La giornata di sabato scivolò via lentamente, sospesa in una monotonia quasi surreale. Dopo il bacio rubato la sera prima, Nadia si era svegliata presto e ancora intorpidita dal sonno e dalle emozioni non del tutto assopite si era alzata prima ancora che Giusy si svegliasse. Il garage, immerso in una quiete quasi spettrale, era silenzioso. L'aria del mattino, ancora fresca e pungente, filtrava dalle finestre, portando con sé una leggera brezza che rinfrescava l'ambiente, ma non spezzava il senso di attesa che aleggiava tra loro.
Il sabato mattina fu caratterizzato da piccoli gesti ordinari che sembravano allungarsi all'infinito: la colazione preparata in fretta e consumata in silenzio, con lo sguardo rivolto a una televisione che nessuno guardava veramente; le conversazioni fatte di monosillabi e sguardi furtivi, interrotti solo dal suono delle tazze poggiate sui tavoli o dal rumore delle sedie che venivano spostate.
Stefano e Nicola si presero carico di qualche commissione, Clelia e Erika tentarono di organizzare un po' di ordine nel garage, mentre Floriana e Milena si isolarono, forse riflettendo su tutto quello che stava accadendo. Giusy, in preda a una leggera agitazione, tentò di leggere un libro, ma dopo qualche pagina rinunciò, lasciandosi cadere sul divano con uno sguardo perso nel vuoto.
Il pomeriggio trascorse in maniera simile, con le ore che sembravano dilatarsi senza mai davvero progredire. Le preoccupazioni per Aura pesavano come una cappa invisibile sopra di loro, e nessuno voleva rompere quel fragile equilibrio fatto di piccole interazioni e lunghi silenzi. Persino il rumore del traffico fuori dalle finestre sembrava distante, come se il mondo esterno fosse stato sospeso, congelato in una bolla insieme a loro.
Nadia, invece, non riusciva a sopportare quella sensazione di stasi. Ogni minuto trascorso senza notizie era un peso che le gravava sul petto. Si muoveva inquieta per il garage, incapace di trovare pace, scambiando parole veloci e vaghe con chiunque incrociasse il suo cammino. Non poteva più attendere passivamente.
Verso metà pomeriggio, mentre gli altri erano distratti, Nadia prese la decisione di recarsi in ospedale. Aveva bisogno di sapere, di sentire dalle labbra di un medico la verità sulle condizioni dell'amica, di capire attraverso i suoi occhi se c'era speranza. Ma forse, più di tutto, sentiva la necessità di fare pace con se stessa. Gli ospedali le mettevano i brividi, ma doveva affrontare quella paura.
Lasciò il garage senza dire nulla agli altri, e montò sulla sua moto, che sembrava essere l'unica cosa capace di darle un po' di sollievo. Il tragitto verso l'ospedale fu rapido, il vento sul viso contribuì a spegnere per un attimo i pensieri tumultuosi, concentrando la sua mente solo sulla strada davanti a sé.
Arrivata in ospedale, parcheggiò la moto e si fermò un attimo a osservare l'ingresso, cercando di prepararsi emotivamente. Le pareti bianche, i corridoi freddi, l'odore inconfondibile di disinfettante e medicinali: tutto sembrava farsi sempre più opprimente man mano che avanzava. Cercava di non farsi sopraffare dalle emozioni, ma sentiva il cuore battere forte nel petto.
Finalmente, quando raggiunse il reparto, trovò Federico ad in sala d'attesa. Lo vide subito, seduto su una delle sedie di plastica, con il viso segnato dalla stanchezza e dalla preoccupazione, non si era mai mosso da lì. Per un attimo, Nadia esitò. C'erano stati troppi malintesi, troppi silenzi carichi di tensione tra loro negli ultimi giorni. Ma, nonostante tutto, Federico era lì.
Si avvicinò, e quando lui alzò lo sguardo, non ci fu bisogno di parole. Un cenno, un sorriso stanco e, in quel momento, entrambi capirono che tutto ciò che era successo nei giorni precedenti non contava più. Aura era ciò che davvero importava. Si abbracciarono, e quel gesto, semplice ma carico di significato, suggellò la loro completa riappacificazione.
Federico le raccontò le ultime novità: le condizioni di Aura si stavano finalmente stabilizzando. Dopo giorni di incertezza, c'era finalmente un barlume di speranza. I medici erano cautamente ottimisti, anche se il percorso di recupero sarebbe stato lungo. Probabilmente l'avrebbero risvegliata tra qualche giorno, il tempo di stabilizzarla ulteriormente; non ci sarebbe stato neanche bisogno del trasferimento. Quella notizia, quel respiro di sollievo, fu un balsamo per Nadia. Sentì il cuore alleggerirsi, la tensione che l'aveva accompagnata per giorni iniziare a sciogliersi.

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La voce della crisalide
RomanceRomanzo (L)GBT《In aggiornamento》 Nadia Orlandi e Giusy Ferrante. Un'insegnante e una cantante. Quindici anni di differenza. Nulla in comune. Avvertenze: temi forti. 1° #trailer (10/06/2024 - 06/08/2024 )