Capitolo XXVIII: Gli Avari
Trovato il ruscello, Nerwen ne risalì il corso, addentrandosi un poco tra gli alberi della foresta incombente fino a che il letto del rivo da sabbioso divenne pietroso e l'acqua quindi sufficientemente limpida da essere potabile. La Istar bevve a sazietà, sciacquandosi la bocca dal sapore della salsedine; poi si diede da fare a raccogliere legna. La accatastò sul limitare del bosco e, quando ne ebbe a sufficienza, scavò una buca poco profonda nella sabbia e vi ammonticchiò i ramoscelli più piccoli; poi, trovata dell'erba abbastanza secca da fungere da esca, si sedette e cominciò a sfregare l'uno contro l'altro due pezzi di legno, in modo da surriscaldarli finché l'esca non prendeva fuoco. Le occorsero diversi minuti, ma alla fine del fumo si levò dall'erba secca; subito lei protese la mente, attendendo la scintilla, e come questa scaturì, l'afferrò e la dilatò, facendole appiccare il fuoco all'esca, che poi gettò sul mucchietto di rametti ed altra erba secca che aveva preparato. Dopo pochi minuti, un fuoco vivace ardeva nella buca.
Sollevata, Nerwen tornò sulla riva del ruscello, si spogliò e lavò via la salsedine dal corpo e dai capelli, che districò come poté pettinandoli con le dita, e poi asciugò col proprio potere. Ispezionò la ferita al fianco: era perfettamente rimarginata in una cicatrice rossa lunga una decina di centimetri. Col tempo sarebbe sbiadita, ma le sarebbe rimasto lo sfregio, a perenne ricordo dell'attacco a tradimento di Dolimavi, almeno finché non fosse tornata in Valinor ed avesse riacquistato i suoi pieni poteri di Maia - il che non era affatto certo.
Il ferimento ed il conseguente dolore che aveva provato era stata un'esperienza critica, per lei. La sua mente aveva faticato ad accettare l'accaduto e, ottenebrata dalla sofferenza fisica, aveva tardato a reagire. Per la prima volta dacché era giunta nella Terra di Mezzo, si era trovata a confronto con qualcosa di totalmente inconcepibile, per un'Aini; a nulla le era servita la consapevolezza che sarebbe potuto accadere in ogni momento perché, come recitava un antico proverbio, tra il dire ed il fare c'è di mezzo il mare. Nel suo caso, alla lettera, dato che tra Aman ed Ennor c'era Belegaer.
Aveva ricevuto una lezione molto sonora, che d'ora in avanti avrebbe sempre tenuto presente.
Riscuotendosi dalle sue considerazioni, immerse in acqua anche gli indumenti per risciacquarli, strizzandoli poi quanto più possibile. Prima di tornare al fuoco, se li rimise: in Valinor non c'erano particolari problemi a farsi vedere nudi in determinate situazioni, come a fare il bagno in mare, o in un lago o fiume, oppure alle terme; ma lì nella Terra di Mezzo le usanze erano diverse e, anche se era piuttosto sicura che non ci fosse nessuno nei dintorni, non voleva correre il rischio di farsi trovare svestita, pertanto asciugò a turno un indumento alla volta, cominciando dalla camicia.
Quando ebbe terminato, il sole era ormai basso sull'orizzonte; Nerwen raccolse dell'altra legna per poter tenere il fuoco acceso tutta la notte: non faceva freddo, alla fine di maggio in quella contrada così a meridione, ma in riva al mare c'era sempre molta umidità, e lei non aveva una coperta per difendersene.
Si sedette, pensando al da farsi.
Doveva anzitutto andare a Gaerlonn, dove certamente quel lestofante di Corch si sarebbe recato, se non altro per vendere le proprie mercanzie - tra le quali ora c'erano anche Thilgiloth e Thalion - ed acquistare quelle offerte dagli Elfi. Per raggiungere la città portuale, le sarebbe bastato seguire la costa in direzione est, ma non sapeva esattamente a che distanza si trovava, quindi non aveva idea di quanto tempo ci avrebbe messo a raggiungerla, a piedi. Quello comunque era un problema secondario: la difficoltà maggiore sarebbe stata anzitutto l'acqua, e poi il cibo. Non aveva una borraccia, per cui poteva solo sperare di incontrare altri ruscelli lungo la strada; per il cibo, nel bosco poteva trovare bacche, funghi, erbe commestibili, radici, tuberi e ghiande, ma non sarebbero state un grande nutrimento, soprattutto dovendo camminare molto. Non le rimaneva che sperare che lungo la costa ci fossero villaggi di pescatori dove, in cambio di qualche prestazione taumaturgica, le avrebbero dato delle vettovaglie, e magari una cavalcatura per accelerare il viaggio. Sapeva, da conversazioni tra marinai che aveva colto per caso, che Corch si fermava mediamente una decina di giorni in porto, prima di salpare nuovamente alla volta di Gobelamon, e voleva arrivare in tempo per incontrarlo e recuperare i propri averi. In che modo, avrebbe visto una volta arrivata.
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Nerwen la Verde e la ricerca delle Entesse
Fiksi Penggemar🥇Prima classificata nella categoria fanfiction nel *Lele's Contest 2020* di @lele31106 🥇Prima classificata nella lista dedicata nel contest *E il fandom parlò* 2021 di @freakdirectioner Insoddisfatti dell'operato degli Stregoni, i Valar inviano...