Capitolo 34

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NICOLE
"Tu che ci fai qui?"
Rimango lì impalata, sull'ultimo gradino con la mano che impugna saldamente il corrimano.
Louis è davanti a me: indossa un pantalone di tuta grigio e nero con sopra una felpa di un grigio più chiaro e ha tirato su il cappuccio. Lo guardo un attimo negli occhi e li vedo di un azzurro più scuro e freddi, come se fossero spenti.
Mia madre passa lo sguardo da me a lui, dalla mia espressione glaciale alla sua seria.
"Bene credo che sia il caso che io e Scott iniziamo ad avviarci. Ti aspettiamo a scuola. Conserverò un posto per te e per lui.. se vuole" dice mia mamma rivolgendo un sorriso tirato a Louis.
"Non vuole"- "Grazie" rispondiamo contemporaneamente io e il moro.
Gli lancio uno sguardo di fuoco che lui ricambia ma siamo interrotti da quella peste di mio fratello che scende di corsa le scale e mi spintona per passare facendomi perdere l'equilibrio.
Sono già pronta ad abbracciare il pavimento quando il profumo di Louis mi investe e le sue braccia mi tengono strette.
Mi discosto forse in modo un pò brusco e borbotto un grazie per poi rivolgermi a Scott che mi guarda mortificato.
"Ti ho detto un sacco di volte di non correre per le scale e fare attenzione a quello che fai" gli dico alzando un pò la voce.
Guardo un attimo mio fratello e poi vedo il suo labbro inferiore tremare. Oddio no! Manca solo lui che scoppia in lacrime e poi siamo al completo.
Prendo un respiro e poi espiro lentamente chiudendo un attimo gli occhi (no non devo ancora partorire) e mi abbasso all'altezza di Scott.
"Vieni qui" gli dico allargando le braccia e lui si lancia verso di me poggiando il viso nell'incavo del mio collo. Sento una sua lacrima bagnarmi la pelle e gli passo delicatamente una mano lungo la schiena.
"Scott mi dispiace, sono un pò nervosa. Non hai fatto nulla di grave ma sta attento la prossima volta. Ok?"
"Ok" sussurra per poi staccarsi e passarsi la manica del giacchetto sotto il naso per pulirsi.
Bleh! Scott è mio fratello e lo adoro ma certe cose mi fanno davvero senso.
"Mi perdoni?" Mi chiede sporgendo il labbro inferiore.
"Ma certo nanetto e ora va con la mamma. La recita non può iniziare senza il funghetto più bello"
"Ma tu non vieni?"
"Certo che vengo. Parlo un attimo con lui -dico indicando Louis senza però guardarlo- e ti raggiungo"
A mio fratello brillano gli occhi e poi si gira verso il mio.. beh verso Louis.
"Vieni anche tu alla mia recita?" Gli chiede tirando leggermente il tessuto dei pantaloni e guardandolo dal basso.
"Certo. Ci vediamo tra poco" risponde il coso scompigliandogli un pò i capelli.
"Bene noi andiamo. Non fate tardi" interviene mia madre prima di salutarci e uscire tenendo per mano Scott.
Quando la porta si chiude alle spalle di Louis, finalmente ci guardiamo negli occhi.
Nessuno dei due si decide a rompere l'imbarazzante silenzio che si è creato.
"Come stai?" Si decide a chiedere.
"Una favola" dico torturando con le mani le maniche della camicetta che indosso.
Lo sento sbuffare. "Che ci fai qui?"
"Non dovremmo parlare di quello che è successo?"
"Ti sei deciso a dirmi la verità?"
Abbassa lo sguardo e sbuffa ancora di più.
"Senti se sei venuto per cercare di far cadere il tetto di casa soffiando come il lupo nella fiaba dei tre porcellini puoi risparmiare il tuo tempo. Le mura sono solide"
Alzo gli occhi al cielo e prima che possa accorgermene me lo ritrovo a due centimetri dal viso. Mi spinge facendomi poggiare in modo poco delicato le spalle al muro.
Mi guarda un secondo e poi sorride prima di baciarmi. Non è un bacio gentile né dolce ma rude. Mi fa sentire che gli sono mancata e la cura con cui accarezza la mia bocca con la lingua mi fa capire che gli dispiace se abbiamo litigato e lo stiamo ancora facendo.
Lo lascio fare perché mi sono accorta che ne ha bisogno ma questo non toglie che dobbiamo parlare.
Quando si stacca poggia la fronte sulla mia e sospira.
"Mi sei mancata"
"Tu no" rispondo con un mezzo sorriso sulle labbra.
"Stasera sei proprio aggressiva principessa"
Questa volta il sorriso che contorna le mie labbra è più evidente e finalmente mi rilasso.
"Louis dobbiamo parlare di quello che è successo"
"Lo so. Ti va di sederci?"
Gli faccio cenno di seguirmi e gli indico il divano.
Si siede e mi tira a sé facendomi poggiare sulle sue ginocchia.
"Posso abbassare il cappuccio?" Chiedo. Per quanto possa essere strano, non mi piace parlare con una persona senza guardarla bene in faccia.
Louis mi precede e lo fa da solo e ciò che vedo mi lascia un attimo a bocca aperta.
Ha un taglio sul sopracciglio sinistro coperto con un cerotto e uno zigomo ricoperto da un brutto livido.
Gli prendo le mani e noto le nocche spaccate.
Mi si blocca un attimo il respiro.
"C'è altro?" Chiedo e lui discosta leggermente il busto dalla spalliera del divano per sollevare la felpa. Ha un livido anche sullo stomaco e un cerotto sul fianco destro.
Ci passo le dita tracciandone il contorno e lo sento trasalire.
"Coltello o pistola?" Chiedo con una naturalezza tale da farmi venire i brividi; è come se gli stessi chiedendo se nel the vuole il latte o il limone.
"Coltello" sussurra.
Si rimette la felpa e poi mi stringe a sé sprofondando con il viso nei miei capelli.
Io inizio ad accarezzare i suoi.
"Mi dici cosa è successo?"
Non mi risponde e per qualche minuto non apre bocca. Aspetto che sia pronto e continuo ad accarezzarlo.
"L'aereo era in ritardo e quando siamo finalmente arrivati abbiamo recuperato in fretta le valigie. Stavamo per chiamarvi quando degli uomini ci hanno attaccato. Erano più di noi e non ci hanno dato un benvenuto molto caloroso. Siamo riusciti a difenderci ma quando siamo arrivati in albergo non eravamo in buone condizioni per chiamarvi così lo abbiamo fatto il giorno dopo. Non volevo farti preoccupare e invece abbiamo finito con il litigare"
Voleva solo proteggermi. Come sempre. E io pensavo mi stesse mentendo.
I miei occhi si fanno lucidi ma cerco di trattenere le lacrime.
"Sai chi erano?"
"No"
"Forse io si" mi lascio scappare. E forse non avrei dovuto perché le sue mani mi stringono di più a sé. Mi stacca da lui per guardarmi in faccia mantenendo il contatto sui miei fianchi.
"Che stai dicendo?" Dice con gli occhi ancora più scuri di prima.
"Che la sera della tua partenza mentre aspettavo una chiamata da parte tua ne ho ricevuta un'altra" mi blocco.
"Che vorresti dire? Nicole non fare giri di parole" continua sempre più scuro in volto.
"Era Thomas" sussurro quasi impaurita dalla sua espressione e una lacrima lascia i miei occhi.
Lui se ne accorge e me la asciuga con un tocco delicato. I suoi occhi tornano un pò più chiari, come li ricordo io e mi rivolge uno sguardo più dolce.
"Parlami principessa" mi dice accarezzndomi uno zigomo.
"Mi ha chiesto se eri arrivato e se sapessi qualcosa di te e che gli sarebbe dispiaciuto perdere un caro amico. E poi ha attaccato".
Louis stacca le mani dal mio corpo e stringe i pugni fino a far diventare le nocche bianche.
"Per favore Louis non fare niente.. almeno per stasera" sussurro.
Lo vedo mentre cerca di calmarsi e non so se ci riuscirà. Ora che ha collegato tutti i pezzi, so che farà di tutto per vendicarsi.
"Hai avuto paura?" Mi domanda di punto in bianco.
"Paura che ti fosse successo qualcosa"
"Sto bene" mi rassicura.
"Sei solo un pò ammaccato" gli dico strappandogli una leggera risata.
"Sei riuscito a risolvere quei problemi?"
"Per fortuna si. Ora ho un pò di tempo libero per dedicarmi solo a te" mi risponde baciandomi la tempia.
"E per vendicarti" continuo.
"Devo farlo. Non mi interessa se degli idioti mi hanno lasciato qualche graffio ma che quello stronzo abbia cercato di arrivare a te non lo tollero"
"Ma io sto bene"
"E io farò di tutto per continuare a farti stare bene"
"Era per colpa dei lividi che non volevi fare la videochiamata?"
"Si non volevo ti preoccupassi per me"
"E invece mi hai fatto arrabbiare" continuo ridendo leggermante.
"Sono un disastro"
"Un pò" rispondo dandogli un bacio sul naso.
"Senti hai bisogno di aiuto con le medicazioni?"
"No tranquilla se ne è occupato un medico".
"Medico maschio o medico femmina?" Chiedo con un tono leggermente stridulo.
"Gelosa?"
"Vuoi qualche altro livido?" Urlo.
"Non ci tengo. E comunque era un maschio".
"Meglio per te"
"Dai andiamo a scuola di tuo fratello?"
"Certo. Siamo già in ritardo"
Cerco di alzarmi ma lui mi blocca di nuovo.
"E se perdessimo giusto qualche minuto per un bacio?" Mi chiede con gli occhi che brillano.
"Non ci tengo grazie. Sono ancora arrabbiata con te" dico alzandomi.
"Davvero?" Chiede stranito.
"Chi lo sa. Vedremo" dico alzando le spalle e dandogli le spalle dirigendomi verso la porta con un sorriso sulle labbra.
"Andiamo?" Gli chiedo girandomi verso di lui che è rimasto ancora nella posizione di prima.
Si avvicina a me e mi sussurra all'orecchio: "te la farò pagare".
Si rialza il cappuccio e poi mi indica la porta.
"Andiamo principessa?"
E io sbuffando lo precedo verso la sua macchina.

No control- Louis TomlinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora