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Chi stabilisce la soglia del dolore? Chi è stato a pensare per primo che un dolore possa essere definito come più grande di un altro?
Il dolore è personale. Riguarda il nostro carattere, il nostro modo di sentire la vita. Una ragazza di novanta chili può sentirsi bella tanto quanto una ragazza con gli stessi chili può sentirsi orrenda. È così che nascono i disturbi alimentari. La morte di un caro può provocare un vuoto indicibile nel petto tanto quanto la morte dello stesso familiare può essere sinonimo di indifferenza per un'altra persona per svariati motivi.
Allo stesso modo la fine di una storia d'amore può essere vissuta come dolore o rinascita.

Eppure quì non vi sto raccontando la fine e l'inizio di una storia d'amore. Non è questo l'intento. Piuttosto vorrei raccontare il corso di una vita, forse di due... forse di molti. Forse anche di te che stai leggendo.
Una famosa poetessa italiana scriveva: ognuno di noi ha vissuto qualcosa che l'ha cambiato per sempre. Era Alda Merini a scriverlo e se conoscete la sua storia sembrerà palese pensare che chiunque a questo mondo si porta dietro dolori o gioie che hanno avuto un grande impatto sulla loro intera esistenza.

- Il fatto non è che io pensassi che l'avesse superata. Semplicemente non avrei mai immaginato che saremmo tornati a un punto peggiore di quello che avevamo lasciato.
Stefano si era svegliato da poco e la prima cosa che aveva fatto dopo aver passato una nottata quasi insonne fu un caffè doppio e una telefonata a una delle persone che forse in quel momento avrebbe potuto fare qualcosa o perlomeno aiutarlo a riordinare i pezzi. Così si era ritrovato a parlare bisbigliando al telefono con dinnanzi a sé una tazza di caffè che gli era venuto decisamente bruciato.
- Il passato non si cancella, Stefano. Tu più di tutti dovresti saperlo e Nadia fino ad ora non ha fatto altro che metterlo da parte. Non ha mai fatto nulla per affrontare veramente quello che le è successo e gli avvenimenti dell'ultimo periodo l'hanno semplicemente ritrascinata nel baratro da cui era uscita. O per meglio dire al quale si era sottomessa amichevolmente. Se vai ad aggiungere al suo passato qualcosa di nuovo è ovvio che stiamo parlando di un peggioramento.
La voce di Floriana lo aveva sempre tranquillizzato e in un modo o in un altro sempre rassicurato. Stavolta però anche le parole di chi riusciva sempre a risollevarlo non sembravano funzionare. Sembrava tutto scontato, sembrava che lui sapesse già tutto quello che lei gli stesse dicendo e questo non faceva altro che rincarare il carico da novanta.
Floriana Dante era stata in passato la sua psicoterapeuta e successivamente lo era stata anche di Nadia. Aveva giocato un ruolo molto importante nelle loro vite e sebbene con Stefano avessero chiuso i rapporti perché lui aveva deciso così ma anche perché lei era d'accordo, con Nadia la situazione era un po' diversa. Floriana in venti anni di carriera era sempre riuscita a distinguere il rapporto professionale e la vita privata ma con Nadia non c'era mai riuscita. Tanto che per un periodo le aveva chiesto di provare a cercare un altro terapeuta perché lei era troppo dentro a quella storia. Purtroppo, però, Nadia non riusciva a parlare con altri se non con lei e così la loro divenne presto una relazione un po' complicata a metà tra terapeuta-madre-amica e talvolta persino sconosciuta.
- Il passato non si cancella ma in questi anni è stata bene, avevate anche deciso di concludere la terapia...
- Lei ha deciso di concludere. O per meglio dire di non continuare. Ogni qualvolta si toccavano tasti più duri del solito scappava. Ed è la stessa cosa che sta facendo adesso. Scappare. Parliamoci chiaramente Stefano: lei è forte, molto. Ma non abbastanza.
- Non abbastanza per cosa?
- Per quello che le è successo...
- Flo, devo staccare...
Stefano chiuse la chiamata non appena si rese conto che qualcuno stava entrando nella camera del B&B.

