Capitolo VIII: Una cena interessante

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Capitolo VIII: Una cena interessante

Nei giorni successivi, Nerwen percorse indisturbata la tranquilla e pettinata campagna della Contea. Tutto il territorio emanava serenità e pace, e lei vi si sentiva a proprio agio; in qualche modo le ricordava i suoi amati giardini nel meridione di Valinor, ora così tanto lontani, e che forse - soltanto forse - avrebbe potuto rivedere solo tra molto, molto tempo.

Il terzo giorno dopo il congedo da Gandalf, giunse all'incrocio con la via proveniente da Lungacque, dove sorgeva la locanda raccomandatale da Gandalf, il Drago Verde. L'Aini voltò Thilgiloth verso sinistra ed imboccò quella strada, caracollando con calma sia perché non aveva particolare fretta, sia per non spaventare i sempre più frequenti viandanti.

Un paio d'ore dopo raggiunse il piccolo paese di Lungacque, così chiamato perché sorgeva sulle rive di un laghetto; Nerwen individuò subito il Drago Verde perché era l'edificio più grande del villaggio, ed anche perché la sua insegna - un drago alato di colore verde brillante - era decisamente auto-esplicativa.

Smontò da cavallo e mormorò a Thilgiloth di aspettarla senza muoversi, poi si chinò ed entrò nel vano della porta spalancata, rotondo com'era consuetudine presso gli Hobbit.

"Salve, straniera!", la salutò vivacemente una giovane Hobbit dai lunghi riccioli castani e lo splendido sorriso, meno timida della maggioranza di suoi compaesani, "Non riceviamo molte visite dalla Gente Alta, da queste parti..."

Il suo tono era chiaramente interrogativo, ma per discrezione non le rivolse la domanda diretta da dove mai venisse e che cosa ci facesse lì. Nerwen contraccambiò il sorriso della bella ragazza:

"Sono diretta a Brea", disse, "Avete un luogo dove io possa dormire, ed un ricovero per il mio cavallo?", poi, rammentando la preoccupazione di Tobaldo Soffiatromba, aggiunse, "So che tutto è a misura hobbit, ma mi accontento tranquillamente di un pagliericcio, e Thilgiloth può stare in un recinto all'aperto."

"Allora non ci sono problemi", sorrise la graziosa Hobbit, "Benvenuta a Lungacque, signora. Mi chiamo Petunia Cotton, la proprietaria del Drago Verde, al tuo servizio."

La proprietaria? Nerwen aggiustò l'età presunta della Hobbit, rammentando che Gandalf le aveva detto che erano alquanto longevi, più degli Uomini ma meno dei Nani. Petunia non era certamente vecchia, ma neppure così giovane come aveva pensato in un primo momento.

"Io sono Nerwen la Verde", si presentò, "Ti ringrazio per l'accoglienza."

**************

Un paio d'ore dopo, Nerwen si era rinfrescata e cambiata d'abito. Non aveva potuto fare un vero bagno, dato che le vasche erano ovviamente troppo piccole per lei, ma almeno aveva avuto a disposizione acqua calda, una brocca ed un catino, così aveva usato una pezzuola per detergersi viso e corpo, e poi aveva indossato una veste da casa in leggera mussola di cotone verde. Da quando Gandalf le aveva assegnato quel colore come Istar, lo aveva adottato in tutto il suo scarno guardaroba da viaggio.

Petunia l'aveva informata che la cena sarebbe stata servita al tramonto nella sala comune, dove le avrebbe riservato un tavolo. In tono alquanto preoccupato, l'aveva avvisata che, ancora una volta, era tutto di taglia hobbit - tavoli, sedie, stoviglie - ma Nerwen, memore dell'esperienza al Gallo Ardito, l'aveva assicurata che sarebbe andato bene.

Scesa nell'atrio, Nerwen lo attraversò e si diresse alla porta della sala comune, che varcò chinandosi leggermente. Nella grande stanza c'erano già diverse persone, sedute ai tavoli o davanti al bancone della mescita. Petunia le fece un cenno e Nerwen si avvicinò, mentre l'altra sgusciava tra due avventori con un vassoio vuoto in mano.

Nerwen la Verde e la ricerca delle EntesseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora