Capitolo XX: Nel giardino di Galadriel
La sera, dopo la cena - che ancora una volta Nerwen consumò in compagnia dei Signori dei Galadhrim e dei loro nipoti, come avrebbe fatto per tutti i pasti durante il suo soggiorno a Lothlórien - come in tutte le corti elfiche ci furono intrattenimenti: musica, poesia, danze. Galadriel volle che Nerwen sedesse accanto a lei, e così le due vecchie amiche si godettero lo spettacolo assieme.
Ad un certo punto della serata, Galadriel si sporse verso Nerwen e le disse a bassa voce:
"Elrond mi ha mandato parola della tua ricerca: domattina, dopo colazione, andremo nel mio giardino e ne parleremo assieme."
"Ottimo", rispose Nerwen, "Abbiamo anche molte altre cose da raccontarci, oltre che parlare della mia missione...", aggiunse sorridendo.
"Infatti", confermò l'altra contraccambiando il sorriso, "Due intere ere di avvenimenti..."
Il mattino dopo, consumata un'abbondante colazione com'era usanza dei Galadhrim, Nerwen seguì Galadriel nel suo giardino, che era situato nella sezione sudest della città arborea, a ridosso del terrapieno protettivo. Per raggiungerlo, attraversarono un'alta siepe e poi discesero una rampa di scale scavata nella roccia, di fianco alla quale gocciolava allegramente un rivolo d'acqua; al centro del piccolo spiazzo circolare che ospitava il giardino, un basso bacile d'argento lucido era incassato in un piedestallo di pietra bianca squisitamente intagliata a forma di albero frondoso. Addossata alla roccia ai piedi della scalinata c'era una piccola costruzione in foggia di casetta, della stessa pietra del piedestallo ed ugualmente decorata ad intaglio.
Galadriel si liberò delle scarpe - aveva sempre amato camminare a piedi nudi sull'erba - e sedette sul bordo di un basso e largo gradino di legno, assumendo una posa distesa ed informale come raramente le capitava; ma Nerwen la conosceva troppo bene perché lei fosse obbligata a mantenere, senza reale necessità, la sua dignità di Alta Elfa e di Signora dei Galadhrim; con la sua vecchia amica, si sentiva libera di essere semplicemente Galadriel.
Nerwen si sedette accanto a lei, altrettanto rilassata ed a proprio agio, ed imitò Galadriel togliendosi le scarpe.
"Venendo a Lórien", esordì, "sono passata da Rhosgobel: speravo di trovare Radagast, ma invece di lui, abbiamo trovato i lupi mannari: ci hanno attaccato, e non so come sarebbe andata a finire, se non fosse intervenuto un uomo-orso che abita da quelle parti, Beorn."
"Beorn il mutapelle? Credevo fosse una leggenda!"
"Lo credevano anche a Gran Burrone, ma non è così. La sua razza risale ai primi Uomini; sono sempre stati in pochi, ed assai riservati. Dopo la Prima Era se ne erano perse le tracce, per cui non mi meraviglio che si sia finiti col considerarli un mito. Beorn conosce bene Radagast e, sapendo della sua assenza, teneva d'occhio la sua casa; quando ci ha visti non ha ritenuto di doversi far avanti, ma quando i goer ci hanno assalito, durante la notte, ha chiamato a raccolta un buon numero di animali suoi amici ed è intervenuto, permettendoci di uscire quasi indenni dallo scontro."
Galadriel annuì, accettando le notizie con grande interesse.
"Come mai cercavi Radagast?", le chiese poi.
"Per la mia missione", rispose Nerwen, "Kementári mi ha incaricata di trovare gli Ent: è convinta che, nonostante il loro carattere schivo, possano giocare un ruolo importante nella battaglia contro il Male."
"Gli Ent...", ripeté Galadriel pensierosamente, "Non so se Radagast ha loro notizie recenti: sono molti secoli che non se ne sente parlare. Si sono sempre tenuti defilati dagli altri esseri senzienti, anche più degli uomini-orso, ma durante la Prima Era non era poi tanto insolito incontrarne uno o un gruppo; e più o meno si sapeva dov'erano stanziati. Sono scampati alla devastazione del Beleriand perché l'avevano abbandonato molto prima della Guerra d'Ira. Durante la Seconda Era hanno certamente abitato le foreste dell'Eriador, di cui ora non rimangono che pochi resti sparsi...", Nerwen annuì, rammentando la Vecchia Foresta, "e anche il Boscoverde. Ricordo che Oropher, il padre di Thranduil, me ne parlava: erano in buoni rapporti, gli Elfi Silvani e gli Ent. Quando però Sauron si insediò a Dol Guldur, quasi duemila anni fa - anche se allora non sapevamo che fosse lui - e Oropher fu costretto a ritirarsi a settentrione, gli Ent scomparvero dal Boscoverde e nessuno ne udì più parlare. Forse però Oropher ha raccontato qualcosa di più di loro a suo figlio Thranduil: magari dovresti rendergli visita."
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Nerwen la Verde e la ricerca delle Entesse
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