Capitolo XXXVIII: La gelosia che rende stolti

139 11 45
                                    


Capitolo XXXVIII: La gelosia che rende stolti

"Fidanziamoci", disse Aryon a Nerwen.

Era notte; dopo la cena, consumata in compagnia di Séredor e Lythelen, si erano ritirati ed ora si stavano spogliando per andare a letto.

Colta del tutto di sorpresa, Nerwen lasciò cadere a terra il vestito che si era appena sfilata e guardò il principe con gli occhi sgranati.

"C... cosa?", fece.

Aryon, a torso nudo, fece il giro del letto e le prese le mani, portandosele alle labbra.

"Fidanziamoci", ripeté, "Da noi è usanza, appena si incontra il compagno della propria vita, annunciarlo pubblicamente tramite una cerimonia di promessa, a cui fanno da testimoni un padrino e una madrina. Il fidanzamento dura un anno e un giorno, poi si celebra il matrimonio. Ho sempre pensato che avrei chiesto a Séredor di farmi da padrino, data la nostra lunga amicizia; ed è a portata di mano. Che ne dici?"

Nerwen era ancora completamente sbalordita: non si aspettava quella proposta, non mentre erano in viaggio.

"Santi Valar...", mormorò, sbattendo le palpebre un paio di volte; vide lo sguardo del principe velarsi leggermente e comprese che, con la sua esitazione, lo stava mettendo in ansia.

"Ne sarei felice", cominciò allora a dire lentamente, "Dopotutto, anche da dove provengo io si usa così. Solo che non so dove saremo, tra un anno e un giorno..."

"Non ha importanza", affermò il principe, sollevato che le sue obiezioni fossero soltanto di ordine pratico; le baciò il palmo della mano, "In qualunque posto saremo, chiederemo ad altri di farci da padrino e madrina, per il matrimonio. Magari... saranno delle Entesse", concluse con un piccolo sorriso.

"Potrebbe anche essere", rispose Nerwen, contraccambiando il sorriso.

"Allora è un sì?", domandò lui.

"È un sì", confermò l'Aini. Aryon le lasciò le mani e cominciò a giocherellare con la chiusura del laccio della sua camiciola, sciogliendolo.

"Abbiamo qualcosa da festeggiare, allora...", mormorò, lo sguardo sempre fisso nel suo. Lei si sentì annegare in quelle iridi azzurre, mentre un fremito ormai famigliare le percorreva la spina dorsale.

"Concordo...."

************

Séredor fu entusiasta della richiesta dell'amico; anche se in fondo al cuore nutriva ancora perplessità riguardo all'opportunità dell'unione tra un immortale ed una mortale, per quanto dotata di una vita assai più lunga di quella umana, ammetteva che di fronte al destino non potevano fare nulla né lui, né nessun altro; inoltre, da quanto gli aveva raccontato Aryon, aveva la benedizione dell'Alta Sovrana, per cui non avrebbe avuto motivo alcuno di rifiutarsi.

Poiché in quel luogo non aveva un'amica a cui chiedere di farle da madrina – lo avrebbe chiesto a Melian, oppure a Galadriel, ma entrambe erano lontanissime – Nerwen si rivolse alla regina Lythelen, che accettò di buon grado nonostante le proprie riserve, ancor più forti di quelle del marito.

Poiché non avevano invitati da chiamare – di certo non era il caso di far intervenire Meledhiel – organizzare la cerimonia richiese un tempo brevissimo, in pratica soltanto quello occorrente ai futuri fidanzati di procurarsi degli anelli di fidanzamento, che la tradizione voleva d'argento; Lythelen li indirizzò al suo gioielliere di fiducia, dove scelsero due vere identiche, modellate come una treccia piatta che si susseguiva lungo tutta la circonferenza.

Non corrisposero denaro: in quanto emissario dell'Alta Sovrana, tutte le spese di Aryon venivano rimborsate direttamente dalle casse reali, ed anche se non era più la sua Prima Spada, la sorella lo aveva autorizzato ad avvalersi del credito reale per tutto il tempo che fosse rimasto nei territori delle Sei Tribù.

Nerwen la Verde e la ricerca delle EntesseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora