Capitolo 38

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NICOLE
Sono in auto e sto guidando di notte. Strano, io odio guidare di notte. Ehi aspetta, io non ho neanche la patente. Oppure ce l'ho? Meglio controllare i documenti. Lascio il volante e inizio a rovistare nella borsa ma all'improvviso mi accorgo che ho invaso la corsia opposta. Un paio di fari mi accecano e poi c'è l'impatto. Dalla mia macchina esce fumo però io sto bene. Si, sto bene. Mi precipito fuori dall'auto e mi avvicino a quella con la quale mi sono scontrata. La guardo un attimo. Mi è familiare. Provo ad aprire lo sportello dal lato posteriore e trovo una bambina. Ha i capelli e gli occhi castani e guarda impaurita le due persone sedute davanti. Le porgo la mano e la faccio scendere. Lei senza guardarmi o dire una parola si mette al mio fianco tenendo stretto il pupazzo di un koala. Anche io da piccola ne avevo uno. Apro lo sportello dal lato del passeggero e c'è una donna che continua a guardare davanti a sé. Forse è sotto shock. Porgo la mano anche a lei e la aiuto a scendere. Mi guarda per un attimo e riconosco in lei mia madre. Non può essere. Apre il suo cappotto e ne tira fuori un fagottino biondo che piange.
"Lui è Scott" mi dice.
No. Non può essere. Mio fratello si chiama Scott. Quella donna è identica a mia madre. Quella bambina ha il mio stesso pupazzo di quando ero piccola.
Non può essere. Se loro sono chi ho davanti vuol dire che dentro l'auto c'è mio padre. Corro dall'altro lato della macchina e apro lo sportello.
C'è un uomo con il viso sul volante e del sangue che gli esce da una ferita alla tempia. Lo smuovo, provo a svegliarlo ma non lo fa. Nello scuotere il suo corpo, il volto si gira verso di me. È lui, mio padre. Non può essere.
Sento qualcuno che mi tira il cappotto. Abbasso lo sguardo verso la bambina che, ora, sta piangendo.
"Hai ucciso il mio papà"
"No lui è mio padre"
"No lui è il mio papà e tu lo hai ucciso. Ti odio!" Mi urla.
Ho ucciso mio padre. L'ho ucciso. Io.
"No!" Inizio ad urlare. Mi inginocchio a terra e mi prendo la testa fra le mani.
"Non volevo" piango, disperata. "Papà torna da me!" Una luce mi sta abbagliando. Di nuovo. Questa volta sono sola in mezzo alla strada. Un pullman si sta avvicinando.
Lo hai mandato tu papà? Vuoi che torni al tuo fianco? È giusto che paghi. È colpa mia se tu sei morto. Me lo ha detto anche quella bambina. Si papà, sto arrivando. Quando ormai il pullman sta per portarsi dietro il mio corpo, sento due mani scuotermi. Apro gli occhi ma non riesco a mettere a fuoco nulla perché sono pieni di lacrime. Sento solo una voce che mi dice di stare tranquilla, che era un incubo e che è passato ma soprattutto che non sono sola. Poi sotto la mia guancia sento un corpo caldo. Mi beo del profumo che emana e pian piano torno in me. Sono in camera mia e non in strada. Sono con Louis e non con quella bambina. Non ho ucciso nessuno. Le sue mani sulla mia schiena nuda mi calmano ma posso ancora sentire il cuore battere a ritmo forsennato contro la gabbia toracica. È stato solo un incubo. Ma era così reale. Sento le lacrime solcarmi le guance ma non riesco a muovere la mano per asciugarmi gli occhi. Neanche Louis si muove e lascia che io lo bagni, che lo ricopra dei miei problemi. Ho caldo. Si, sono accaldata. Ma non riesco ad allontanarmi dal ragazzo che mi sta stringendo. È l'unica cosa che mi tiene legata alla realtà e mi fa capire che stavo solo sognando. Che non ho fatto nulla.
Dopo minuti, o forse più, mi tranquillizzo. Neanche mi ero accorta che Louis aveva iniziato a passarmi le dita tra i capelli che, di sicuro, saranno in pessime condizioni.
Sollevo lo sguardo verso di lui e mi fa un debole sorriso prima di poggiare le sue labbra sulla mia fronte. Ripete il gesto più volte mentre i nostri occhi si incontrano e probabilmente si parlano.
"Stai bene?" Mi chiede dopo un pò.
"Ora si. Grazie" sussurro.
"Hai iniziato ad urlare e non sapevo cosa fare. Ho avuto paura"
"Hai fatto tutto quello che dovevi"
"Di solito sei tu quella che si prende cura di me" mi dice facendo scorrere l'indice dalla fronte al profilo del naso e delle labbra.
"Non sono forte come credi. Ci sono tante cose che non ti ho ancora detto"
"Ti andrebbe di farlo?"
"Mi ascolteresti alle 4 del mattino?" Chiedo sporgendomi dal letto per controllare l'ora.
"Farei tutto quello che serve a farti stare meglio".
Si allunga verso il bordo del letto e recupera la sua felpa. Me la fa indossare e nel sentire le sue dita scorrere di nuovo sulla pelle dopo poche ore da quello che è successo, mi provoca dei brividi.
