16. 🔺️

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«Perché mi hai portata qui?» disse d'un tratto Giusy riportando entrambe alla realtà.

«Certe volte, quando tutto diventa troppo... vengo qui» disse Nadia quasi persa nel vento «non c'è nessuno, solo il mare, le rocce e il vuoto. È un posto che mi ricorda quanto siamo piccoli, quanto tutto quello che ci tormenta, in fondo, non è niente in confronto a questo».

Giusy la guardò, affascinata. Nadia aveva una capacità incredibile di nascondere il suo dolore dietro una maschera di forza, ma in quel momento, sotto la luce della luna, Giusy poteva vedere la fragilità che si nascondeva sotto quella superficie. Sentì un nodo formarsi in gola:
«E tu... pensi che sia niente, tutto quello che stai passando?»

Nadia la fissò per un lungo istante, poi scosse la testa «No... non lo è. Ma venire qui mi aiuta a ricordare che posso sopravvivere. Come ho fatto altre volte».

Si sedettero fianco a fianco sul bordo della piattaforma del faro, dove una volta c'era una parte scomparsa di vetrata, con le gambe penzolanti nel vuoto e il mare che si apriva sotto di loro. Giusy, per un istante, desiderò prendere la mano di Nadia ma non fece nulla, non disse nulla. Restarono in silenzio, immerse nei loro pensieri, mentre il vento gelido continuava a soffiare tra le rovine del faro e il mare sotto di loro sembrava eterno.
Poi.... Nadia si girò leggermente verso Giusy e questa prese parola:

«Quindi? Non mi dici nulla?»

«Penso che Floriana ti abbia già raccontato abbastanza» sbottò Nadia con voce bassa e un po' distante.

Giusy scosse la testa «Non è lo stesso. Voglio saperlo da te. Voglio capire davvero... chi sei. Non posso conoscerti solo attraverso gli occhi degli altri»

Nadia si spostò leggermente sedendosi più comoda e distogliendo lo sguardo dal mare. Il cigolio delle assi sembrava parlare per lei, il silenzio tra le parole era carico di dolore. Alla fine, sospirò. Non era mai facile parlare del suo passato, meno che mai di sua madre. Cercava di mantenere un tono indifferente, quasi come se l'argomento non avesse importanza, ma il tremolio che affiorava ogni tanto tradiva il suo vero stato d'animo.

«Non so da dove cominciare» ammise, massaggiandosi nervosamente una mano.

«Dall'inizio» rispose Giusy, quasi sussurrando.

«Mia madre... non è mai stata una persona stabile, lo sai già. Ma non si tratta solo di questo. La verità è che lei... mi ha sempre odiato, credo. O, almeno, è quello che ho sempre pensato. Fin da bambina ha fatto di tutto per farmi sentire in colpa, per cosa non lo so. Forse solo per essere venuta al mondo, non per mia scelta oltretutto» dece una pausa, come se quelle parole le pesassero troppo «Mi lasciò quando avevo diciassette anni» continuò con una voce più bassa «Andò via senza dire nulla, semplicemente mi svegliai una mattina e lei non c'era più. Nessuna spiegazione, nessun biglietto. Nulla, il vuoto: era come vivere in un inferno che non finiva mai» ancora un ulteriore silenzio poi continuò con tono più duro.

«E quando tornò, tra denunce varie e carabinieri, non era per chiedere scusa. Non era per sistemare le cose. Tornò per riprendere il controllo. Pensava che, dopo tutto quel tempo, potesse ancora piegarmi alla sua volontà. Ma io... non ci stavo più. Avevo trovato un po' di forza per ribellarmi così me ne andai. Presi tutto ciò che potevo portare con me e con l'aiuto di un'assistente sociale entrai in una comunità di minoti. Per un po' pensai di avercela fatta. Terminai il liceo, iniziai l'università, incontrai nuove persone. Ero convinta di essermi lasciata tutto alle spalle» fece una nuova pausa, guardando finalmente Giusy negli occhi.

«Ma non puoi mai davvero scappare, sai? Non da lei. Non da quello che è».
Nadia abbassò lo sguardo, passandosi una mano tra i capelli come per dissipare il peso dei ricordi «Quando me ne sono andata, non mi ha più lasciata in pace. Mi ha sempre seguita, mi ha sempre trovata. E ogni volta che pensavo di essere finalmente libera, lei faceva qualcosa per riportarmi nell'oscurità. La mia vita è stata una fuga costante da lei. E ad ogni passo che facevo verso la libertà, lei era lì, pronta a farmi del male, in modi che neanche riesco a spiegarti. Non accettata di non avere il controllo su di me».

La voce della crisalideDove le storie prendono vita. Scoprilo ora