifferente". In un mondo spesso dominato dall'egoismo e dall'indifferenza, chiedere scusa è un atto rivoluzionario, un segno di profonda umanità e amore.
E così, quando ci troviamo dinnanzi a quella parola, quando ci sentiamo vulnerabili e timorosi, ricordiamoci che chiedere scusa è anche un dono che facciamo a noi stessi. È liberarsi dal peso del rimorso, è riconquistare la nostra integrità, è abbracciare la bellezza di essere umani, imperfetti e capaci di crescere. È, in definitiva, un atto di amore, per l'altro e per noi stessi, e in questo gesto ritroviamo la nostra comune umanità, la nostra capacità di amare e di essere amati.Dove abbiamo lasciato le nostre protagoniste? A quella sera del mercoledì... beh, una settimana dopo, il loro tumulto interiore non si era ancora placato. Molto velocemente posso dirvi che venerdì Giusy è andata nuovamente al Redmoon con Elena ma Nadia non si era mossa di casa. Il lunedì le due amiche non andarono al pub mentre la nostra Orlandi si prese una bella sbronza in un locale non molto lontano da quello frequentato di solito. Infine il martedì Beatrice e Nadia fecero la loro solita lezione pomeridiana in cui parlarono della funzione intrinseca della letteratura.
Una svolta a questa storia venne data proprio il mercoledì: a una settimana esatta fa quasi schiaffo ed è da quì che voglio riprendere il nostro racconto.Forse non ci crederete ma entrambe vissero quella settimana come un inferno.
Giusy non capiva come fosse arrivata a un gesto del genere non avendolo mai fatto prima d'allora.
Nadia era infinitamente delusa. Oltre che arrabbiata e affranta... e la delusione è un piatto molto difficile da digerire.Però ho la certezza assoluta che voi possiate immaginare cosa avesse provocato quel gesto, seppur mancato, nei cuori e nelle menti delle due donne. Per questo motivo voglio arrivare direttamente alla svolta.
La sera del mercoledì 13 marzo 2019 qualcuno bussò alla porta di Nadia che andò ad aprire ancora assorta dalla preparazione di alcuni articoli per un convegno. Una volta aperto il portone però non vide nessuno: neanche un'ombra. Abbassando gli occhi però lo sguardo le mise dinnanzi una piccola busta bianca con un sigillo azzurro a forma di farfalla, più una crisalide.
Si chinò per raccoglierla, il cuore che batteva un po' più forte del solito. La calligrafia era delicata ma decisa, la carta di buona qualità ma soprattutto quel timbro: tutto gridava che quella lettera proveniva da Giusy.
L'ultima volta che avevano avuto un contatto, la situazione era precipitata per cui il tremore del suo corpo nel vedere scritto il suo nome sulla busta con sopra un sigillo a forma di crisalide fu più che comprensibile.
Con la lettera tra le mani, Nadia si sentì invasa da una marea di emozioni contrastanti. C'era rabbia, per il ricordo del gesto invasivo, ma anche una punta di speranza: una scintilla di qualcosa che non riusciva a sopprimere. Rientrò in casa in fretta, chiudendo la porta dietro di sé con un sospiro.
Si sedette sul divano con il cuore che tamburellava nel petto e mentre la mano le tremava leggermente tentò di aprire maldestramente la busta, cercando di mantenere la calma e soprattutto si non rompere il sigillo.
Il profumo di Giusy sembrava ancora impregnare la carta, un misto di fiori orientali e vaniglia che la riportò immediatamente a quei pochi momenti in cui erano state troppo vicine tra sguardi rubati e conversazioni a mezza voce.
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La voce della crisalide
RomanceRomanzo (L)GBT《In aggiornamento》 Nadia Orlandi e Giusy Ferrante. Un'insegnante e una cantante. Quindici anni di differenza. Nulla in comune. Avvertenze: temi forti. 1° #trailer (10/06/2024 - 06/08/2024 )