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La vita tornò alla normalità quando ricominciarono le lezioni. Io e Zayn continuammo la nostra relazione. Erano passate quasi due settimane da quando era tornato dall'Arizona, e tra noi andava alla grande, meglio che mai.

Harry aveva cominciato a evitarmi a tutti i costi, e anche se ciò mi rendeva triste, ero più che felice di non trovarmelo sempre davanti agli occhi. Sarebbe stato difficile sopportare la sua espressione afflitta ogni volta che stavo con Zayn, ovvero quasi sempre.

Era uno di quei giorni in cui Zayn e io non riuscivamo a toglierci le mani di dosso, ed era stata una vera e propria tortura attendere che finisse le ultime due lezioni della giornata. Ma appena fu libero, mi venne a prendere al dormitorio e mi portò a casa di Harry.

Le nostre labbra non si staccarono neppure un istante da quando scendemmo dalla jeep a quando arrivammo in camera, e la sua maglietta, seguita subito dopo dalla mia, cadde a terra prima ancora che chiudessimo la porta a chiave. L'onda del desiderio si abbatté sul mio corpo mentre lui mi faceva stendere sul divano e mi toglieva i pantaloni. Poi mi salì sopra, io allungai la mano per sganciargli la cintura mentre lui mi baciava la pelle nuda. Abbassai la zip e lui mi mise una mano dietro la schiena sollevandomi dal letto. Mi fece stendere di nuovo e mi stava sfilando lentamente i boxer quando il suo telefono squillò.

«Cazzo, ogni volta così», ringhiò e afferrò il telefono. «Sì?».

Pochi secondi dopo si mise a sedere e sorrise. «Non ci credo! Dove? Certo che vengo!».

Saltò giù dal letto, tirandomi con sé. «Forza, piccolo, preparati. C'è un combattimento».

«Stai scherzando?». Mi riallacciai i pantaloni e mi misi le mani sui fianchi.

«Ti sei interrotto nel bel mezzo di... quello, per andare a combattere? Di' allo Spaventapasseri di trovarsi qualcun altro!».

«Non fare così, Louis, quest'incontro potrebbe farmi vincere anche tremila bigliettoni».

Le mie mani si fermarono a mezz'aria mentre mi infilavo la maglietta. Accidenti. «Tremila?».

Non avevo ancora mai sentito parlare di cifre. Di solito il mucchio di banconote era bello gonfio, ma per quanto ne sapessi io potevano anche essere pezzi da uno.

«Sì, non mi capita una serata così da quasi un mese».

«Un mese? Ma quanto guadagni di solito?».

Alzò le spalle mentre mi trascinava fuori dalla casa. «In media, millesei, millesette a incontro».

Ero così scioccato che mi fermai. Zayn combatteva almeno una volta a settimana, ma anche tre, e in media guadagnava così?

«Che ci fai con tutti quei soldi?».

Sospirò e mi diede una leggera spinta dato che io ancora non mi muovevo. «Pago le bollette. Ho comprato la jeep, ma a parte questo ho tenuto tutto da parte fino all'ultimo centesimo».

Merda. Non l'avrei mai detto. Zayn non era tipo da parlare dei soldi che guadagnava e non dava neanche l'idea di uno che navigasse nell'oro. Non che sembrasse povero: era solo un ragazzo del college, uno qualsiasi. Perciò quella notizia fu davvero sconvolgente per me.

«In ogni caso», dissi sbuffando e incrociando le braccia, «ancora non riesco a credere che tu ti sia fermato solo per un incontro».

Al primo rosso mi guardò e mi passò le dita sul mento. «Mi dispiace tesoro, non volevo offenderti. Ti prometto che dopo possiamo tornare in camera e non uscirne più fino a lunedì». Ripartì e mi prese la mano per baciarmi il palmo. «E poi la chiamata è arrivata al momento giusto, avrei avuto delle difficoltà a fermarmi. Non avrei comunque potuto continuare a lungo».

Ti lascio ma restiamo amici || Larry&Zouis remakeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora