Capitolo 25

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Apro gli occhi e mi ritrovo in una stanza dall'aspetto così familiare. Mi sembra di esserci già stato. Non assomiglia per nulla a quella che avevo in casa Palms. Quella stanza ,che mi aveva dato la mia migliore amica, era più infantile con dei colori accessi.

Questa qu,invece, mi ricorda qualcosa, ma mi sento così stanco che non riesco a ricordare. Non ho la forza per farlo, eppure so che se mi concentrassi anche solo per un attimo, ci riuscirei. Ne sono consapevole.

Il calore di queste lenzuola è così invitante che chiudo nuovamente gli occhi e tutto torna ad essere buio.

E' l'estate del 1998, sono appena tornato dalle vacanze con i miei genitori. Sono state bellissime e mi sento così felice per la prima volta in vita mia.

Mia sorella è stata stranamente gentile con me.

Siamo in macchina e mia madre sta parlando ,con il cellulare nuovo di zecca, con una delle sue amiche. Mio papà,invece, è concentrato sulla strada e quando guida, nulla lo può distrarre.

Il sole è ancora parecchio caldo, ma agosto sta per finire e sono quasi dispiaciuto di essere tornato a casa così presto.

Annie sta già pensando alle cose da comprare per l'inizio della scuola, io sono meno eccitato, non so perchè ,ma a scuola mi prendono sempre in giro e io odio quando lo fanno. Mi fanno sentire un rifiuto umano.

Qualche tempo fa, ho raccontato alla mamma di quello che succede in classe e lei ha cambiato espressione e mi ha detto che è colpa mia, che sembro troppo "diverso" per i suoi gusti e che questo è il motivo per cui i miei compagni mi prendono sempre in giro.

Mi ha rimproverato e ,poi, ha iniziato a bere un di quelle bevande che a me non sono permesse di toccare.

Dopo essere rimasti in silenzio, con il solo suono della bibita che scende per la gola di mia mamma,ad un certo punto, lei si alza e mi dice che se voglio farla finita con le prese in giro, devo cambiare. Non devo essere...Me stesso. Poi mi ha esplicitamente minacciato di non dire nulla a mio padre di tutto questo.

Non ho ancora capito bene perchè si sia arrabbiata così con me, con Annie non lo fa mai, la elogia sempre e la fa sembrare un angelo.

Annie sta dormendo in auto. Il viaggio l'ha stancata. Ha le cuffie del suo nuovo lettore cd ,che i miei mi hanno regalato per la promozione,attaccate alle orecchie.

Finalmente vedo il vialetto di casa e so che ci sarà Nina che ci sta aspettando con qualche manicaretto fatto con le sue mani.

Io voglio molto bene a Nina, lei è l'unica che mi ascolta sempre e che mi dice che io vado benissimo come sono e che non ho motivo di cambiare.

Quando i miei genitori o Annie se la prendono con me, la vedo arrabbiarsi parecchio perchè non vuole che nessuno mi faccia del male. Ma alla fine non dice nulla, forse ha paura che possano licenziarla.

Lavora per noi da due anni a questa parte, all'inizio non conosceva bene la nostra lingua e comunicava con gesti che la facevano apparire così buffa.

Una sera, mio padre era tornato da lavoro ,un po' infuriato e quando Nina non capì un suo ordine,lui le urlò contro e la mandò a prendere lezioni di inglese presso un professore, suo amico. Pagò lui le sue lezioni.

Nina si sforzò di riuscire nell'impresa di migliore il suo modo di parlare e, in meno di qualche mese,iniziò a formulare frasi di senso compiuto fino ad esprimersi correttamente.

Una sera, i miei genitori erano andati a cena da alcuni amici e ,nonostante avessero dei bambini anche loro, decisero di non volermici portare.

Mi lasciarono a casa con Nina. Io ero molto curioso e le chiesi come mai era venuta a lavorare in casa nostra. Lei mi confessa che aveva lasciato dei bambini nel suo paese e che ,ogni volta, prendeva il suo stipendio, mandava a loro quasi tutti i soldi che guadagnava.

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