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La gente si fermò a casa per un paio d'ore dopo il funerale, ci fecero le condoglianze, portarono da mangiare e raccontarono storie su Harry. Quando tutti se ne furono andati, io, papà, mamma, Bianca e Ni' ci tenemmo stretti, ci ripetemmo quanto ci volevamo bene, e piangemmo. Dopo un po' tutti se ne andarono per riposare, Bianca con Ni', papà con mamma, e io con la foto del mio Orsetto.

Mi accorgevo del tempo che passava: nella stanza la luce cambiava e scendeva l'oscurità, mamma mi portava da mangiare e rimaneva a sedere finché non finivo tutto, Ni' passava di tanto in tanto per stendersi al mio fianco e piangere. Se non per andare in bagno, per un bel po' non mi alzai dal letto. Del resto, non riuscivo a trovare un motivo per farlo: volevo solo starmene lì, circondato dalle sue cose.

Zayn si mise a sedere sul letto. Non sapevo bene che ora fosse, la mia mente aveva solo registrato che dalle finestre filtrava la luce.

«Ehi, tesoro», sussurrò e mi passò le dita lentamente su e giù lungo la schiena.

Cercai di chiedergli perché era lì, ma non ricordavo nemmeno più da quanto non usavo la voce. Avevo la gola così secca che rimasi sorpreso quando scoprii che riuscivo ancora a parlare, anche se solo con un roco sussurro.

«Devi alzarti dal letto, Louis. Adesso ti fai una doccia, ti portiamo fuori al sole, e cerchi di riprendere la tua vita».

Scuotendo la testa, bisbigliai pianissimo: «Non posso».

«Ma devi. Harry non vorrebbe questo per te».

Aprii la bocca ma lui mi lesse nel pensiero, lo giuro.

«Non basta mangiare e prendere le vitamine. Sono passati cinque giorni dal funerale, Louis, devi uscire da questa casa».

«Che ci fai qui? E perché non sei in Arizona?»

«Mi ha chiamato Ni'. Sono tutti preoccupati per te, Louis. Questa famiglia sta soffrendo, ma tutti cercano di superare il dolore. Devi farlo anche tu».

«Non so come fare», singhiozzai, «è tutta colpa mia».

«No, non è vero, non è colpa di nessuno». Zayn mi prese in braccio e mi cullò come se fossi un bambino.

«Avrei dovuto dirgli che lo amavo. Non avrei dovuto permettergli di andarsene. Avrei dovuto dargli fiducia. È morto pensando che io lo odiassi!».

Inzuppai la sua maglietta con le lacrime mentre continuavo a ripetere tutto quello che avrei voluto cambiare di quel giorno.

Lui rimase a sedere in silenzio, dondolandomi piano, finché i singhiozzi non cessarono e le lacrime si asciugarono. Pochi minuti dopo scese dal letto, tenendomi ancora tra le braccia, e mi portò in bagno. Mi mise a sedere e aprì il rubinetto della doccia; dopo un po' controllò se l'acqua era abbastanza calda.

Sicuramente Ni' era già pronto per quel momento, perché entrò pochi attimi dopo. Zayn mi tirò su e mi resse le spalle fino a quando non mi vide abbastanza stabile. Poi mi baciò sulla fronte e uscì, dicendomi che mi avrebbe aspettato al piano di sotto.

Ni' mi aiutò a spogliarmi e a lavarmi, e io scoprii che non ero nemmeno in grado di provare imbarazzo, anche se mi stava curando e pulendo come se fossi un poppante. Anzi, credo che con un poppante sarebbe stato più facile. Io restavo lì, non mi muovevo, non lo aiutavo in nessun modo.

Ma devo ammettere che dopo aver riversato i miei pensieri su Zayn e sulla doccia, mi sentivo vivo come non mi era più successo da quando avevo visto i vigili che estraevano Harry fuori dal furgone.

Niall mi asciugò i capelli, scelse dei vestiti da farmi indossare. Io sarei anche uscito con i capelli bagnati, una felpa e le ciabatte, ma lui sosteneva che se non avessi cominciato a prendermi cura di me stesso il processo di guarigione non avrebbe avuto inizio. In che modo queste due cose potessero essere correlate, proprio non lo sapevo. Ma lui aveva appena perso suo fratello, e pareva che se la stesse cavando molto meglio di me, perciò non mi lamentai e non feci domande.

Ti lascio ma restiamo amici || Larry&Zouis remakeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora