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Trovare un volo di sola andata fu un gioco da ragazzi, per tutto il tempo non aveva fatto altro che pensare e ripensare.

Era davvero così giusto ritornare in quel posto, dove – purtroppo – aveva deciso di prendersi una pausa? In quel momento aveva bisogno soltanto del tempo per sé, per riflettere e decidere con più calma che strada prendere per il suo futuro.

A volte gli dispiaceva così tanto essere cresciuto troppo in fretta.

Ed era estenuante non poter ascoltare dal vivo i consigli di sua madre.

Doveva accontentarsi del telefono,oppure doveva aspettare, o magari, forse, avrebbe avuto un giorno di totale libertà per tornare, per tornare finalmente nel nido dove il mondo gli aveva dato il benvenuto. Per un po aveva deciso di staccare la spina, sia con i suoi coetanei, sia con la sua ragazza Britt. A lei questo non andava bene affatto,ogni giorno era un calvario: scenate di gelosia, urla, polemiche.

E poi aveva deciso di dire basta, ritornando ad essere il lupo solitario che era sempre stato. Ritornando alla sua vecchia vita.

Alex, il suo menager, era da più di un'ora che stava farfugliando sul fatto che fosse stata un'ottima idea accettare.

«Potremo concentrarci sui dettagli del contratto?»

L'altro annuì, impercettibile.

Ad ogni parola del suo cliente si ammutoliva come un gatto davanti al cane più feroce.«Certo.»la macchina si fermò.

«Non capisco come facciano a dire che sia il paese più freddo del mondo.»

«Infatti nessuno lo ha mai detto.»rispose a tono il ragazzo più basso.

Che diavolo tentava di fare? Erano bastate poche parole per convincerlo a tornare su i suoi passi? Parecchi anni fa pensava esattamente il contrario.

Non vedeva l'ora di alzarsi e fare ciò che più gli riusciva meglio.

Ora era lì, camminando disinvolto per la strada, colpito da una forte amnesia temporanea.

«Dove cazzo si trova il set?»

D'altro canto Alex, che era rimasto dietro di lui per trasportare i bagagli, sbuffò per la sua pazienza andata a male, ridendo sotto i baffi. Dopo varie pause e tentate indicazioni sbagliate, arrivarono finalmente a destinazione.

Rivedere quel posto, aveva segnato in lui, un ammontare di ricordi troppo belli per definirli ancora tali. Era passato così tanto tempo dal suo abbandono che ora non si rendeva nemmeno più conto del perchè di quella decisione così drastica.

Le smancerie non era roba adatta a lui, perciò pregò Alex di aspettarlo all'area di servizio finchè non avrebbe chiarito per bene la faccenda.

Non ci volle molto per trovare Jeff.

Fece un bel respiro prima di bussare, ma improvvisamente, come se qualcuno avesse predetto tutto, Jeff gli aprì la porta.

«Dylan, sei qui.»

La sua spensieratezza coinvolgeva sempre tutta la crew, certe volte anche lui, ma adesso che era lì, la testa piena di mille dubbi, non era poi tanto sicuro che quell'effetto potesse ancora smuoverlo.

«Sarò breve con te.»

«Anch'io.»

L'uomo cercò di essere il più persuasivo possibile, e su questo era un esperto.

«Non potevo non avvisarti che senza di te lo show non sta andando come speravo.»

Che stronzate; certo che non ci sarebbero stati risultati positivi dopo la sua scomparsa improvvisa.

Ormai ne era una parte integrante.
E niente e nessuno avrebbe potuto cambiarlo. Poi, dopo un attimo di pausa che sembrò durare un'infinità, Jeff si decise a completare la sua richiesta.

«Sarebbe un onore se tu tornassi a lavorare con noi»lo sguardo teso.«abbiamo provato a sostituirti.»

Quella rivelazione fece scattare qualcosa in Dylan, come quando una tigre avvista la sua preda. Questo non se lo sarebbe aspettato da lui. Ora era decisamente curioso.

«E?»

Quella conversazione si stava trasformando in qualcosa di più aspro e insistente.«Nessuno ha il talento che hai tu.»impose tutto se stesso per cercare di convincerlo.

Per cercare di rimediare a quel tragico errore del passato; quando per un motivo, sicuramente futile, Dylan decise senza avviso di partire per sperdersi nelle lande desolate del mondo.

Un mondo che non aspettava altro di avere per le mani una persona talentuosa come lui.

Alla fine, quando Jeff cercò di aggiungere ancora altri motivi per redimerlo, Dylan lo fermò.

«Ho intenzione di tornare.»

Ancora silenzio. Per una volta era convinto di ciò che stava facendo.

Jeff lo fissò ancora senza battere ciglio, sorpreso che la missione fosse andata a buon fine. Dylan si sorprese a sua volta, pensando che avesse percorso tutti quei chilometri a vuoto.

Firmò il contratto, e dopo una calorosa stretta di mano e un"bentornato", si avviò fuori, in cerca di Alex che puntualmente era scomparso con i suoi bagagli.

Uscì all'aria aperta, godendosi la leggera brezza dei primi giorni di aprile. Più passi faceva e più si rendeva conto che molte cose erano cambiate.

Anche senza di lui. E poi si fermò.

Al solito tavolo, sotto al solito albero, erano riuniti in qualche assemblea segreta, i suoi colleghi, nonchè amici di vecchia data.

Non potè fare a meno di notare come i gesti succinti di Tyler potessero attirarlo così tanto, o come la simpatia di Crystal portasse a tutti una nuova ispirazione, o come, semplicemente Colton e Daniel bisticciavano per chissà quale motivo.

Ora ne era consapevole: la scelta che aveva fatto allora, l'avrebbe rimpianta per sempre. Adesso che li vedeva, tutti lì, raccolti, accese in lui un calore che non sentiva da tempo.

Un calore che solo loro erano in grado di donargli. Si rese conto, che era passato poco più di un secondo, fino a che Tyler alzò il capo e incrociò i suoi occhi.

E tutto tornò come prima.

«Dylan.»

Tyler si bloccò, come congelato da quella visione. Se quello era un sogno,non avrebbe più voluto svegliarsi.

Animato da chissà cosa, corse verso la sua direnzione. Partì spedito, le emozioni fuori controllo. Crystal portò una mano alla bocca, cercando di non urlare dalla gioia, mentre Daniel strabuzzò gli occhi.

Dylan cercò di contenersi, ma non poteva ammettere che aveva passato un periodo spensierato senza suo fratello accanto.

Perchè per lui, Tyler era un fratello. Lo era sempre stato, fin da quando si erano conosciuti sul set.

Quando Tyler lo raggiunse e lo avvolse nelle sue braccia, per Dylan fu qualcosa d'immenso e allucinante. Anche se l'abbraccio fu accentuato e forte da spaccargli le costole, Dylan non se ne curò.

«Mi sei mancato, Posey.»a quel contatto strinse di più la morsa, come per imprimerlo nella mente.

«Sei proprio un idiota.»

Rise sulla sua spalla.«Lo so.»

E mentre gli altri osservavano senza parole la scena, nascosto nell'ignoto si estendeva un'altra figura, rimasta invisibile. Dylan se ne accorse solo in quel momento.

Non credeva possibile che un simile miraggio potesse mai avverarsi, ma quando mise a fuoco, tutto gli sembrò più chiaro.

Holland.

Capelli rossi vivi, statura fiera. Un misto di compassione e leggerezza.

Un colpo al cuore.

UNTHINKABLE ― o'brodenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora