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Forse annunciare la sconfitta e lasciarsi racchiudere dall'esasperazione non era poi una cattiva idea. Holland non riuscì ad immaginare pena più grande. Rimase per tutto il giorno immobile, rinchiusa nelle soffici coperte, cercando inutilmente, una mano da Morfeo. La camera sembrò ancora più spoglia di quanto non fosse. Non muovere un dito non era decisamente da lei. Non era per lei. Non era per loro. Ma i rimpianti risalirono il fondo, agguerriti. Decisi a distruggere ogni cosa si trovassero davanti al proprio cammino. Tirò su col naso, buttandosi come un'automa nella doccia. Aveva un aspetto orribile. Crystal l'aveva richiamata milioni di volte per avere più informazioni. Ma Holland non ne voleva sapere. La gente cara doveva allontanarla, in un modo o nell'altro. Non meritavano vicino una persona bugiarda come lei. Il getto d'acqua fredda ferì la sua pelle, portando d'istinto le braccia in avanti, nel vano tentativo di creare uno scudo sicuro. Tremò, ma non per la verità, bensì per gli innumerevoli peccati di cui si era macchiata. Non le sarebbe bastata una misera doccia per farli scivolare via e renderla di nuovo pura. Che poi pura lei, non lo era mai stata. Avvolse l'asciugamano sulla testa, avvolgendo la folta capigliatura, per poi immergere il corpo nell'accappatoio tiepido. Lo specchio riflesse la sua immagine, sebbene sfocata in principio.

La sua tesi venne confermata. Il volto pallido, i segni di due pasti saltati erano lì, stampati in faccia, due borse a incorniciarle gli occhi, il colore verde spento dalle urla. Il magone salì di nuovo, costringendola a fatica a restare in piedi. Il peso delle cazzate dette otto ore prima le schiacciarono il petto. Questa volta però, con maggiore pressione. Dylan era l'unica cosa che voleva, ma nel tempo stesso era un errore. Un bellissimo errore, aggiungerebbe la sua parte meno responsabile. Il cuore fu in bilico, sospeso in due strade pericolose. Dopo un po di carezze mancate, la stupida lucidità la costrinse a tirarsi indietro, agendo per lei. Dalla bocca uscirono parole alquanto frivole e detestabili. Non aveva il diritto di agire così.

Come quale diritto l'aveva fatto? Ci aveva messo molto a cacciarlo via, senza pietà. Nello sguardo dell'altro solo sconcerto e confusione. Poi, con sua grande sorpresa, le aveva dichiarato di non volerla lasciare da sola. Non in quello stato. C'era d'aspettarselo. Erano come Marte e Venere, costantemente lontani eppure connessi da un legame mistico, uniti da qualcosa di talmente forte da risultare quasi inesistente. Sparì davanti ai suoi occhi, accontentandola. Non prima di averle promesso di accamparsi sotto alle sue scale, procurandole il necessario, se avesse dovuto. I capelli stavano diventando lunghi, proprio come piacevano a lei. Ricordò come se fosse ieri il primo giorno in cui quel ragazzino li toccò per la prima volta, giocandoci. Una volta le aveva persino chiesto di non tagliarli mai, perchè chiunque li avrebbe adorati. E da allora, segretamente, l'aveva accontentato, godendo della visione paradisiaca che scrutava ogni volta da allora negli occhi di lui, ringraziandola per aver esaudito un suo piccolo desiderio.

Spalmò la crema protettiva sulle guance soffici, la radio stava trasmettendo un vecchio singolo di Rihanna e le note decise di Rehab invasero le sue orecchie, donandole un po di conforto. Un conforto che però, non meritava affatto. Indossò subito il pigiama di seta, il caldo opprimente la stava soffocando, il mega ventilatore già attivo da un pezzo. La musica venne interrotta a metà da un tonfo secco. Quasi le sembrò di vedere la porta a terra. Ingenuamente Holland pensò bene di aprire a chiunque volesse disturbarla e invitarlo gentilmente ad andare via. I nervi stavano cedendo secondo dopo secondo; la bomba sarebbe esplosa in qualunque modo.

«Fammi entrare.»

Ma il suo ingegno la deluse ancora una volta. Fu una mossa fatale. Un ammasso di capelli scuri e selvaggi predominò sulla sua vista, ma il magnetismo non mancò. Attaccò la spalla alla porta, cercando con qualsiasi mezzo di fare pressione, cercando di salvarsi.

«No.-»sibilò a denti stretti.

Ma Dylan fu più veloce, anticipando le sue mosse, conoscendola abbastanza. Depositò il piede nell'angolo, facendo leva poi con le mani. Era dentro. Holland, chiaramente indignata, fece alcuni passi indietro, lo scatto della serratura fu l'ultimo rumore che si udì.

«Ti ho detto di andartene.»

Testarda come un mulo. Gli avrebbe dato del filo da torcere. Dylan aveva tutto il tempo. Ispirò, frustato. Dimenticare le buone maniere non era da lui, ma Holland andava ben oltre. Lo rendeva pazzo, instabile, e migliore. La maturità poteva andare a farsi fottere. Aveva aspettato il momento giusto a lungo e ora non sarebbe stato con le mani in mano.

Fece la cosa più insensata da fare in quel momento, la profondità del suo essere glielo stava letteralmente gridando. Non ci pensò due volte. Holland lo ammonì con lo sguardo, ricordandogli i lati negativi in agguato. Incollò la bocca alla sua, passionale e bisognoso di lei. Una scarica elettrica colpì entrambi. Come da copione, come ogni prima volta. La rossa oppose resistenza, tentando di sfuggire al fuoco che minacciava di bruciarla viva. Con il poco coraggio rimasto, portò le mani sul petto del ragazzo, spintonandolo inutilmente, giacché a suo confronto, la sua resistenza era poco più di quella di una farfalla. Dylan sfruttò l'occasione per stringerle i polsi e guidare le dita di lei su per la gabbia toracica, constatando con i propri sensi i battici frenetici. Non avrebbe mai rinunciato a quel turbinio che solo la piccola Ariel sapeva donargli.«Vuoi ancora che vada via?»le domandò, incastrando il naso nella fessura appena creata dalla sua clavicola.

Pelle d'oca al suo passaggio. Chiese il permesso, benchè non ce ne fosse alcun bisogno. Holland gli gettò le braccia al collo, i tremori sulle sue spalle e la responsabilità di farla stare bene gravò sulla coscienza. Cercò di nascondere i singhiozzi, lacrime calde fuoriuscirono dai suoi occhi perfetti. Quel verde intenso lo catturava.

«Non andare via.»

Le soffici dita di lei strinsero il tessuto della sua maglia fredda, inducendolo a restare così, almeno per un po'. Cercando di riadattare l'ordine dell'avvenire. Almeno fin quando non sarebbe tornato tutto alla normalità.

UNTHINKABLE ― o'brodenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora