Capitolo XIII: Il canto della sorgente

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Capitolo XIII: Il canto della sorgente

Il mattino seguente, Nerwen scese a colazione di buon'ora, come suo solito; a servirla stavolta fu Mina. Tornata in camera, la Maia si mise a leggere, ma era scarsamente concentrata, perché il ricordo degli straordinari occhi azzurri di Thorin continuava a distrarla. Alla fine rinunciò e, nel tentativo di calmarsi, uscì per una passeggiata nelle amene strade di Brea. Botteghe artigiane e negozi si affacciavano sulla via principale, e c'erano molte persone, sia Uomini che Hobbit, che percorrevano la strada in una direzione e nell'altra.

Nerwen si osservò in giro e concluse che Brea le piaceva; non possedeva la stessa atmosfera serena dei villaggi della Contea, ma era ugualmente un luogo piacevole.

Rientrò per tempo per cambiarsi d'abito, indossando la tenuta da cavallerizza che aveva fatto lavare il giorno prima, composta di tunica corta, pantaloni e stivali - odiava cavalcare con la gonna - e poi scese nella stalla, dove sellò personalmente Thilgiloth. Calad volò giù dal balcone della camera ed attese posata sullo steccato vicino.

Nerwen stava stringendo il sottopancia della sella, quando giunse Thorin su di un bel pony pezzato bianco e nero. Con la sua statura, di poco inferiore a quella di Nerwen, avrebbe potuto tranquillamente montare un cavallo, ma evidentemente preferiva altrimenti.

Scese agilmente dall'arcione e le andò incontro tenendo il pony per la briglia; prendendole la mano, si chinò a baciarla.

"Buongiorno, Nerwen", la salutò, tornando a raddrizzare la schiena. Le sue labbra avevano a malapena sfiorato il dorso della mano di Nerwen, ma ciò nondimeno, lei aveva sentito la pelle aggricciarsi.

"Buongiorno a te, Thorin", contraccambiò, mantenendo ferma la voce che minacciava di traballarle. Per tutte le stelle di Varda, mai avrebbe pensato che un Nano, per quanto affascinante, potesse sortire su di lei un effetto tanto clamoroso con un semplice baciamano!

I loro occhi si incontrarono, come spesso era accaduto anche il giorno precedente; ma a differenza di allora, stavolta rimasero avvinti, come incapaci di staccarsi gli uni dagli altri, in una sorta di sortilegio che incatenava i loro sguardi.

Il mondo attorno a loro parve scomparire.

"Vi ho portato il pranzo a sacco che avete chiesto, signora", li interruppe la voce briosa di Amaranto. Entrambi sussultarono e distolsero bruscamente lo sguardo.

"Grazie, Amaranto", disse Nerwen, anche se lo avrebbe volentieri strozzato. Poi pensò che il poverino stava soltanto cercando di fare il suo lavoro e nulla poteva sapere di quanto stava accadendo tra lei e Thorin, pertanto non poteva certo colpevolizzarlo per l'interruzione. Prese in consegna la sacca che le veniva porta, ma Thorin gliela tolse gentilmente di mano.

"Ci penso io", le disse, gettandosela sulle spalle. Nerwen notò che, nonostante la temperatura, portava sulle spalle una stola di pelliccia, cosa che conferiva ulteriore imponenza alla sua statura, già ragguardevole per un Nano; dei bracciali di pelle rigida gli coprivano le braccia dal gomito al dorso della mano, ed alla cintura portava un fodero con un lungo pugnale. Prudentemente, aveva scelto di non uscire di città disarmato ed indifeso: dopotutto, non si può mai sapere chi o che cosa si incontra, in giro per il mondo, anche a poca distanza da casa.

Montarono entrambi in sella alle rispettive cavalcature ed uscirono in strada; Thorin prese a destra, seguito da Nerwen, in direzione del Cancello Ovest, caracollando in mezzo alla strada per non disturbare i pedoni che si tenevano ai lati. Come il giorno prima nella sala comune della locanda, diverse persone lo salutarono: palesemente, il mastro fabbro Nano era ben conosciuto, a Brea.

Usciti dalla cittadina, girarono sul Verdecammino in direzione nord, ora affiancati per poter chiacchierare. Calad volava alta davanti a loro, planando in pigri cerchi ma mantenendosi vigile nel ruolo che si era auto-attribuita, quello di sentinella.

Nerwen la Verde e la ricerca delle EntesseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora