Introduzione pt. 2

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Se da un lato del viale due amici si disperavano su come fare per rendere un dirupo abitabile nel minor tempo possibile, dall'altra parte della strada, proprio di fronte alla casa fatiscente, si estendeva un'enorme villa dall'aspetto rustico-moderno, degna di un miliardario.
E ai proprietari di quell'enorme edificio, dopotutto, i soldi proprio non mancavano.
Sembrerà quasi assurdo ma in quella villa immensa vivevano solo tre persone: l'ingegnere Aldo Marinelli, la cantante pluripremiata Giusy Ferrante e Beatrice, la loro figlia adolescente di 15 anni.
Una bella famigliola felice, ricchi, famosi, invidiati, con una casa stupenda e simpatia da vendere. Un quadro perfetto, un sogno per tutti, vero?
Mi dispiace deludere le vostre aspettative ma no, a volte l'apparenza può ingannare. Se questa storia ve la stesse raccontando la nostra professoressa Orlandi, ho la certezza che si avvarrebbe dell'ausilio di una citazione del suo amato Pirandello che diceva più o meno così: imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti.

Tante maschere e pochi volti, è proprio a questo che mi riferisco se penso alla famiglia Marinelli-Ferrante. Da chi iniziamo? Dalle donne? Troppo scontato. Inizio da quello che nell'immaginario collettivo di una scontata famiglia tradizionale dovrebbe essere il pilastro della casa. Il marito.
Aldo era un uomo belloccio che nell'ultimo periodo stava iniziando ad attraversare la crisi di mezza età e per sentirsi più giovane si era fatto sette tatuaggi diversi rappresentanti le cose più disparate. Come sappiamo ingegnere laureato cum laude all'università di Roma e rinomato in tutta Milano. Un uomo tutto d'un pezzo. Un padre eccelso e un marito amorevole. All'apparenza. Ricordate le maschere? Beh, le sue erano veramente ben strutturate dato che questo grandissimo padre di famiglia era solito tradire la moglie un giorno sì e l'altro pure con le segretarie dei suoi studi. Così terribilmente scontato e patetico. Anche se ancor più patetica appariva Giusy che non se ne accorgeva o faceva finta di non accorgersene scrivendo e cantando una storia d'amore, la loro, che sembrava essere veramente degna di un libro di fiabe. Ma no, in realtà dubito che Giusy facesse finta. Lei non sapeva, se solo avesse saputo...
Beh, continuiamo direi.
Beatrice Marinelli. Studentessa modello e Miss liceo della scuola. Bella, sportiva, corteggiata da molti e invidiata da altrettanti, sempre sorridente, sempre solare, sempre e solo la figlia di Giusy Ferrante. E di questo ne soffriva molto. Non veniva mai vista per quella che era veramente ma per chi era e non era altro che la figlia di. E dato che non poteva permettersi di fare sciocchezze visibili che avrebbero fatto fiondare sulla famiglia decine di centinaia di giornalisti e prime pagine sui blog, le sciocchezze le faceva di nascosto nella sua camera di notte. Quando le lacrime la soffocavano fino al vomito e il pensiero di dover essere la figlia perfetta, l'amica perfetta, la studentessa modello la distruggeva sempre più. Soprattutto se consideriamo che Beatrice si era accorta della maschere alle quali la sua famiglia si prestava senza troppi rimorsi.
E infine c'era lei, l'immensa Giusy Ferrante. Con lei inizierei dai numeri. Con un patrimonio al netto che si aggira intorno agli 800 milioni di euro, centinaia di date sold out negli stadi di tutto il mondo, 105 milioni di ascolti mensili in streaming su tutte le piattaforme. Circondata d'affetto, da giornalisti, da persone che farebbero ore di fila per vederla, circondata da famiglia e amici... eppure terribilmente sola.
Si sentiva sola. E si sentiva vuota.
Madre di una figlia che quasi non le rivolgeva la parola e moglie di un marito con cui non faceva neanche più l'amore da almeno due anni, Giusy poteva contare solo su un'amica sincera. Elena. La sola e l'unica che potesse capire i suoi vuoti, la sola e l'unica che sapeva di tutti i suoi malesseri. Forse la sola e l'unica che conosceva la vera faccia di Giusy Ferrante. Il loro patto di sangue fin da quando erano bambine e non erano ancora state inglobate dal mondo dello spettacolo era quello di non mentirsi mai, scriversi e chiamarsi ogni singola sera, e soprattutto quello di vedersi tutte le settimane il lunedì e il venerdì. E oggi era lunedì, ed Elena apparve sulla porta di casa di Giusy come sempre con ore in anticipo rispetto a quanto stabilito. Erano solo le 16:00 e il campanello era stato preso d'assalto dalle dita di una Elena che rischiava di congelarsi in quella fredda giornata di febbraio fino a quando finalmente qualcuno rispose al citofono.
«Chi è?»
«Bea, ti prego apri perchè rischio di morire assiderata».

Sedute attorno al falò del chiostro esterno di casa Marinelli-Ferrante, Giusy ed Elena parlavamo tranquillamente da più di un'ora e tra l'indecisione di dove andare a cena quella sera e i vari gossip sulle peripezie del fine settimana un rumore improvviso le fece sobbalzare bruscamente e alzarsi in cerca della causa di quello spavento.
Sbirciando tra le sbarre del cancello, al di là delle siepi e della strada riuscirono a intravedere tre figure sul balcone della casa diroccata che guardavano verso il basso. La ringhiera del balcone si era appena staccata lasciando solo il pavimento sotto i piedi dei tre che fecero qualche passo indietro.
«E quelli chi sono? Ma cosa fanno lì? È una pazzia entrare in quella casa, penso sia anche pericoloso».
Le parole di Elena furono accompagnate da una faccia alquanto confusa ma quelle dell'amica arrivarono subito a saziare i suoi dubbi.
«Che sia una pazzia non ci piove ma a pranzo Aldo mi ha detto che stamattina è arrivata una chiamata strana in uno dei suoi uffici. La richiesta di una ristrutturazione piuttosto importante».
E dopo aver pronunciato questa frase fece segno con la testa in direzione della casa che si ergeva sull'altro lato della strada.
«Stai scherzando vero?»
–«No, non scherzo. E posso dirti che ho avuto la stessa reazione a pranzo».
«Quell'edificio sarebbe dovuto essere demolito già da anni».
«Vedila così, qualora riuscissero veramente a ristrutturarla perlomeno non dovremmo più prendere il caffè con quella vista orrenda sullo sfondo».
«Tesoro, lo sfondo orrendo te lo sei scelta tu. Ti ho detto un numero infinito di volte di venire a vivere a Milano ma tu no. Vivi in campagna, in un posto sperduto del mondo».
«Non vivo in un posto sperduto. Vivo in un posto tranquillo che è diverso».

Per un momento Giusy non partecipò più allo scambio di battute con l'amica. Qualcosa o forse qualcuno, dall'altra parte della strada, oltre le siepi e i cancelli, sul balcone di una casa pericolante aveva decisamente attirato la sua attenzione. L'unica ragazza delle tre figure. Non riusciva a vederla bene ma poteva osservarne la postura perfetta e un'eleganza nel vestiario e nel portamento per nulla in sintonia con il posto in cui si trovava. Portava un tailleur bordeaux scuro e una camicetta bianca. Capelli lunghi e raccolti e... e niente.

Non appena cercò di sforzare gli occhi per guardarla meglio la figura scomparve dalla sua vista, all'interno di quella casa che faticava a stare ancora dritta.

«Giusy, mi stai ascoltando? Entriamo e decidiamo dove andare a mangiare stasera».
La voce di Elena arrivò flebile ma abbastanza potente da farla ritornare sulla terra.
«Tutto bene?»
Continuo l'amica dopo l'ennesimo minuto di silenzio.
La cantante deglutì più volte per poi finalmente pronunciare le prime parole dopo circa cinque minuti di assenza.
«Sì, bene. Entriamo. Il freddo mi avrà dato alla testa».

A mezzanotte in punto di quel gelido lunedì 15 febbraio, Giusy Ferrante fece ritorno a casa dopo aver bevuto due bicchieri in più del solito e si gettò sull'enorme divano del salone principale. Trascinarsi sulle scale per andare in una camera matrimoniale dove non c'è nessuno ad aspettarla se non il respiro profondo di un uomo che una volta l'amava ma che adesso non la sfiorava nemmeno più non era qualcosa per cui valesse la pena lo sforzo. Il divano per quella notte sarebbe andato più che bene.
Prima di addormentarsi però, un ultimo pensiero andò verso quella figura in lontananza sul balcone. La mente a volte gioca strani scherzi e Giusy non si domandò il perché la propria le avesse ridato l'immagine di quel momento, di quella ragazza sconosciuta intravista da lontano. L'alcool che aveva in corpo, sarà stato lui a giocarle questo scherzo. Il sonno la colse velocemente.
Quel pomeriggio Giusy Ferrante, senza ancora saperlo, aveva intravisto da lontano la donna che avrebbe in un modo o nell'altro, cambiato la monotonia delle sue giornate. La donna che avrebbe tormentato tutte le sue notti a partire da quella.

Quella notte Giusy potè godere di un sonno tranquillo e rilassante, ignara degli eventi che stavano per travolgerla come un'onda.
Quella stessa notte, a pochi chilometri di distanza, Nadia, insonne, in preda alle lacrime e al delirio si domandava come si facesse a smettere di pensare, come si facesse a non sottomettersi al dolore.

Quel giorno c'era stato un primo e flebile contatto tra due donne che in due modi diversi avevano bisogno di essere salvate ma che con molta probabilità, si sarebbero distrutte ancora di più.
Un primo e flebile sguardo aveva già dato inizio a tutto.

Ma per il momento, dormiamo anche noi sogni tranquilli. Tutto deve ancora essere raccontato.

Buonanotte, domani sarà un nuovo giorno.

La voce della crisalideDove le storie prendono vita. Scoprilo ora