- Hei, buongiorno. Sei tornata.
- Beh sì, evidentemente se mi vedi quì sono tornata.
Gli rispose Nadia frettolosamente.
- Come è andata in agenzia? Che ti hanno detto? Avresti potuto svegliarmi, ti avrei fatto compagnia.
- Dormivi come un ghiro e l'ho presa come un'occasione per stare un po' sola visto che non mi date tregua. Comunque è andata bene, i lavori inizieranno oggi stesso.
- Ah, di già? Non dovevano farti solo il preventivo?
- Sì ma il preventivo è stato onesto e gli ho detto di mettersi a lavoro così potrò presto smettere di dormire in questa prigione.
Nadia nel frattempo iniziò a girare per la stanza in cerca del caricabatterie del telefono.
- E quanto ti hanno chiesto?
- 42.000€
- Ah, bene... Aspetta, no. Cosa? Ma ti sei completamente fusa il cervello? È più del prezzo della casa stessa.
- No, Stefano. Semmai è più del prezzo delle fondamenta di una casa. Quel posto ha bisogno di stare in piedi. Non voglio crolli improvvisi sulla testa.
Intanto, mentre l'amico la seguiva con gli occhi, Nadia aveva ritrovato il caricatore e l'aveva infilato in borsa.
- È troppo comunque.
- Sai cosa è troppo Steph? Questa considerazione che hai nell'interesse verso quello che sto facendo.
- Forse perché ti dico la verità?
- O forse perché io prendendo delle decisioni sto solo avverando quello che avevo deciso quando ho scelto di trasferirmi?
A questo punto il clima in quella stanza divenne decisamente teso e la calma che fino a quel momento Stefano stava cercando di mantenere si disintegrò all'istante e lo fece alzare di scatto dalla sedia e dirigersi verso di lei.
- Questa è una fottuta minchiata!
- Cosa? Quale sarebbe la minchiata? Ricominciare? Sai cosa è che ti sta facendo dare di matto? Che sei venuto quì, in accordo con gli altri, con l'intento di riportarmi indietro. E il passo di oggi ti ha fatto perdere questa possibilità.
- Quindi è di questo che si tratta? Vincere o perdere? Dimostrare? Cosa cazzo devi dimostrare, Nadia? Che cazzo devi dimostrare?
- Di poterla superare anche stavolta.
Sbottò urlando la ragazza in faccia all'amico.
- Non è così che la superi, lo vuoi capire che non è questo il modo?
- E quale è il modo?
Una Nadia scomposta e in lacrime stava iniziando a cedere e Stefano tentò, quasi inutilmente, di ricomporsi riflettendo per la prima volta, in questa conversazione, per trovare le parole giuste da dire.
- Io lo so che è difficile. Lo so che fa male ma scappare non è la risposta.
- Non sto scappando!
- Lo stai facendo! Porca puttana, lo stai facendo. Io lo so che il trauma che ti hanno causato è differente ma tu... Tiralo fuori! Io sono quì, puoi contare su di me. Per tutto quello di cui hai bisogno.
Nadia alzò per un momento gli occhi al cielo e si trattenne dal lasciar sgorgare, ancora una volta, il mare che si teneva dentro poi chiuse gli occhi e fece un respiro profondo buttando fuori l'aria con un sospiro.
- Ho bisogno che tu mi appoggi. Per una volta. Senza cercare di correggermi e andarmi contro. Ho bisogno di questo. Puoi farlo?
La tensione sembrò distendersi in un attimo e Stefano, prima di rispondere si prese un istante.
- Penso di sì. Penso di poterlo fare.

