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ATTENZIONE: violenza semiarticolata

Rimasi chiusa in camera tutto il giorno, da quando mi ero svegliata. Harry passava accanto alla porta ogni tanto, e solo perché provavo un po' di compassione, facevo rumore o tossivo per assicurarmi che lui sapesse che ero ancora lì, sana e salva.

La fame era presente, ma la ignorai. Non avevo grande appetito, però stavo facendo del male al mio stomaco. Mi limitavo a stare a letto ed a fissare il soffitto.

Oppure a giocherellare con il bordo dei cuscini. Qualsiasi cosa per distrarmi dai miei pensieri pietrificanti, ma sembravano solo intensificarsi.

Quello non era il punto, però. Ogni singola cosa che facevo, era sbagliata, ed ero giunta alla conclusione che Fray potesse avere ragione.

Ma non agii sulla base delle visioni lucide e articolate della mia morte tragica. Rimasi semplicemente lì sdraiata. Senza poter far niente.

Il fatto che non facessi mai niente mi faceva incazzare. Desideravo poter gestire tutto questo da sola, ma non avrei fatto l'errore di gettarmi nella bocca del lupo o al centro dei miei problemi. Quindi, evidentemente, rimasi sdraiata lì.

Pensai a tutto ciò che riassumeva semplicemente i miei problemi. Sono andata a letto con un cugino con cui non ho legami di sangue, un cugino con cui non ho legami di sangue lavora per mio zio, che ha dei problemi mentali, ed ha ingannato mio padre, anche lui con dei problemi mentali. Ed ora ho dei problemi mentali anch'io.

Ero stata trascinata così tanto nei miei pensieri noiosi e dolorosi che mi spaventai quando sentii uno schianto. Non era una pistola, ma un colpo contro i muri. Quando il vetro si ruppe, saltai giù dal letto e camminai lungo i corridoi per seguire il suono.

Harry era in piedi con i pugni contro il muro, la sua testa era abbassata mentre inspirava ed espirava pesantemente. Prolungai il mio silenzio per un altro po' mentre rimanevo a guardarlo. Alla sua sinistra, c'erano dei pezzi di vetro ed il suo respiro era pesante e molto udibile.

Feci su e giù con la mano sulla mia guancia e sospirai, abbastanza forte da farmi sentire da lui. Mentre si girava, lo guardai per poi accorgermi della sua espressione frustrata.

Il suo sguardo arrabbiato, ferito e perso. Era così strano, lo trovai un po' spaventoso. Il modo in cui mostrava qualche tipo di emozione mi diceva che la faccenda era seria. E non avevo dubbi, ma non potevo fare a meno di sentirmi come se non avessi dovuto perdonarlo.

La sua espressione si ammorbidì leggermente, ma non si mosse e non disse niente. L'uomo davanti a me era un disastro. Ma era lo stesso uomo che diceva di amarmi. Non potevo fare a meno di pensare che mi stesse mentendo. Proprio come aveva mentito su quasi tutto il resto.

Dopo un momento di silenzio, provò finalmente a parlare. "Piccola, --"

Rabbrividii al soprannome e scossi la testa. Mi sentii ferita quasi subito, "Smettila," lo avvertii e quando iniziò a camminare verso di me, volli girarmi ed andarmene, ma le sue braccia mi tirarono verso di lui. Il suo corpo mi faceva da scudo. Le sue braccia avvolsero la mia figura, la sua testa si abbassò per rimuovere la distanza tra noi.

"Smettila," dissi senza fiato, sentendo quel groppo in gola doloroso. Posai bruscamente le mani sul suo petto, ma lui ne afferrò una con forza e la tenne nella sua. "Dio, smettila --"

"Ascoltami e basta." Insisté fermamente.

"Non voglio sentire spiegazioni," tirai su col naso, i miei occhi pizzicavano a causa delle lacrime. "Non hai fatto altro che m-mentirmi."

Gli occhi di Harry mi fissarono, le sue sopracciglia erano aggrottate. "Lo so. Cazzo, e mi dispiace. Mi dispiace così tanto. Ma non mento quando ti dico che ti amo, Catalina."

Dust Bones (Punk Harry Styles) [Italian translation]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora