34.

83 8 0
                                        

La notte continuava a trascinarsi in un silenzio quasi irreale. Il salotto di Nadia sembrava impregnato di tensione e dolore. Seduti sul divano, Giusy, Bea ed Elena sembravano tutte sospese in un limbo, incapaci di trovare le parole o il coraggio di affrontare ciò che era appena accaduto.

Nadia si alzò lentamente, la schiena rigida per uno strano dolore che cercava di ignorare «Vado un attimo in bagno» disse con un tono appena udibile, non volendo rompere il fragile silenzio che le avvolgeva. Nessuna delle altre rispose. Bea si era rannicchiata tra le braccia di sua madre, e Giusy, con lo sguardo fisso nel vuoto, accarezzava distrattamente i capelli della figlia.

Chiusa la porta del bagno dietro di sé, Nadia si appoggiò contro il lavandino, lasciando finalmente che un respiro profondo le sfuggisse dalle labbra. Era stanca, esausta in realtà, sia fisicamente che emotivamente. La ferita sul suo fianco pulsava. Si sfilò la maglietta e si osservò nello specchio: la ferita, provocata dalla bottiglia che Aldo le aveva scagliato contro, era meno superficiale di quanto si aspettasse e continuava a bruciare.

Mentre cercava di avvolgere una fasciatura attorno alla ferita, la porta si aprì all'improvviso, facendola sobbalzare. Elena, ignara che Nadia fosse già lì, era entrata senza pensarci. I suoi occhi si spalancarono:

«Nadia...!» esclamò Elena, avvicinandosi di corsa. Lo sguardo preoccupato sul suo volto era impossibile da ignorare.

La ragazza cercò di nascondere la ferita, tirando leggermente la maglietta verso il basso «Non è niente, non rendiamolo un dramma» disse, cercando di rassicurare Elena, ma il tono della sua voce non era convincente.
Lei scosse la testa, ignorando completamente il tentativo di minimizzare la situazione «Non dirmi che non è niente. Fammi vedere»

Con un sospiro, Nadia si arrese, lasciando che Elena si avvicinasse per ispezionare la ferita «È solo un taglio superficiale. Non voglio che Giusy lo sappia, capito? Ha già abbastanza problemi senza preoccuparsi anche di me»

Elena, senza dire nulla, prese il disinfettante e alcune garze dal kit di pronto soccorso che Nadia aveva tirato fuori «Non preoccuparti, non dirò niente. Ma devo aiutarti con questo» Il suo tono era calmo, ma deciso. Iniziò a pulire la ferita con delicatezza, mentre Nadia serrava i denti per il dolore, cercando di non far trapelare quanto fosse fastidioso.

«Non dovevi farlo da sola» mormorò Elena mentre applicava una nuova fasciatura «Se me lo avessi detto ti avrei dato una mano prima»

Nadia abbassò lo sguardo, sentendo una lieve onda di frustrazione «Lo so, ma non è di me che dobbiamo preoccuparci ora»

Una volta completata la fasciatura, Elena le sorrise debolmente «Fatto. Adesso possiamo tornare dalle altre. Ma promettimi che se hai bisogno di aiuto, me lo dirai... e soprattutto che se dovesse peggiorare ti farai vedere»

Nadia annuì silenziosamente, apprezzando il gesto, anche se dentro di sé sapeva che la vera battaglia non era quella contro le ferite fisiche. Le due uscirono dal bagno e tornarono in salotto.

Giusy non si era mossa. Sembrava completamente svuotata, stretta ancora attorno a Bea come se quella fosse l'unica cosa che la tenesse ancorata alla realtà. Quando Nadia ed Elena si sedettero di nuovo sul divano, nessuno parlò. Le parole non sembravano abbastanza per riempire il vuoto che aleggiava nell'aria.

Non era passato molto tempo da quando si erano sedute di nuovo in salotto, nel silenzio pesante che avvolgeva tutti, quando suonò il campanello. Nadia si alzò lentamente, lo sguardo esausto, dirigendosi verso la porta. Quando la aprì, si trovò di fronte Alessandro e Teresa, i genitori di Giusy, con il volto solcato dall'ansia e dalla preoccupazione.

«Come sta? Dov'è?» chiese subito Teresa, cercando di guardare oltre Nadia per scorgere la figlia. Le sue mani tremavano leggermente, come se il peso dell'incertezza fosse stato troppo da sopportare.

La voce della crisalideDove le storie prendono vita. Scoprilo ora