Mi tira più su finché non sono a cavalcioni su di lui e mi aggiusta i capelli passandovi le dita. Chissà che disastro sono.
"Quando sei pronta, io sono qui" mi dice baciandomi le mani.
Respiro profondamente.
"Si tratta di mio padre"
"Non mi hai mai detto nulla di lui" sussurra pensieroso.
"Si hai ragione" gli dico fissando un punto alle sue spalle e cercando di recuperare il coraggio necessario.
"C'è qualche problema con lui?"
"Non possono essercene. Lui.. non.. lui è.. morto". Quando pronuncio l'ultima parola sento come se qualcosa mi colpisse direttamente al cuore. È da tanto che non parlo di lui. È giusto che io lo faccia con il ragazzo che amo.
Sento le sue braccia stringermi forti. Il suo respiro sul mio collo mi conforta.
"Non immaginavo portassi questo vuoto dentro". Mi sussurra accarezzandomi una guancia.
"Voglio dirti tutto". Respiro e torno a guardarlo dopo esserci staccati.
"È successo una notte. Eravamo tutti in macchina e stavamo tornando a casa. Scott era piccolissimo infatti non si ricorda neanche di papà. Io ero dietro mentre la mamma era di fianco a papà con Scott tra le braccia. Lo stava cullando mentre io e papà cercavamo di inventare una nuova ninna nanna per lui.
È successo tutto così velocemente: ci sono venuti addosso e io ricordo che mia mamma si è piegata su mio fratello per proteggerlo mentre papà mi ha guardato con gli occhi pieni di paura cercando di prendermi per mano. Mi sono svegliata dopo un pò di tempo in ospedale e quando ho visto gli occhi di mia madre ho capito che lui non ce l'aveva fatta. Stanotte ho sognato quel momento solo che l'altra auto la guidavo io. È stato terribile. Io avevo ucciso mio padre e c'era una bambina che era uguale a me da piccola e mi diceva che avevo ucciso il suo papà."
Scoppio in lacrime e di nuovo mi abbandono al calore delle braccia di Louis.
"Scommetto che era una persona fantastica" mi dice.
E mi scappa un sorriso perché si, lo era e mi dispiace che lui non lo abbia conosciuto. Sarebbe andato d'accordo con Louis: magari all'inizio lo avrebbe tenuto sotto controllo però poi avrebbe capito che è un bravo ragazzo.
"Hai ragione. Era una persona fantastica e credo che sareste andati d'accordo".
"Dici sul serio?" Chiede stupito.
"Si, lui avrebbe capito" gli dico. E non c'è bisogno che io faccia riferimento al suo lavoro o alla sua vita. Papà lo avrebbe fatto parlare e lo avrebbe aiutato. Perché lui era così, aiutava tutti senza chiedere nulla in cambio. Mamma mi dice sempre che lui l'ha fatta innamorare per i suoi modi di altra epoca.
"Non credo che saremmo andati d'accordo se ci avesse trovati in queste condizioni" mi dice per alleggerire la situazione e facendo riferimento a quello che avevamo fatto.
Divento rossa all'istante. La delicatezza non è sempre il suo forte. Però se ripenso a quando mi stringeva, a quello che mi ha sussurrato all'orecchio mentre era dentro di me, alla voglia di prendersi cura di me e di rendere tutto perfetto. E lo è stato. Ma semplicemente perché c'era lui.
"Sei un idiota" dico dandogli un leggero colpo sul braccio che so che non gli ha fatto nulla nonostante l'espressione addolorata che mostra.
"Stanotte non la pensavi così" mi dice stringendomi i fianchi. Sento di nuovo una sensazione al basso ventre. Ora che ho provato cosa vuol dire stare tra le sue braccia, è come se fossi diventata molto più sensibile alle sue parole.
"Smettila. E poi non voglio immaginare in che condizioni sono ora. Credo che neanche un cieco si avvicinerebbe a me".
"Non ne sarei così sicuro" mi dice guardandomi negli occhi e risalendo con le mani verso la mia vita.
Sorrido e gli lascio un bacio a stampo.
"Mi dispiace per il tuo incubo"
"Ne faccio spesso" borbotto distogliendo lo sguardo.
"Oh" risponde quasi mortificato.
"Ultimamente non mi capitava da un pò"
"Da quando mi hai conosciuto?"
"Più o meno" rispondo con le guance rosse.
"Posso fare una cosa?" Mi chiede.
Annuisco un pò indecisa e quando mi prende stile sposa alzandosi dal letto, mi chiedo se ho fatto bene a dirgli di si.


Angolo Autrice:
Scusatemi per l'assenza. Molte mi hanno chiesto di aggiornare e solo ora ho trovato un attimo di tempo per scrivere. Il capitolo è un pò breve e non so neanche se vi piacerà o no perché neanche io sono tanto convinta.
Però volevo che Nicole si confidasse con Louis. E poi non voglio che la storia si trasformi solo in un rotolarsi tra le lenzuola. Cercherò di fare in modo che loro due siano sempre accompagnati dalla tenerezza e dall'affetto che provano l'uno per l'altro.
Non so se quello che ho scritto ha un senso.. comunque, come sempre, grazie a tutti e a presto! ♡

No control- Louis TomlinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora