Raetha

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Allora...stranamente ho trovato l'ispirazione (sarà il clima natalizio?) E sono riuscita a scrivere questo capitolo in davvero pochissimo tempo rispetto ai miei standard.
So...nulla, spero vi piaccia *-* ❤

È mai capitato che due Compagni di Guerra si separassero, ma con il microchip illeso?

Non ho potuto fare a meno di origliare la conversazione di Haley con Elise.

Sono giorni che questa frase mi rimbomba per la testa. Non pensavo di scatenare questo casino, agendo in quel modo. A quanto pare, i miei calcoli erano sbagliati.

Sbuffando, riprendo la concentrazione e ascolto Elise, mentre parla del microchip.

"Il microchip, è collegato al vostro cervello tramite alcuni fili davvero sottilissimi, che attorcigliandosi e penetrando la materia grigia, fanno sì che voi abbiate i poteri che vi distinguono dai Normali. E sto parlando sia dei maghi che dei guerrieri."

Lascio cadere lo sguardo sul resto dei miei compagni: la maggior parte ha lo sguardo perso nel vuoto, troppo stanchi per prestare attenzione. Gli altri invece sono presenti con la testa, ma troppo annoiati per comprendere appieno le parole della Maestra.

Insomma: nessuno la sta ascoltando. Tranne per Haley, che si beve ogni sua parola, come se stesse per morire di sete. Io d'altro canto, ho sentito troppe volte questa spiegazione: mia madre me l'avrà ripetuta si e no, una trentina di volte.

"Vedete, noi usiamo solamente il  10% del nostro cervello. Ma il microchip, tramite un processo che studieremo più avanti, ha trovato il modo di far sì che una nuova parte sia utilizzata, arrivando al 18%. Ed è grazie a questo che abbiamo il controllo sugli elementi e che riusciamo a far cose straordinarie con il nostro corpo, come saltare per sei metri o correre molto più velocemente dei Normali."

Ed è anche grazie al microchip che i Normali ci odiano e invidiano.


In casa c'è parecchio fermento oggi. Sono tutti occupati con i preparativi per la cena di stasera. Perfino Drake sta facendo la sua parte: sta preparando la torta.
Anche se non sembra, è molto bravo in cucina.
"Logan, passami lo zucchero." Ordina, senza distogliere gli occhi dalle pagine del libro di ricette.
È mio fratello maggiore, per cui sono obbligato a dargli ascolto. E poi lui è un guerriero, per cui non posso nemmeno azzardarmi a toccarlo.
Sbuffando, corro verso la credenza e afferro il sacchetto contenente minuscoli cristalli bianchi.
"Esistono anche la parola 'per favore'" commento, per poi guardare fuori dalla finestra.
Ci sono due ragazzi, avranno all'incirca qualche anno più di me, forse quattordici anni.
Stanno rincorrendo un'altro ragazzo, ma non sembra un gioco, è più...una fuga.
"Drake...guarda!" Esclamo, indicando la finestra.
Lui si gira seccato "E quindi? Non possiamo immischiarci. Deve imparare a difendersi da solo."
"Ma tu puoi fermarli tranquillamente..."
Lui mi guarda negli occhi, cercando di comprendere cosa mi sta passando per la testa.
Poi sbuffa, si spolvera le mani e con rapide falcate esce di casa, diretto verso quei bambini che si sono fermati in mezzo alla strada: adesso il bambino che stava scappando è stato raggiunto dai bulletti. È disteso per terra, in posizione fetale, mentre si tiene la testa.
Velocemente seguo mio fratello, attento a ogni sua mossa.
Con un ringhio che ha poco di umano, attira l'attenzione dei due bulli.
Sono poche le volte che l'ho visto trasformarsi, ed è sempre uno spettacolo: gli occhi già scuri, diventano del colore della pece e sembrano emettere luce propria, una luce oscura.
"Avete finito o devo farvi smettere io?" Minaccia, avvicinandosi pericolosamente ai due prepotenti.
Prevedibilmente, quei due indietreggiano, spaventati.
"Raetha" sibila il bambino dai capelli rossi, guardandolo con disprezzo.
È la parola che i Normali usano per chiamarci: appartiene a un vecchio linguaggio, di cui ormai si sono perse le tracce e significa 'mostro'.
"Tu non puoi toccarci...sennò ti ritroverai la casa circondata dalla polizia..." dice l'altro ragazzino palesemente spaventato.
Drake sorride "Guarda sto tremando dalla paura...e poi non ho paura della vostra polizia. Sono come insetti per me." Replica Drake strafottente.
Io intanto, molto lentamente, per non destare sospetti, vado dal ragazzino disteso a terra, che sta guardando la scena con interesse misto a timore.
Gli porgo una mano, ma lui la guarda con disgusto.
"Non tocco un Raetha." Dichiara.
Spalanco gli occhi dal stupore.
"Ti stiamo salvando!" Esclamo.
Drake e gli altri si girano a guardare la scena.
"Non mi abbasso a certi livelli. Essere aiutato da dei Raetha? Neanche per sogno."
Drake mi guarda con compassione, lo sguardo di chi sa benissimo cosa sto provando.
In un millesimo di secondo mi afferra la spalla, spingendomi verso l'entrata della casa.
"Che questo ti serva da lezione." Mormora, il tono severo ma stranamente gentile.

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