Entro nell'appartamento apparentemente tranquillo, ma manca poco tempo prima che io scoppi. Faccio le scale che mi conducono alla stanza di Haley velocemente, troppo preso dalla rabbia per fermarmi a pensare a quello che sto per fare.
Con la mano aperta batto sulla sua porta di legno "Haley, dobbiamo parlare." Dico, la voce appena controllata.
Da dentro sento all'improvviso il silenzio, anche se fino ad un attimo prima stava spostando la sedia.
"Ti ricordo che ci sento benissimo. Esci e finiamola una volta per tutte." Continuo. Potrei benissimo rompere la serratura, ma voglio che esca da sola.
Haley non accenna ancora a voler rispondere e passano i secondi.
"Haley, aprimi questa dannata porta, oppure faccio da solo, con tutto ciò che ne consegue." Minaccio, la voce meno controllata di prima.
Su dieci livelli di rabbia, adesso sono al numero tre.
Dall'altra parte sento Haley sbuffare e con lentezza, giusto per farmi passare al livello quattro, sblocca la porta, spalancandola.
Ha la posa rigida, sulla difensiva. I capelli ricci sono lasciati sciolti sulle spalle e gli occhi grigi sono attenti, calcolatori. Sta misurando ogni mia mossa, cercando di capire cosa ho intenzione di fare.
"Che intenzioni hai?" Esclamo, assottigliando gli occhi.
Lei mi guarda, il mento alto "Forse dovremmo parlare quando sarai più calmo." Replica, iniziando a chiudere la porta. Velocemente, la blocco, tenendo il braccio teso.
"Io sono calmo." Dico, a denti stretti. Non è vero. Sono al livello cinque, adesso e sicuramente lei non aiuta.
"Oh si, calmissimo." Commenta, il sarcasmo che gronda da ogni poro.
"Cosa c'è, hai paura che mi arrabbi così tanto da diventare una Furia?" È una battutina pungente, tanto per tastare il terreno e vedere se veramente è cambiata, come tutti dicono. Un tempo non avrebbe accolto la sfida, mi avrebbe ignorato.
È un attimo: mi ritrovo dentro la sua stanza contro la parete, bloccato da una forza invisibile.
"Manesca la ragazza." dico, cercando di liberarmi dalla stretta di ferro, ma è come se fosse attaccata al mio corpo. Solamente la testa e i piedi sono liberi.
"Oh Logan, non preoccuparti, so tenere a bada quelli come te. Parli tanto, ma alla fine non risolvi niente. Sei una persona che fa tanto la bella faccia, ma sotto sotto sei una persona spregevole." Dice, la voce stranamente grave. È davanti a me ora, ha la pupilla ellittica davvero sottile, una linea che divide a metà l'iride grigia, che mi ricorda tanto il colore della lama delle spade.
"Non meriti di essere un Compagno di Guerra, Logan. Certo, hai la forza, l'intelligenza, il coraggio...ma dov'è l'amore verso il prossimo, la fratellanza? Dov'è quella scintilla che ci distingue dai Normali?" Continua, puntandomi l'indice contro, gli occhi ardenti, selvaggi. Manca pochissimo per la Furia e questa volta ho come l'impressione che non riuscirà a trattenersi come prima, in palestra.
"Sai cosa pensavo all'inizio dell'addestramento? Che eravamo dei mostri. Ed è così, ma c'è sempre qualcuno che lo è di più."
"Oh, che belle parole Haley, davvero, ne sono commosso. Ma ti ricordo che è il microchip a sceglierti, quindi vuol dire che io sono adatto a essere un Compagno di Guerra..." intervengo, guardandola negli occhi.
"Attaccati pure a questa convinzione, ma le persone cambiano." Dice, mollandomi. Ricado a terra in piedi, senza fare rumore.
Adesso siamo uno di fronte l'altro, in posizione di difesa.
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Compagni Di Guerra
Science FictionSTORIA CHE DOVREBBE ESSERE REVISIONATA (Alla fine migliora) VOLUME PRIMO DELLA TRILOGIA "COMPAGNI DI GUERRA" Haley mai e poi mai si sarebbe aspettata di risultare essere idonea per diventare una maga. E non si sarebbe aspettata neanche di diventare...