Capitolo XXXVI: Il terrore corre sulla pianura

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Capitolo XXXVI: Il terrore corre sulla pianura

Il mattino di quattro giorni dopo, di buonora, Aryon e Nerwen si misero nuovamente in viaggio, lasciando a malincuore quel bellissimo luogo che aveva visto la concretizzazione del loro amore. Seguirono il torrente fino al guado visto da Nerwen, lo superarono e raggiunsero nuovamente il Rinnen, che presero a costeggiare in direzione nord-nord-est. La loro prossima meta, distante un paio di giorni, era Kopellin, la capitale del regno degli Hwenti.

Verso sera, si imbatterono in un branco di bisonti, composto da una quindicina di esemplari tra femmine – una delle quali agli ultimi giorni di gravidanza – giovani di pochi anni e tre vitellini di meno di due mesi. La mandria era ferma e, per non spaventare gli animali, Aryon e Nerwen procedettero con particolare calma, senza movimenti bruschi.

Mentre li superavano, la Istar notò che alcune femmine erano raggruppate al centro del branco in un atteggiamento che le sembrò innaturale; estendendo istintivamente i suoi sensi speciali, captò una sensazione di timore e preoccupazione così acuta da indurla a tirare le redini di Thilgiloth ed a fermarsi. Notandolo, Aryon prontamente la imitò.

"Che succede?", le domandò.

"C'è qualcosa che non va", spiegò Nerwen, indicando le femmine radunate in modo anomalo, "Questi bisonti sono terrorizzati da qualcosa, e voglio capire di che si tratta. Metto Calad in allerta."

"Va bene", disse il principe, rizzandosi sulla sella per tener d'occhio il circondario con la mano sul pomo della spada, pronto a sguainarla al primo segnale di pericolo.

Calad, Nerwen trasmise alla falchetta, tieni gli occhi aperti e avvisami se si avvicina qualsiasi cosa più grossa di un tasso.

La pennuta rispose con una sensazione di assenso.

L'Aini allora smontò di sella e si addentrò nel branco emanando pensieri rassicuranti, in modo che gli animali non si spaventassero, dirigendosi verso il gruppetto anomalo. Quando si avvicinò, vide che un maschio di forse due anni era steso a terra; uno dei suoi quarti posteriori era coperto di sangue. Una femmina particolarmente grande e dall'aria autoritaria – sicuramente la capobranco – si voltò verso l'intrusa; non mostrava timore, solo perplessità ed un certo grado di diffidenza.

Sono un'amica, si affrettò a trasmetterle Nerwen per rassicurarla. La bisontessa mosse le orecchie, sorpresa, e la scrutò con i suoi vivacissimi occhi marroni. Poi in essi si accese una luce di improvvisa comprensione.

Ti saluto, Figlia del Tramonto, disse; stavolta fu Nerwen a rimaner sorpresa.

Mi conosci?, indagò: l'epiteto che le aveva rivolto rivelava chiaramente che sapeva donde proveniva.

, confermò la capomandria, Il vento parla di te, e così l'acqua e l'erba, fin da quando sei giunta da oltre il Grande Mare.

A quel punto, Nerwen rammentò che anche Calad aveva saputo di lei: era chiaro che la notizia aveva viaggiato in lungo ed in largo, giungendo anche nella terra degli Avari.

Capisco, commentò, poi accennò al giovane coricato a terra, Cosa gli è successo?

Siamo stati attaccati da un essere mostruoso, rispose la bisontessa, con angoscia, Temo che dovremo abbandonarlo: dobbiamo fuggire, o il mostro ci attaccherà nuovamente.

Di che mostro si tratta?, volle sapere Nerwen. La capobranco le trasmise un'immagine inquietante: una grossa figura minacciosa nella quale la Istar non tardò a riconoscere una troll delle pianure, una delle poche razze che sopportasse la luce del sole senza trasformarsi in pietra.

Nerwen la Verde e la ricerca delle EntesseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora