Lo stesso tipo che si stava facendo gli shot quando me n'ero andato mi urlò dalla cucina: «Se vuoi posso pensarci io!». Scossi la testa, e stavo per rispondere quando Niall parlò di nuovo: «No, no, no, ve l'ho detto, ragazzi, lui è intoccabile!». «Dài, Ni', ma che problemi hai?». Lui si sporse in avanti e sussurrò, o meglio, fece finta di sussurrare, dato che la sentirono tutti: «Perché è puro. Completamente. Puro».
Mi cadde la mascella a terra e gli presi il polso mentre cercava di mettermi un dito sulle labbra. «Niall!». Lui ritrasse la mano e si mise un dito sulla bocca. «Shhh! Louis, non lo dire a nessuno!». Troppo tardi.
Ero davvero mortificato. Avrei voluto arrabbiarmi con lui, ma non ce la faceva nemmeno a tenersi in piedi, dubitavo che la mattina seguente si sarebbe ricordato qualcosa. Alzai lo sguardo e vidi quattro ragazzi che mi fissavano con gli occhi spalancati; poi scoppiarono a ridere. Avrei voluto che qualcuno mi uccidesse. Là, su due piedi.
No, prima dovevo andarmene. Poi qualcuno avrebbe dovuto ammazzarmi. Uno dei ragazzi che non avevo conosciuto aveva riso così tanto che dovette asciugarsi gli occhi. «Oddio! Cucciolino, ma è vero?». Che bello, tutti avevano adottato il mio soprannome preferito. Ma qualcuno per caso mi aveva attaccato addosso un cartello con su scritto: DATEMI UN NOMIGNOLO DA CHECCA, PER FAVORE? Non riuscivo nemmeno a rispondere, mi si era serrata la gola, e per la prima volta in tanti anni pensai seriamente che mi sarei messo a piangere.
Mi divincolai, scappai via da Niall e mi precipitai verso la porta, deciso a trovare da solo la strada per tornare al campus.
Mi fermai solo quando mi accorsi che Harry mi stava sbarrando la strada: si era piazzato nel corridoio che dava sull'ingresso ed era l'unico in tutta la stanza che non stava ridendo. Invece, le sue labbra erano strette e lanciava occhiate di fuoco al fratellastro.
«Ti prego, levati di mezzo». Si spostò, ma solo per afferrarmi le spalle e riportarmi verso il soggiorno. Ma che stava facendo? Puntai i piedi sul tappeto cercando di tornare nella direzione opposta. «Non toccarmi!», sibilai.
«Fidati di me», mi ringhiò nell'orecchio e mi fece superare tutti gli altri, che ancora ridevano per il segreto che si era lasciato sfuggire Niall.
Imboccammo un corridoio in cui non ero ancora stato, e uno dei ragazzi gridò: «A quanto pare Harry ti risolverà il problema, cucciolo!». E a questa frase scoppiarono di nuovo tutti a ridere. Harry si bloccò per un istante, imprecò sottovoce e ripartì, spingendomi in avanti.
Arrivati in fondo al corridoio, si fermò di fronte a una porta e tirò fuori una chiave. Aprì e mi fece entrare. Quando accese le luci, sbattei gli occhi. Eravamo entrati in una camera da letto. Cercai di liberarmi dalla sua presa, mettendocela tutta. Se solo fossi riuscito a girarmi un pochino, l'avrei messo al tappeto in pochi secondi. Ma mi teneva stretto, non riuscivo a spostarmi nemmeno di un millimetro.
«No! Lasciami andare!».
«No, se prima non la smetti di provare a colpirmi».
Mi fermai ma rimasi teso, contratto, e lui attese quasi un minuto prima di liberarmi. Indietreggiai all'istante per allontanarmi. «Calmati, cucciolo». Sospirò, con aria indifferente. «Non ti farò proprio nulla».
«Ti sarei davvero grato se la piantassi di chiamarmi in quel modo», sibilai a denti stretti. Lui alzò gli occhi al cielo e si avvicinò a un cassetto. Dopo avermi lanciato un paio di pantaloncini da basket, andò alla porta. «Mettiti questi, io torno subito». «Perché?» «Vuoi dormire con quegli skinny addosso?». Si morse il labbro inferiore, gli occhi incollati alle mie gambe.
«Ti giuro che per me va benissimo, ma forse per te non dev'essere il massimo della comodità». «Niall mi ha detto che avrei dormito con lui stanotte, e se questo non è possibile, preferirei tornare allo studentato».
«Ti posso garantire che dormirà in bagno. Ti do un minuto per cambiarti, torno subito». «Non ho intenzione di dormire qui con te».
«Senti, tu sei molto sexy, e questo già basta e avanza per spingere tutti a provarci con te. Mettici poi le poche parole che hai pronunciato, sei dannatamente dolce e sfrontato: una combinazione davvero invitante. Fidati quando ti dico che tutti vorranno cambiare la tua situazione "particolare", adesso che sanno come stanno le cose. Perciò, se non ti dispiace, preferirei fare in modo che ciò non accada». Chiuse la porta e tre secondi dopo lo sentii sbraitare contro gli altri ragazzi in cucina. Poi gridò a Niall di arrangiarsi per la notte.
E io me ne stavo là con i pantaloncini da basket e la maglietta di Ni', quando lui tornò e chiuse la porta a chiave. «Sei stato sgarbato, è tuo fratello. Anche lui dovrebbe dormire qui».
Mi guardò con un'espressione incredula. «Dici sul serio? Lo difendi dopo quello che ha spifferato?». Alzai le spalle e posai i jeans su una sedia, dandogli la schiena in modo che non potesse vedere le mie guance andare di nuovo a fuoco. «Ha bevuto. Sono sicuro che non se n'è nemmeno reso conto». «Questa non è una scusa», osservò.
«Forza, Louis, vieni qui», mi invitò con voce dolce, dopo aver scostato le coperte. Pronunciò il mio nome come se mi accarezzasse con la voce, e io rabbrividii di piacere. Dovetti sforzarmi per non fissare il suo petto nudo.
Mi infilai nel letto. Era bastata una rapida occhiata ai pettorali e agli addominali per farmi accelerare il cuore. Quando spense le luci, sentii il letto piegarsi sotto il suo peso e mi alzai. «Che cosa stai facendo?»
«In che senso?»
«Non puoi metterti a letto con me!».
Ridacchiò. «È il mio letto, e sono sicuro di poter fare quello che voglio». Sapevo che non poteva vedermi, ma lo fissai lo stesso con uno sguardo di fuoco. Mi liberai delle coperte, afferrai un cuscino e mi misi a terra. «Torna a letto, cucciolino». Sbuffai per quel nomignolo, ma non dissi nulla.
Sentivo i suoi occhi trafiggermi la schiena e, dopo quella che mi parve un'eternità, udii un sospiro e poi il letto che cigolava. Volevo chiedergli una coperta, ma ero troppo testardo per aprire bocca. Poi, all'improvviso, mi ritrovai sospeso in aria. «Ehi, lasciami!». Mi lasciò cadere sul letto e scivolò sopra di me. «Harry! No!». «Calmati, resterò dalla mia parte. Possiamo anche mettere un cuscino in mezzo se ti fa sentire meglio», ridacchiò. Borbottai e mi spostai verso il bordo del letto.
Naturalmente non ero mai stato a letto con una ragazza o un ragazzo prima, e trovarmelo lì a pochi centimetri di distanza mi faceva tremare tutto.
Okay, forse sono gay.
«Ti giuro che se mi tocchi ti darò una bella sforbiciata». Non gli ci volle molto per capire a cosa mi riferivo. Si mise un cuscino sulla faccia per soffocare una risata. «Oddio cucciolo! Sei appena diventato il mio ragazzo preferito!». «Non era uno scherzo».
Stava ancora tremando per le risate trattenute quando si avvicinò e mi fece scorrere un dito lungo il braccio. «Uno di questi giorni mi supplicherai di toccarti».
Un altro brivido, non sapevo se di piacere o di disgusto. Gli ringhiai contro e allontanai la sua mano. «Dico sul serio, Harry. Non sono come gli altri ragazzi con cui ti ho visto stasera». «Questo è poco ma sicuro». Rotolò dalla sua parte del letto e sospirò: «Riposati un po', cucciolo. A domattina».
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Ti lascio ma restiamo amici || Larry&Zouis remake
FanficLouis ha diciotto anni ed è cresciuto in una base militare, sotto la rigida supervisione di suo padre, un marine severo e poco comunicativo. Ma finalmente è riuscito a spuntarla: farà l'università a San Diego, all'altro capo del paese, e potrà così...