17.

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Il ritorno in moto fu silenzioso, carico di una tensione palpabile che riempiva l'aria attorno a loro. Giusy, seduta dietro Nadia, le mani saldamente posate sui suoi fianchi, cercava di raccogliere i pensieri. Il vento notturno le sferzava il viso, eppure il calore del corpo di Nadia sotto le sue mani la faceva sentire ancora intrappolata in quell'intensità che avevano vissuto solo pochi istanti prima.

Nadia, con lo sguardo fisso sulla strada, sentiva ogni leggero movimento di Giusy dietro di sé. Aveva la mente era in subbuglio. Si sentiva stranamente leggera, come se per la prima volta da tempo avesse permesso a se stessa di cedere a qualcosa di diverso dalla sofferenza. Ma allo stesso tempo, sapeva che non sarebbe stato così semplice ignorare le conseguenze di quel momento. C'era troppo non detto tra loro, troppe domande senza risposte.

Quando finalmente giunsero davanti al garage, il rumore del motore interruppe il silenzio della notte. Nadia spense la moto, e per un attimo rimasero lì ferme, ancora senza parlare. Poi Giusy si scostò leggermente, scendendo dalla sella con movimenti incerti.

Una volta varcata la soglia del garage, la tensione fu evidente. Gli sguardi di tutti si alzarono verso di loro, e l'atmosfera mutò istantaneamente. Stefano, Milena, Floriana e gli altri amici erano seduti sparsi per la stanza, ma non ci volle molto perché capissero che qualcosa era successo tra loro. C'era un silenzio sospeso, pieno di domande non pronunciate.

Stefano alzò un sopracciglio, mentre Milena, che non aveva mai smesso di osservare Nadia con un misto di malinconia e gelosia, si irrigidì appena. Il suo sguardo corse rapidamente da Nadia a Giusy, come se cercasse conferme nei loro volti, nelle loro espressioni. Non servivano parole: l'aria attorno a loro era densa di quel qualcosa che solo due persone coinvolte sanno trasmettere senza nemmeno rendersene conto.
Lei aveva sempre saputo leggere Nadia meglio di chiunque altro e non le fu difficile capire tutto. Anche se cercava di mantenere il controllo, un leggero tremore tradiva la sua frustrazione e il dolore nel vedere Nadia scivolare via. Giusy era una presenza troppo ingombrante per essere ignorata.

La mora, sentendosi gli occhi addosso, arrossì lievemente, cercando di distogliere lo sguardo da Nadia. Era consapevole che l'intensità di ciò che era accaduto al faro le era rimasta addosso come un'ombra, e sapeva che gli altri, in qualche modo, l'avevano percepita. Sentì una stretta al petto, come se avesse infranto qualcosa di sacro, di non detto, tra lei e il resto del mondo.

Nadia, dal canto suo, si sforzò di mantenere un'aria distaccata, fingendo che nulla fosse cambiato mentre la sua mente vagava ancora al bacio, a quel desiderio travolgente che aveva cercato di reprimere.

Alla fine, fu Stefano a rompere il silenzio «Tutto bene?» chiese con un tono neutro, anche se i suoi occhi rivelavano la curiosità malcelata che tutti condivano.
Nadia annuì, cercando di sembrare indifferente, ma il nodo alla gola era troppo forte «Sì, tutto a posto» rispose con un tono troppo distante, troppo teso. Ma nessuno fece altre domande.

Il silenzio si prolungò ancora per qualche istante fino a quando tutti si resero conto che sarebbe stato meglio andare a riposare.

L'alba, quel venerdì, arrivò in fretta e portò aria fresca, quasi pungente.
Nadia stava in piedi sulla veranda, il viso rivolto verso l'orizzonte appena illuminato dai primi raggi del sole. Il cielo si tingeva lentamente di rosa e arancione, e il rumore lontano del mare sembrava il solo suono che riempiva il silenzio. Fumava lentamente, una sigaretta dopo l'altra, cercando di trovare pace in quel rituale ormai consueto.

La notte era stata lunga. I pensieri le avevano impedito di chiudere occhio, troppo agitata per dormire. L'immagine del faro, il bacio con Giusy, quello prima con Milena e quella sensazione di confusione profonda continuavano a girarle in testa come un disco rotto.

La voce della crisalideDove le storie prendono vita. Scoprilo ora