Dopo la discussione avuta in camera i due ragazzi decisero di andare a pranzo fuori, per lo meno per scaricare maggiormente le frustrazioni del momento. Pranzarono molto prima del solito e a mezzogiorno e mezza erano già diretti all'orribile dimora per assistere all'inizio dei lavori.
In macchina mentre Nadia guidava attentamente come suo solito, c'era un silenzio che dava piuttosto fastidio per cui lei stessa tentò di porvi rimedio azzardando una battuta che in realtà fece sembrare e che divenne una cosa seria.
- Penso che dovrei cambiare macchina.
- No. Ora. Va bene la cascina malandata. Va bene la ristrutturazione. Sto cercando di far pace con la decisione del trasferimento ma anche la macchina no. Hai deciso di far fuori i tuoi risparmi tutti in una volta?
Nadia accennò un sorriso.
- No, seriamente. Vorrei vendere questa e prenderne un'altra. Tanto più che questa mi inizia a dare qualche problemino.
- E sentiamo, l'idea sarebbe? Una maserati? Una ferrari? Oh no, aspetta aspetta: una porsche.
- No, nessuna di queste. Direi qualcosa di più semplice. Pensavo a una Citroën C4 cactus.
- Quindi sei seria.
- In realtà quando te l'ho detto non volevo esserlo però non sarebbe male.
- E cosa mi vuoi dire con questo?
- Quello che si intende di motori sei tu, per cui...
- Okay, okay. Ho capito. Avrai la tua macchina nuova prima che io vada via tra cinque giorni.
Nadia fece segno di vittoria mentre iniziava le manovre per il parcheggio.

Sarebbe stata una giornata piuttosto piena tra muti da abbattere e fili e tubazioni da sostituire. Non l'avrebbero fatto loro, certo. Ma l'ingegnere aveva ben specificato che lei sarebbe dovuta essere lì per qualsiasi indicazione possibile. Tanto più che aveva firmato per far finire i lavori entro massimo venti giorni. Inizialmente l'accordo prevedeva 34.000€ e un mese di lavoro con dieci operai ma la maestria della nostra professoressa ha portato la cifra ad alzarsi, gli operai a raddoppiarsi e il tempo a dimezzarsi. In realtà era un investimento saggio se pensiamo che i soldi in più sarebbero stati quelli che avrebbe speso per pagare B&B e pasti mentre aspettava che finissero i lavori. Sicuramente non possiamo dire che la Orlandi il cervello non lo usi. Forse lo usa fin troppo. Forse a volte dovrebbe usare di più il cuore.

Nadia e Stefano si fermarono un momento dinnanzi al cancello e non poterono che notare un via vai di operai in prenda all'allestimento per l'inizio del lavori. D'un tratto qualcuno gli arrivò da dietro facendoli sobbalzare un poco.
– Buon pomeriggio! Chi dei due è l'ideatore di questa meravigliosa follia?
Un uomo sulla cinquantina si avvicinò a loro porgendo la mano per prima a Stefano.
- Ingegnere Aldo Marinelli, piacere.
Dopo la prima stretta di mano si voltò verso Nadia facendo lo stesso ma lei lo guardò un momento interdetta prima di porgere la sua.
– Sarei io. L'ideatore, se così mi vuol chiamare. Però non penso sia il termine più appropriato.
Si fermò un momento per poi continuare: – Sarà lei dunque a seguire i lavori?
– Io in persona, solitamente lascio questo ingrato compito a uno dei miei colleghi ma diciamo che il caso vuole che io sia il suo nuovo vicino di casa.
La ragazza spalancò un momento gli occhi per poi rispondere con tono sorpreso ma anche sfidante.
– Ahhh, quindi lei è il proprietario della villa rustica.
– Sì sì, sono io. Sai non riuscivo a credere al fatto che qualcuno si stesse buttando in questo lavoro.
– Già, eppure è così.
– Non vi ho ancora chiesto i vostri nomi.
– Io sono Stefano.
Il ragazzo colse il momento per reinserirsi nella conversazione e smettere di fare il palo: – e lei è Nadia.
– Bene, Stefano e Nadia. Presumo voi abbiate già pranzato però questo non mi impedisce di invitarvi a casa mia per un caffè. Sarebbe anche un modo per conoscerci tra vicini e parlare delle idee che avete sulla casa.
– Che ho.
Interruppe bruscamente la Orlandi: – Sono sempre io la diretta interessata.
Quella conoscenza decisamente non stava iniziando nel migliore dei modi e lei stessa se ne rese conto cercando un minimo di rimediare perché non era il caso creare antipatie tra i vicini già dai primi giorni: – però il caffè non lo rifiuto mai.
– Bene. Andiamo allora.
Al tono falso e gentile del caro ingegnere seguì l'indicazione del galantuomo ad avviarsi verso casa sua.

Era il momento di conoscere la famigliola felice.

La voce della crisalideDove le storie prendono vita. Scoprilo ora